Simona Gardelli è la dirigente che, ormai da quasi due anni, guida l’Unità Pianificazione strategica Formazione e Progetti di Arpac ed è anche Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza. Quello della formazione è un settore che negli ultimi tempi ha ricevuto un impulso giudicato davvero importante, e allora siamo andati a vedere di cosa si tratta concretamente.
Dottoressa Gardelli, ma qual è il rapporto tra formazione e anticorruzione?
E’ un rapporto biunivoco, nel senso che dobbiamo considerare la formazione come una misura anti corruttiva. Maggiormente è formato un dipendente sui temi, per esempio, dell’etica pubblica o anche della contrattualistica, minore è il rischio corruttivo perché non si deve intendere la corruzione come la violazione di una norma, nel qual caso si va nel penale e non è di nostra competenza, noi ci interessiamo di prevenire il fenomeno corruttivo, cioè la cosiddetta maladministration della P.A. La formazione è una leva in tal senso perché dà gli strumenti al dipendente per operare in maniera corretta, trasparente e consapevole. Quindi il mio duplice ruolo, intensificare sia la formazione concernente l’amministrazione in generale che in chiave anti-corruttiva e di trasparenza: concorsi, codice di comportamento e via discorrendo.
E perché lei avrebbe addirittura rivoluzionato il settore formativo in Arpac?
Allora, prendiamoci un piccolo merito, che è quello di aver acceso un riflettore. L’Ufficio formazione è sempre stato operativo in Agenzia ma aveva il freno a mano tirato, per una scarsa cultura della formazione: un po’ dei dipendenti, un po’ del management, un po’ anche dei Ministeri che non esercitavano la giusta pressione. Possiamo dire che prima del mio arrivo il settore era lasciato un po’ alla buona volontà dei dipendenti. Ad ognuno dei quali io tengo invece a dare uno strumento e lo strumento che posso dare è quello formativo, più sanno e meglio lavorano. La formazione è un tassello fondamentale del benessere organizzativo, perché chi è più formato vede valorizzato il proprio ruolo e lavora meglio. Cioè, io ribalto il concetto di formazione: non sono io come amministrazione che sto dando ai dipendenti qualcosa, sono i dipendenti che restituiranno qualcosa all’Arpac lavorando meglio.
Saper fare quello che si è chiamati a fare è sempre una buona regola. Qual è il programma formativo?
Ogni Amministrazione annualmente deve adottare un documento programmatico, all’interno del quale c’è la sezione dei fabbisogni formativi. Noi il fabbisogno lo redigiamo in questo periodo a valere sull’anno successivo e lo facciamo coinvolgendo tutti i dipendenti e tutte le strutture. Anche qui abbiamo fatto una piccola rivoluzione, siamo partiti dal basso. Prima del mio arrivo si interpellavano solo gli apicali, con il mio arrivo abbiamo fatto un sondaggio dal basso e abbiamo chiesto a tutti i dipendenti di darci dei pareri, darci delle idee, dirci dove avevano bisogno. Abbiamo ricevuto tantissime risposte e abbiamo provato a fare un lavoro di collazione, poi filtrato attraverso i referenti della formazione che ho su tutti i Dipartimenti dell’Arpac, e abbiamo redatto il il Programma Annuale della Formazione. Il PAF è diviso in aree, amministrativo-gestionale e tecnico-analitica, e in questo modo abbiamo organizzato i percorsi formativi. Ovviamente, nei limiti di spesa fissati dal budget ed anche utilizzando le competenze interne.
Più nel dettaglio, come si articola il programma?
Come detto, abbiamo un’area amministrativo-gestionale e una tecnica. Sulla prima abbiamo programmato quest’anno diversi corsi: sul controllo di gestione, che non è ancora partito; sul sistema pensionistico; un altro, per tutto il personale dirigenziale, per quanto riguarda la performance, gli obiettivi ma anche le competenze trasversali, quindi la capacità relazionale, la leadership, la motivazione; sul contratto collettivo, con un focus particolare sulla contrattazione decentrata, e quindi la parte relativa ai fondi. Dal lato invece più prettamente tecnico abbiamo fatto due corsi, anche con la collaborazione dell’Università di Salerno, sulla tematica rifiuti; stiamo per concludere ora un corso in materia di accreditamento dei laboratori, che vede partecipare tutti i nostri tecnici laboratoristici; abbiamo previsto un corso affidato all’esterno sulle acque ad uso umano, perché c’è stato un cambio normativo che ha imposto un approfondimento delle tematiche della normativa acque; ne abbiamo fatto uno sui campi elettromagnetici tramite l’Università Federico II, con la quale collaboriamo spessissimo su questa materia. E molti altri.
