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L’ascesa di Mosca

il declino dell’Orda d’oro

by Giulia Cioffi
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Kazan

Segue da: https://www.genteeterritorio.it/la-russia-prima-dei-russi-e-la-rus-di-kiev/

 

La fase che segue la caduta della Rus’ di Kiev prende il nome di udel, appannaggio, ossia il possesso personale di un singolo principe. Partendo dall’invasione mongola, avvenuta nel 1237 quando i tatari, come erano chiamati dai russi, provenienti dalle regioni dell’attuale Mongolia e dalla Siberia, assalirono prima i bulgari del Volga e il principato della Russia orientale di Rjazan’ poi.

Essendo venuto meno un unico stato slavo, i principi russi si trovarono privi di protezione nell’affrontare le orde nemiche, motivo per cui la maggior parte si ritrovò impotente dinanzi ai saccheggi tatari, che si espansero da oriente ad occidente fino a raggiungere i territori della Galizia e della Volinia, minacciando Polonia e Ungheria.

Pur abbandonando poi i territori più ad occidente, i mongoli mantennero il proprio dominio su tutta la Russia, stabilendosi sul basso Volga dove fu fondata la città di Saraj, capitale di quello che fu lo stato noto come Orda d’oro.

 

 

I diversi principati russi non fecero mai parte ufficialmente dei confini dello stato mongolo, per cui la sovranità di quest’ultimo si esprimeva attraverso la periodica riscossione di tributi e la nomina del gran principe russo, incaricato della riscossione delle imposte e tramite tra i dirigenti tatari e gli altri governatori russi. Tale assetto si mantenne fino al 1380, ma solo nel 1480, con Ivan III, Mosca dichiarò ufficialmente la decadenza della fedeltà di tutta russa verso lo stato mongolo.

È proprio nel periodo di dominazione mongola che avviene l’ascesa di Mosca, città di cui si ha il primo riferimento scritto nel 1147 quando si presuppone passò dall’essere un semplice villaggio ad un vero e proprio centro urbano.

Partendo dal dato che il principato di Mosca non avesse nessuna importanza particolare all’inizio della sua storia, e anzi aveva una reputazione e origine decisamente inferiori rispetto a città come Novgorod e Vladimir, è legittimo chiedersi cosa abbia reso possibile il suo grande successo.

Bisogna innanzitutto tenere in considerazione la posizione geografica della città, che sorgeva nel cuore dei territori abitati dalle popolazioni russe, in particolare i grandi russi.

Mosca sorgeva proprio in prossimità di tre snodi fondamentali per i collegamenti della vasta regione russa: il primo era la strada che portava da Kiev al nordest, che nella fase delle invasioni mongole fu una direzione molto ambita dai migranti che cercavano rifugio nelle città del nord in via di sviluppo, tra cui proprio Mosca. Il secondo era il fiume Moscova, sulla cui curva si trova appunto Mosca, che sfocia nell’Oka, massimo affluente occidentale del Volga. Il terzo era dato invece dalla vicinanza alle sorgenti del Volga, che sfocia nel Mar Caspio, e del Don, che si riversa nel Mar Nero. Inoltre, trovandosi nel cuore del territorio russo, Mosca era protetta da attacchi nemici dalle città a lei circostanti che per prime subivano la forza delle invasioni.

 

 

È generalmente noto il nesso che intercorre tra geografia ed economia, e il caso della capitale russa non è un’eccezione; trovandosi nelle prossimità dei maggiori corsi d’acqua del paese, e in particolare espandendosi lungo il corso della Moscova, l’attuale capitale russa costituiva un’importante arteria commerciale. Inoltre, con la morte a Mosca nel 1326 del capo della chiesa russa, il metropolita Pietro, la città divenne la capitale religiosa del paese grazie all’astuta strumentalizzazione della morte del patriarca, la cui adorazione e reliquario conferirono santità alla stessa Mosca. Il successore di Pietro, Teognosto, fu poi persuaso a insediarsi nella città ormai santa.

Il terzo elemento da analizzare per comprendere il successo moscovita è il ruolo dei suoi principi. Può sembrare un dato insignificante se si aderisce ad un approccio storico deterministico, ma se si adotta invece una visione probabilistica, non influenzata dal risultato finale nell’analisi degli eventi precedenti, si può riflettere sulle strade aperte dall’operato dei principi moscoviti.

