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LE CITAZIONI: Gadda, hanno vinto gli empirici

by Ernesto Scelza
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Fra maggio e giugno del 1928, Carlo Emilio Gadda stende un lungo saggio, sul cui titolo è incerto, oggi noto come “Meditazione milanese”. In esso Gadda si prefigge di organizzare in un sistema concettuale le sue conoscenze scientifiche e filosofiche.

«Si desume da queste brevi espressioni che a un dipresso, in prima e grossa approssimazione, ho chiamato dato (con l’epiteto di ‘psicologico-storico’, se vi piace) il complesso delle nostre nozioni cioè delle nozioni attuali di un uomo, o di più uomini, o di tutti gli uomini. Ho chiamato sistema esterno l’ignoto supposto e costruito a volta a volta dagli idoli della superstizione, dalle ‘hypotheses’ della scienza, che alcuno disse, forse troppo securamente giudicando, per conto suo ‘non fingere’; dalla fede, dall’entusiasmo, dalle costruzioni insomma, che costituiscono la trama della volontà d’indagine. È evidente che nel dato comprendo già tutte le integrazioni lecite di quelli che sogliono chiamarsi propriamente i dati scientifici e storici: p.e. la teoria della evoluzione (mutazione) umana, se suffragata da dati e teste di moro e ossi etc., o dall’osservazione storicobiologica, è essa stessa già nel dato. Così la teoria della ereditarietà della tubercolosi o dell’epilessia o delle tare nervose, se ragionevolmente suffragata.

Operando alcuni de’ molti indagatori nell’analisi del dato, che è in fondo l’unica cosa analizzabile, che al di fuori non è attualmente se non il buio della notte, dove soltanto la nostra speranza e l’amor nostro pensano di poter incorrere un giorno, alcune idee fisse, se talora di nobilissima origine, hanno qua e là contristato la loro mirabile attività, come certi pescatori che si ostinano a pescare in certi siti dove non levan che alghe melmose, o meglio, come certi generali che si incaponiscono in un certo lor canone; e mentre il loro canone brilla nel cielo delle sette stelle, più fisso che mai, il mondo gira sette volte su sé stesso. Così perdono le battaglie, dopo di che incolpano i generali avversari da cui sono stati battuti di ‘non conoscere le regole della vera strategia’, della musica classica insomma: essere degli arfasatti e dei pervenuti della scienza strategica: insomma dei cattivi improvvisatori e dei dilettanti volgari.

Così malauguratamente avviene a certi solenni maestri: di essere battuti dagli empirici. E Copernico quanta roba non ha buttato a mare! e Galileo, l’acre e penetrante empirista Mediceo-Lorenese, quant’altra! E Bacone diede la stura a quell’empirismo che si chiama Impero Britannico.»

Carlo Emilio Gadda, Meditazione milanese.