Foto ABC News
Copione rispettato. Chi si aspettava un dibattito tra i due contendenti alla Presidenza USA, Donald J. Trump e Kamala Harris è stato accontentato a metà. I due contendenti hanno duellato per una ora e mezza scambiandosi accuse reciproche senza una concreta agenda per la presidenza USA.
Non sono mancati i momenti di ilarità. Che non potevano non provenire da Trump, quando ha affermato che gli immigrati in Ohio mangiano cani e gatti e che gli abortisti vorrebbero consentire la pratica sino al nono mese di gravidanza. Affermazioni prontamente smentite dal fact checking, una pratica giornalistica necessaria più che mai nell’epoca delle fake news.
Trump si è presentato sul palco allestito a Philadelphia spavaldo, sicuro di sé da buon con-man, mentre Kamala Harris sembrava più tesa ma ha vinto la tensione dopo i primi minuti di dibattito. Immigrazione e Cina al centro.
Trump ha ribadito che gli immigrati, quando sarà eletto, saranno deportati (deportare undici milioni di illegali? e dove?) e la Harris lo ha incalzato sul tema, rilanciando sul fatto che Trump è stato riconosciuto colpevole di ben trentaquattro capi di accusa e pretende di accusare gli immigrati illegali. Insomma, un battibecco non certo da dibattito presidenziale.
Sul confronto con la Cina. Harris ci vede una competizione, Trump uno sfruttamento da parte del governo cinese. Qui siamo al nocciolo della visione geopolitica dei due candidati: isolazionismo di Trump, collaborazione con gli alleati da parte della Harris. Chi si aspettava visioni nuove sul tema è rimasto deluso.
Chiuso il dibattito, a parere dei giornalisti dei media USA (quelli non schierati) è stato appannaggio di Kamala Harris. Si riparte da domani con la campagna, contea per contea Stato per Stato. Le proiezioni danno i due candidati testa a testa negli Stati chiave. Ovviamente chi prevarrà lo farà per poche centinaia di migliaia di voti. Ed i ricorsi legali non mancheranno. Sarà una campagna presidenziale senza esclusioni di colpi. Gli eserciti politici democratici e repubblicani sono schierati, come pure gli hackers di mezzo mondo, per interferire sul voto con le fake news. La credibilità tra i due sappiamo dove risiede. Ma in tempo di allucinazione collettiva con le fake news tutto può accadere.