fbpx
Home Cultura LE CITAZIONI: Jonas, per un’etica della responsabilità

LE CITAZIONI: Jonas, per un’etica della responsabilità

by Ernesto Scelza
0 comment

“Un’etica per la civiltà tecnologica” è il sottotitolo di questa capitale opera del filosofo Hans Jonas, in cui formula un nuovo imperativo categorico per il nostro presente che impone responsabilità verso le generazioni future: “Agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la sopravvivenza della vita umana sulla terra”.

«Come non conosceremmo la sacralità della vita se non esistesse l’omicidio e se il comandamento: “Non uccidere!”  non la evidenziasse, o non conosceremmo il valore della veridicità se non ci fosse la menzogna né la libertà se non ci fosse la schiavitù e così via, così anche nel nostro caso, riguardante la ricerca di un’etica della responsabilità a lunga portata che nessuna trasgressione attuale ha già evidenziato nella realtà, soltanto il previsto stravolgimento dell’uomo ci aiuta a formulare il relativo concetto di umanità da salvaguardare; abbiamo bisogno della minaccia dell’identità umana – e di forme assolutamente specifiche di minaccia – per accertarci angosciati della reale identità dell’uomo. Finché il pericolo è sconosciuto, non si sa che cosa ci sia da salvaguardare e perché. Il saperlo scaturisce, contro ogni logica e metodo, dalla percezione di ciò che occorre evitare. Questo ci appare in modo immediato e ci insegna, nel turbamento emotivo che precede il sapere, a riconoscere il valore di ciò il cui opposto così ci impressiona. Sappiamo che cosa è un gioco soltanto se sappiamo che è in gioco.

Infatti è naturale che la percezione del malum ci riesca infinitamente più facile della conoscenza del bonum; essa è più immediata, più plausibile, molto meno esposta a divergenze di opinioni e soprattutto non intenzionale. La pura e semplice presenza del male ci impone tale percezione, mentre il bene può passare inosservato e, senza l’ausilio di una riflessione (per la quale dobbiamo avere un motivo particolare), può non essere riconosciuto. Non abbiamo incertezze a proposito del male, se lo subiamo, a proposito del bene invece acquistiamo certezze per lo più soltanto attraverso l’esperienza del suo contrario. C’è da dubitare che qualcuno avrebbe mai tessuto le lodi della salute senza perlomeno la vista della malattia, le lodi dell’onestà senza la vista della frode e quelle della pace senza conoscere la miseria della guerra. Sappiamo molto meglio ciò che non vogliamo che ciò che vogliamo. Perciò la filosofia morale deve consultare i nostri timori prima che i nostri desideri per accertare quello che veramente apprezziamo. Ma benché ciò che è maggiormente temuto non sia necessariamente ciò che va davvero temuto, e benché, ancor meno, il suo opposto sia necessariamente il bene supremo (che può essere invece completamente altro del contrario di un male) – benché dunque l’euristica (la ricerca, ndr) della paura non sia certo l’ultima parola nella ricerca del bene, essa è purtuttavia una prima parola estremamente utile e dovrebbe essere utilizzata integralmente in un ambito in cui così poche indicazioni ci vengono concesse spontaneamente.»

Hans Jonas, Il principio di responsabilità.