Chi tiene i corsi?
Noi abbiamo due tipi di offerte formative. Quelle che facciamo internamente con dipendenti specialisti in una tematica: scriviamo insieme un progetto, lo strutturiamo, organizziamo l’aula e portiamo avanti l’attività formativa. Poi abbiamo la possibilità di affidare all’esterno i corsi di formazione, sia a società che individuo sul libero mercato sia rivolgendomi, anche gratuitamente, a docenti esterni anche del mondo universitario. Abbiamo anche un accordo quadro sottoscritto da poco con un istituto per l’innovazione tecnologica, l’Itaca di Roma, che ci fa formazione sulla materia degli appalti e della trasparenza. I canali sono molteplici e l’ultimo che ho proposto è un albo, che stiamo approvando, che ci consentirà di avere un portafoglio di esperti e nel quale potranno iscriversi anche tecnici di altre Arpa.
Come funziona l’interlocuzione con gli altri Uffici dell’Arpac?
Le confesso che interloquiamo molto e, visto che prima non si interloquiva affatto, il primo approccio non è stato dei più positivi. Nel senso che si sono trovati addosso una mole di lavoro che fino all’altro ieri non avevano, ma è nel lungo periodo che si vede chi ha avuto ragione e ora che sono passati quasi due anni mi sento di dire che un po’ di ragione l’abbiamo avuta. Anche se, le dico la verità, non tutti i Dipartimenti ci seguono nello stesso modo, non tutte le Direzioni ci seguono nello stesso modo. Ma questo non dipende dal metodo, dipende dalle persone. Perché se devo interloquire, ad esempio, con dieci soggetti e otto mi rispondono e due no, questi due o non parlano la mia lingua o non hanno la stessa frequenza di lavoro. Se il rapporto fosse stato invertito, due rispondono e otto no, avrei allora dovuto cambiare metodo. Noi facciamo sempre, infatti, un’analisi di rischio per capire dove stiamo eventualmente sbagliando e quali correttivi adottare.
Ma quando dice “noi”, noi chi siamo? Qual è la struttura di cui dispone?
Si occupano di formazione con me tre risorse: la dottoressa Esposito, la dottoressa De Falco e il dottor Tafuro. In particolare la dottoressa Esposito, che lavora alla formazione da più di dieci anni, è stata per me una guida e mi ha proprio aperto il mondo della formazione. Servirebbe almeno un altro addetto e vorrei che l’amministrazione mi dotasse dello strumento informatico che ho chiesto, uno strumento di tracciabilità, gestione e organizzazione con il quale potremmo dare un’altra marcia al nostro lavoro: gestire 500 e passa dipendenti con una tabella Excel presenta grandi rischi.
Quali sono i suoi obiettivi di medio periodo?
Innalzare in ogni dipendente il senso di appartenenza all’Agenzia usando la formazione come leva del cambiamento. Cioè vorrei che i dipendenti bramassero la partecipazione agli eventi formativi e si proponessero anche solo per una piccola loro competenza. Potrei riuscirci, in parte, coinvolgendoli di più nella pianificazione, dando loro voce, consentendogli di fare obiezione, di aggiungere il loro tassello, di partecipare e, in parte, lo potranno fare con l’albo dei formatori che avrà anche una sezione interna alla quale potranno iscriversi se in possesso dei requisiti.
Un appello finale. A chi lo rivolge e cosa gli chiede?
Io chiedo al management dell’Arpac di continuare, esattamente come ha fatto nell’ultimo periodo, a non spegnere il riflettore sulla formazione. Con il Direttore Generale Sorvino lo abbiamo acceso sotto vari aspetti, e la grande fiducia che il Direttore Sorvino ha dato a questo ufficio, riconoscendone il cambio di marcia, ci auguriamo tutti che prosegua.