Nel circondario del Monte Sole sulle colline emiliane, Marzabotto e Monteveglio distano una trentina di km l’una dall’altra. E quest’anno cade l’ottantesimo dall’eccidio di Marzabotto ed il trentesimo dall’Assemblea in difesa della Costituzione, tenutasi nell’abbazia di Monteveglio per iniziativa di don Giuseppe Dossetti e di Nilde Jotti. Da quell’assemblea presero avvio i Comitati per la difesa della Costituzione dai quali sarebbe poi gemmato l’Ulivo di Romano Prodi.
La strage di Marzabotto causò la morte di 770 civili, tra cui donne, bambini e anziani, e fu perpetrata dalle truppe naziste tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944.
Il sangue di quei martiri e quello dei martiri delle Fosse Ardeatine, di Stazzema, dei 90mila caduti della Resistenza guidò le menti ed i cuori dei costituenti. Tra essi Giuseppe Dossetti, già capo politico del CNL di Reggio Emilia e membro di primo piano dell’Assemblea Costituente. Quando poi, nel ‘56, abbracciata la vita monastica, fondò la Piccola Famiglia dell’Annunziata, volle collocarla a Monteveglio, nelle immediate adiacenze del Monte Sole, luogo dove fu consumata la strage. Il grande giurista e partigiano restava fedele ai valori sanciti nella Carta costituzionale. Volle sottolinearlo anche con la scelta del luogo del suo ritiro dal secolo. E proprio a Monte Sole aprì la seconda sede della sua comunità monastica.
Domani, domenica 29 settembre, alla presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, si svolgeranno a Bologna le celebrazioni dell’eccidio di Marzabotto. Ci sarà anche il Presidente della Repubblica federale tedesca, Frank-Walter Steinmeier.
Sull’evento aleggerà lo spirito di don Giuseppe. Lo ha sostenuto martedì scorso nella sala Capitolare del Senato della Repubblica, Matteo Lepore, sindaco di Bologna. E lo ha ribadito dopo di lui Elly Schlein, segretaria nazionale del Pd.
Stavano entrambi lì – con l’ambasciatore Mario Boffo, la costituzionalista Maria Agostina Cabiddu, il sen. Giuseppe De Cristofaro, e Alfiero Grandi, vicepresidente Coordinamento per la Democrazia Costituzionale – per presentare ‘Le Orme di Dossetti’, Intra Editore, volume collettaneo a cura di Giuseppe Giliberti e Davide Ferrari.
Un momento, quello della Sala Capitolare del Senato di martedì scorso, di battaglia politica prima e più ancora di riflessione sul libro e sulla figura di don Dossetti.
Oggi, come nel ‘94, si avverte l’urgenza di difendere la Costituzione dagli attacchi ai quali è esposta giorno dopo giorno. “Vogliono fondare una ‘terza repubblica’ non più fondata sull’antifascismo” ha ammonito De Cristofaro; il quale non si è limitato a sottolineare la minaccia ai diritti in corso, ha altresì rimarcato il “cedimento culturale” della sinistra, che ha consentito al progetto eversivo in atto di fare breccia nel Parlamento e nell’opinione pubblica. Qui l’allusione al ruolo della sinistra nella riforma del Titolo V della Costituzione è stata esplicita.
Di notevole spessore l’intervento della Schlein: “Con il premierato vogliono sostituire la democrazia della rappresentanza con quella dell’investitura […] Sotto i nostri occhi, qui ed ora, stanno portando colpi all’unità e indivisibilità del popolo italiano, all’indipendenza della magistratura, alla stampa libera ...”. In breve: al patto fondativo della nostra Repubblica, elaborato e sottoscritto dai padri costituenti. Tra i quali don Dossetti, la cui “ostinata attualità ci interroga ancora […] Dossetti era proiettato più avanti del mondo del suo tempo, guardava oltre i muri della guerra fredda […] La sua cultura, la cultura cattolico-democratica, oggi non è ‘altra’ dal PD e dalla sinistra in genere, non è nostra ‘amica’ o alleata, è parte integrante di noi”.
In sala una nutrita rappresentanza di diplomatici, tra i quali l’ambasciatore Enrico De Maio e i senatori Graziano Del Rio e Sandra Zampa, reggiano il primo, cesenate la seconda. Emiliani e romagnoli, come la Schlein e Lepore.
Soddisfazione è stata espressa nelle conclusioni dal prof. Giliberti: “Ero presente all’abbazia di Monteveglio il 16 settembre del ‘94. Collaborai anche all’organizzazione dell’evento. Solo dopo due anni però mi resi conto che avevo incontrato la Storia! I principi fondanti della Costituzione – l’unità e indivisibilità del popolo italiano, il personalismo, i rapporti Stato e confessioni religiose, il ripudio della guerra, la divisione dei poteri – sono irriformabili. Anche seguendo le procedure dell’art. 138 Cost. […] Il pensiero politico di Giuseppe Dossetti si iscrive a pieno titolo nel perimetro del laburismo cristiano […] Il libro curato da me e Davide Ferrari non vuole essere oggetto di studio, ma strumento per agire in difesa della Costituzione”.