In primis, la fortuna maggiore dei leader della regione fu una successione maschile lineare che favorì l’assenza di guerre civili per il potere, che avrebbero destabilizzato la città. Inoltre, la politica generalmente adottata dai sovrani fu quella di concentrarsi sullo sviluppo della città, piuttosto che investire le proprie risorse ed energie nell’espansione dei propri domini.

Quanto alla politica estera, i principi moscoviti furono abili anche nella gestione dei rapporti con i tatari. Nel momento di massima forza dello stato mongolo, i governanti di Mosca garantirono la loro totale obbedienza e collaborazione all’Orda d’oro a tal punto da essere più volte nominati gran principi, ponendosi non solo come intermediari tra i dominatori e gli altri principi russi, ma ottenendo in più occasioni il dominio di interi appannaggi, i cui principi non potevano permettersi di pagare il tributo.

Questo compromesso rimase in auge fino al declino del potere mongolo che si può far risalire al 1357 circa, quando nell’Orda d’ora scoppiarono violente contese che videro il succedersi di una ventina di sovrani in un ventennio.

In questi anni il principe Demetrio si occupò dell’espansione dei territori moscoviti, sfidando anche la nuova minaccia lituana, fino ad arrivare a sconfiggere in battaglia i bulgari del Volga, principato vassallo dell’Orda, sfidando così apertamente il dominio tataro, sul quale il principe riportò una vittoria nel 1378 sulle rive del Voza.

Alleandosi con i lituani, il capo mongolo Mamai organizzò una grande spedizione contro il principe Demetrio, per riportare Mosca sotto il proprio dominio e riaffermare la supremazia dell’Orda sui territori russi. Sfortunatamente per lui, la battaglia che si combatté nella regione dell’alto Don, dopo scontri di estrema ferocia, vide Demetrio emergere come vincitore e campione di tutti i russi contro gli odiati oppressori mongoli.

I tentativi dell’Orda di riportare ordine nella regione russa però non si arrestarono, e arrivarono anzi ad assediare Mosca nel 1382, saccheggiarla e darla alle fiamme. Demetrio si ritrovò costretto ad accettare la disfatta e a riconoscere nuovamente il dominio mongolo, anche se questo mancava ormai della sua originaria fermezza. A tal proposito, infatti, il declino dell’Orda d’oro si rese evidente quando nella metà del 1400 diversi canati proclamarono la propria indipendenza: 1430 scissione del canato di Crimea che riconobbe la sovranità ottomana; 1436 canato di Kazan; 1466 canato di Astrachan.

Sfruttando il vuoto di potere ormai lasciato di fatto dallo stato mongolo, il principe Ivan III diede il via ad un imponente processo di incorporazione dei restanti appannaggi russi, che lo portò nel 1493 ad assumere il titolo di “sovrano di tutta la Russia”. Il suo piano era però più ambizioso di così; il principe moscovita, infatti, si considerava legittimo erede di tutte le terre che erano un tempo appartenute alla Rus’ di Kiev. Questo significava soprattutto lanciare una sfida alla Lituania che dalla caduta di Kiev aveva incorporato i territori più ad ovest dell’ex stato slavo. Dopo numerosi scontri, il trattato di pace che fu firmato nel 1494 vedeva la Lituania riconoscere il dominio moscovita su Novgorod, Tver e le regioni di Smolensk e Polock.

Quando a fine secolo i tatari lanciarono l’ultimo disperato tentativo di ripristinare il proprio controllo sui territori russi vennero fermati da Ivan III ai confini del nuovo stato, e nel 1480 il sovrano dichiarò ufficialmente decaduta l’obbedienza di tutti i russi nei confronti dello stato mongolo.

Questa disposizione definitiva, insieme al matrimonio del sovrano con la principessa bizantina Zoe Paleologo, segnò una volta per tutte la nascita di un nuovo stato sovrano russo, erede culturale, religioso e in parte territoriale del primo stato slavo.

Da questo momento Mosca costituì il centro di quel regno che, attraverso l’adozione di diverse forme istituzionali e configurazioni territoriali, avrebbe per sempre mantenuto la sua sovranità ed indipendenza, espandendo i propri confini, coltivando la propria tradizione ed accrescendo la propria importanza.