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LE CITAZIONI: Alba de Cespedes, le ragazze di maggio

by Ernesto Scelza
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“30 maggio 1968”, scritta in francese, è la poesia più rappresentativa di “Le ragazze di maggio”. Alba De Cespedes è a Parigi, nel Quartiere latino, nei giorni del maggio francese e segue e partecipa al movimento degli studenti cogliendone novità e spirito sovversivo.

Stasera, il nostro quartiere,
sulla riva sinistra,
piange la perdita dei suoi sogni.Dietro le finestre senza luce
– orbite nere nelle facciate chiare – occhi vuoti
fissano le strade deserte.

Un’altra sera,
l’ultima,
saremo tra noi:
pazzi d’amore e di rivolta.
Questa riva sarà ancora nostra;
solo per noi, prigione, ghetto,
colonia di lebbrosi.

Rimarranno sulla loro.
Non oseranno attraversare
il confine della Senna.
Riconoscono il nostro diritto
a questa veglia funebre,
a questa libertà
sorvegliata – da lontano –
da un esercito che veglia
anche osservando
il nostro silenzio sprezzante,
inquietante.

Nel Quartiere Latino, gli studenti

sorvegliano il cortile
della Sorbona.
La piazza dell’Odéon
abbraccia
rotonda
questa bella notte di primavera.
Le parole dei graffiti
che adornano le facciate
circolano come un “testamento”

tra i tavolini dei caffè-tabacchi
sul Boulevard Saint-Germain.

Nelle nostre strade, colpevoli
di complicità,
i sampietrini divelti
sono stati frettolosamente sostituiti,
gravemente.
Sulle mani dei giovani,
sulle pietre del loro cammino
che domani rotoleranno,
dall’altra parte,
verso il rassicurante fine settimana.

Nelle loro soffitte
intorno alla Sorbona,
nelle stanze delle cameriere
tappezzate di manifesti
– lo sguardo fiero del Che,
ragazzi e ragazze, armati
di poesia e di rabbia,
fanno l’amore con piacere
disperato,
bagnati di lacrime.

Ragazzi con i capelli lunghi,
le ragazze con le gonne corte
sono i cittadini delle nostre strade
della riva sinistra.
L’odore acre dei loro corpi
di scolari,
è l’aria stessa
del nostro quartiere.

Ovunque nel Sixième
sono affissi volantini
sotto forma di poesie.
Domani mattina
al mattino presto
saranno coperti
di pubblicità
di lavatrici

e frigoriferi.

Le rondini del Lussemburgo
gridano il loro addio.
Dalle rive del boulevard
un’ultima zaffata di gas;
ma non ne resterà nulla
quando arriveranno dall’altra sponda
per essere fotografati,
sugli scheletri delle auto

bruciate.

O nostri figli di maggio,
eroi di notti crivellate di stelle
e percosse.
Ferro e acciaio si oppongono
alle rose dell’immaginazione.

Ai crocicchi, lungo i viali
occhi che trafiggono
sui tetti delle auto della polizia
cesti di insalata, ambulanze,
uomini vestiti, con il casco,
mascherati di nero,
scudi neri;
l’intera panoplia sinistra
di repressione è pronta
contro una rivoluzione
che non avrà mai luogo.

I cavi telefonici
attraversano il cielo silenzioso:
Littré, Odéon, Médicis
non rispondono stasera.
Dietro le nostre finestre chiuse,
vicino a telefoni muti,
e transistor spenti,
guardiamo in silenzio
le nostre speranze deluse.

Ma i gesti dei nostri figli
di maggio
rimangono – indelebili – nell’aria
nel tempo, nello spazio
di questo quartiere,
sulla riva sinistra.

30 maggio 1968.