“Insegnare a vivere”, con “La testa ben fatta” e “I sette saperi necessari all’educazione del futuro” è parte di una trilogia che l’ultracentenario Edgar Morin ha dedicato all’educazione. Nel brano propone una riforma del pensiero – il cosiddetto “pensiero complesso” – che dovrebbe coinvolgere tutto l’assetto formativo dalle scuole primarie fino alle università.
«In certo modo, noi siamo, nel senso antico, specchi del cosmo, microcosmi identici al macrocosmo; è proprio restando singolari che portiamo la totalità dell’universo in noi, situandoci nella più grande relianza (relier-collegare + alleanza, ndr) che possa essere allacciata.
La riforma di pensiero è quella definisco “pensiero complesso” (…), che vuole superare la confusione, la complicazione e la difficoltà di pensare, con l’aiuto di un pensiero organizzatore: separatore e reliante.
La riforma di pensiero incontra condizioni favorevoli e condizioni sfavorevoli. Le condizioni favorevoli sono due grandi rivoluzioni scientifiche.
La prima, molto avanzata, ma lungi dall’essere compiuta, è quella che è cominciata all’inizio del ventesimo secolo con la fisica quantistica e che ha completamente sconvolto la nostra nozione del reale, abolendo totalmente la concezione puramente meccanicistica dell’universo. Essa è continuata con la cosmo-fisica, che ha soppresso un universo statico per inscriverlo in una storia che comporta un inizio e forse una fine.
La seconda rivoluzione, che è ai suoi inizi, si è manifestata in alcune scienze che si possono definire scienze sistemiche, ove vediamo in effetti crearsi approcci complessi, poli-disciplinari, come nelle scienze della Terra, nell’ecologia o nella cosmologia. In ecologia, l’ecologo è come il direttore d’orchestra che tiene canto dei disequilibri, delle regolazioni, delle irregolarità degli ecosistemi, e che fa appello alle competenze specifiche dello zoologo, del botanico, del biologo, del fisico, del geologo ecc.
Queste due rivoluzioni in corso, ma sia l’una sia l’altra ancora incompiute, rappresentano dunque le condizioni favorevoli per la riforma di pensiero.
Nell’antica concezione, non c’è alcun dialogo possibile fra scienze che eliminano l’idea di natura, di cosmo, e l’idea di uomo. A partire dal pensiero complesso noi ritroviamo la possibilità di collegare l’essere umano con la natura e il cosmo, e nel contempo di separarli. A partire dal pensiero complesso possiamo ristabilire il dialogo fra le due culture, scientifica e umanistica, e situarci nell’universo in cui il locale e il globale sono collegati.
Le condizioni sfavorevoli dipendono dalle strutture mentali, dalle strutture istituzionali e dal paradigma di disgiunzione e di riduzione che funziona all’interno delle menti, anche quando queste sono arrivate a concezioni che hanno superato sia la disgiunzione che la riduzione. Vediamo per esempio sussistere in René Thom la credenza determinista, mentre ogni suo pensiero ha saputo andare oltre. Siamo di nuovo nell’anello delle causalità: la riforma di pensiero richiede una riforma delle istituzioni che richiede a sua volta una riforma di pensiero. Si tratta di trasformare questo circolo vizioso in circuito produttivo.»
Edgar Morin, Insegnare a vivere. Manifesto per cambiare l’educazione.