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L’arte di scrivere male (per poi scrivere meglio), di Francesco Trento

piacevole ed interessante, che induce a provare, riprovare e riprovare ancora

by Piera De Prosperis
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Quando mi è stato chiesto di scrivere la recensione del libro di Francesco Trento: L’arte di scrivere male (per poi scrivere meglio) ed. TLON, ho pensato di avere a che fare con l’ormai solito manuale di scrittura per principianti, desiderosi di lasciare una traccia scritta di sé. Ce ne sono tanti di testi, il più delle volte seri o seriosi, rivolti ad alunni della scuola o ad adulti in difficoltà di approccio.

Iniziando la lettura del testo, da paludata ex insegnante di italiano nel liceo, mi aspettavo un’impostazione metodica ed ordinata così come ero abituata a strutturare il mio insegnamento. Nell’introduzione, invece, l’autore da subito chiarisce le sue intenzioni: Se stai sfogliando l’introduzione, e ti accingi a comprare questo libro, mi sembra giusto avvisarti: più che un manuale di scrittura, questo è un manuale su come sopravvivere, possibilmente a lungo, nel mestiere di scrivere. Già il fatto di rivolgersi direttamente al lettore mi ha ricordato il Calvino di Se una notte d’inverno un viaggiatore, libro che ho molto amato e che mi ha ben predisposto alla lettura di questo manuale. Esso nasce dall’esperienza della scuola di scrittura solidale fondata da Trento, nata durante il lockdown con l’intento di offrire lezioni gratuite in cambio di una donazione diretta ad associazioni no profit. Tanti gli iscritti, tante le donazioni, tante le collaborazioni eccellenti. Anche i diritti d’autore di questo libro saranno totalmente devoluti in beneficenza.

Una bella idea, proficua e solidale come solo un corretto uso dei social può generare. Del resto anche il linguaggio con cui l’autore si rivolge al suo pubblico è decisamente moderno. Oggi, oltre che scrivere saggi, relazioni, romanzi bisogna imparare a scrivere storie, contenuti di cui c’è grande richiesta da parte delle piattaforme di streaming, pubblicità, storytelling aziendale e museale, format televisivi, testi per politici o personaggi pubblici, pagine social di grandi e piccole imprese, di ristoranti e negozi, si può essere ghostwriting, raccontando storie di persone che vogliono parlare di sé ma non sono in grado di farlo. Caratteristica di questo testo è, perciò, cercare di piegare un contenuto, l’arte della scrittura, ad infiniti altri usi moderni rispetto al passato con pari dignità e riconoscimento.

Entriamo un po’ nel dettaglio di questa proposta operativa. Se vogliamo diventare degli scrittori e delle scrittrici migliori, dobbiamo anche noi percorrere quello stesso cammino, superare gli ostacoli che in futuro metteremo di fronte ai nostri personaggi. Dobbiamo anche noi attraversare un profondo cambiamento. L’originalità di impostazione sta nel considerare la scrittura come esito di un cambiamento che non si richiede solo al personaggio, frutto della propria creatività ma all’autore stesso se vuole effettivamente comprendere cosa sta facendo vivere alla sua creatura. Dall’incompletezza alla dissoluzione della vecchia identità alla costruzione di una nuova identità fino alla completezza. Gli esempi di supporto sono tanti, tratti da libri classici e moderni. Anche per questo è piacevole la lettura, consente di conoscere autori del tutto sconosciuti o poco noti, senza contare le citazioni cinematografiche. La qualità indispensabile per chi intende avvicinarsi a questa attività è la pazienza e la perseveranza, scrivere, scrivere, riscrivere concentrandosi e dandosi il tempo necessario. Non si diventa scrittori seguendo un corso, pensando di trasformarsi in un Manzoni in sei mesi. Al piccolo lettore che chiedeva a Zerocalcare come avesse imparato a disegnare, il fumettista romano ha risposto di aver letto, copiato e ricopiato i fumetti che più amava fino a farli del tutto propri, Ecco, la tecnica per imparare a scrivere sta nell’umiltà di leggere, scrivere e riscrivere. Non il talento innato che, se pure esiste, è appannaggio di pochissimi ma la perseveranza e la resilienza. Costanza, fiducia nel processo, capacità di sospendere il giudizio su ciò che si scrive, capacità di sviluppare delle buone abitudini di scrittura, capacità di pianificare il lavoro, capacità di rispettare gli impegni prefissati, capacità di rimanere concentrati, preparazione, apertura mentale, capacità di ascoltare, affidabilità, energia, stabilità umorale, forza di volontà, resistenza sono le qualità che non hanno nulla a che fare con il talento e che tutti possiamo mettere in pratica. Il testo si conclude con tre consigli velocissimi: scrivere quando il mondo dorme, mettere tutti i dispositivi in modalità aereo, lavorare sull’ambiente in cui si scrive, portando a zero o quasi la possibilità di distrarsi.

Lettura piacevole ed interessante, che induce a provare, riprovare e riprovare ancora.