Il filosofo Massimo Cacciari, lo scorso 30 settembre, dalle colonne de “La Stampa” ha lanciato l’allarme: noi europei occidentali ci crediamo al riparo dalle catastrofi globali, ma le guerre in atto stanno già cambiando i nostri valori di riferimento, le politiche dei nostri governi, le nostre regole di convivenza, le nostre vite.
«Ciò che più stupisce – o forse dovremmo dire atterrisce – nel modo in cui vengono seguite e commentate le tragedie di questo decisivo momento della nostra storia, quelle medio-orientali in particolare, è l’assoluta dimenticanza in cui sono precipitati principi, idee, simboli che, fino a un non remoto passato, avevano cercato di mantenere viva la speranza di poter giungere a un accordo, se non a una pace, nonostante la violenza del conflitto. Vi erano voci, sia israeliane che islamiche che europee, (…) che non si arrendevano allo “scontro di civiltà” e ricordavano gli innumeri episodi che testimoniano come non solo la contrapposizione, ma anche la complementarietà abbiano caratterizzato nei secoli i loro rapporti. Non è un destino ineluttabile che il bellum civile tra i popoli che incarnano i grandi monoteismi abramitici debbano assumere l’aspetto della guerra assoluta, della guerra che non può finire se non con l’annullamento del nemico.
Non è un destino, ma l’espressione della volontà perversa di élite culturali e politiche che hanno dimenticato i propri valori, il proprio Dio, o ne hanno interpretato la parola, bestemmiandola, come identità esclusiva, comando, imposizione, feroce intolleranza. È una gara a chi meglio dimentica la virtù senza la quale mai potrebbe darsi una pace in terra (…). La disponibilità al perdono è virtù quintessenzialmente politica. Dove sono passati fiumi di sangue, nessun cammino di pace è concepibile se essa non solo manca, ma viene assolutamente negata anche come pura, remota possibilità. Attenzione però, il Male assoluto non è perdonabile. E oggi il nemico è tale, così viene sempre rappresentato. Guerra infinita perciò sia.
E noi europei occidentali? Vi assistiamo forti di crederci al riparo delle catastrofi globali che per due volte in mezzo secolo dal nostro cuore di tenebra si sono scatenate. Non abbiamo prevenuto il bellum civile balcanico, tantomeno quello ucraino-russo. Pensiamo di porre fine a quest’ultimo come si è fatto col primo, bombardando Belgrado? Nessun piano europeo di compromesso, neppure di armistizio, nessuna iniziativa autonoma. La discussione verte sul modello di missili di cui fornire l’Ucraina (…). Le atomiche le hanno russi e americani e vedrete che non le useranno. Infatti, le grandi potenze imperiali progettano da tempo altre forme di guerra, per le quali investono trilioni di dollari. Troppo “sporca” l’atomica, e come è arcaica la sua stessa immagine, in fondo una bomba moltiplicata per miliardi di volte (…).
La fantasia creatrice non si industria a esplorare la via del compromesso politico, ma a scoprire come farsi male in forme innovative, degne di bravi progressisti.
Ci stiamo arrendendo all’idea dell’inevitabilità della guerra (…).
Nessuno si illuda. Più si sviluppa questa mentalità di guerra, più essa influenzerà le nostre forme di vita, più difficile sarà difendere, non dico sviluppare, all’interno degli stessi Paesi occidentali i principi più autentici di uno Stato di diritto. Tutto si tiene. La tremenda guerra ai confini d’Europa, confini che appartengono all’Europa, determina fisiologicamente l’unilaterale rafforzamento degli Esecutivi, il silenzio dei Parlamenti, regimi dal carattere sempre più autoritario in nome della sicurezza nazionale. Determina esattamente ciò che si esprime nell’attuale iniziativa legislativa in materia di “ordine pubblico”: blocco stradale che diventa reato penale; proteste in carcere, proteste contro la “grandi opere”, propaganda in loro favore, che diventano punibili in quanto tali; carcere fino a 7 anni per chi occupa case sfitte; vietato l’acquisto della SIM per immigrati senza permesso (Trump applaude). Fare l’abitudine allo stato di guerra significa far l’abitudine a tutto ciò. Ma anche, cerchino di ricordarselo i nostri democratici, rendere inevitabile il progressivo avanzamento delle destre, e pure di quelle estreme, nell’Occidente sia europeo che americano.»
Massimo Cacciari, La logica delle guerre uccide lo Stato di diritto.