Saremo economicisti. Ma dietro la destra fascista e cripto nazi in Germania est, che arriva in Sassonia e Turingia al 30 e al 33 per cento, noi vediamo la cosiddetta struttura economica. Si, quella del vecchio barbone Karl Marx ripetuta fino alla nausea dal suo secondo violino, tale Engels. E che cos’è la struttura? “Non la coscienza determina l’essere ma l’essere sociale determina la coscienza”. Ricordate l’ideologia tedesca 1845 etc. etc.? Famoso manoscritto lasciato alla critica roditrice dei topi poi rispolverato da Marx Engels? Eccola: è la struttura economica che in Marx è sociale e culturale, in quanto reticolo dei rapporti di produzione. E dunque consiste in forme di potere, forme di auto rappresentazione e così via. Ebbene In Est Germania gli stipendi sono del 10 per cento in meno. I sussidi sono il doppio dell’Ovest, più del Sud italiano. A milioni se ne sono andati dopo il 1989. I servizi sono peggiori. Non ci sono industrie importanti. I migliori giovani sono emigrati. L’immigrazione crea disagio benché sia minore che all’Ovest. Il Green viene vissuto come estorsione e costo: case green, pompe di calore, condomini. La rottura con la Russia ha danneggiato scambi e logistica. Aumentato le bollette.
E poi c’è insicurezza, senso di spoliazione. Infatti, dopo il 1989 il Marco ovest cambiava alla pari quello RDT. Ma solo fino a 2000 marchi. Poi basta. Distrutti risparmi, stipendi, posti, prestazioni, pensioni, trasferite industrie, brevetti, tecnici, riserve valutarie, materie prime. Restava l’export agricolo ma oggi in Russia non si esporta più. La DDR era tirannica ma aveva standard di consumi, istruzione e servizi superiori all’URSS e satelliti. Insomma, vi fu una riunificazione pagata da tutti noi europei: 500 miliardi di Euro solo dall’Europa. Su 1500 investiti dalla Germania. Il tutto ampiamente ripagato, certo, dal successivo boom ma al prezzo di un degrado dell’Est durato fino ad oggi. Ancora oggi all’Est vengono destinati 100 miliardi di sussidi e la metà delle famiglie è sussidiata! Euri 600 netti al mese.
Ora sulla base di tutto questo è evidente lo stato di minorità e di risentimento di 17 milioni di tedeschi nei confronti dell’Ovest e di Berlino. Di qui la regressione populista di destra e anche di sinistra, il filo Putinismo, la pulsione autoritaria, la xenofobia. Ultimo dato storico. Nel 1990 un sondaggio di Der Spiegel certificò che il 73 per cento degli est tedeschi voleva mantenere una sovranità confederata e solo il 17 accettava l’annessione.
Oggi le cose sono cambiate. Eppure solo il 43 per cento dei tedeschi dei 5 Laender dell’Est dice di nutrire fiducia nella Bundesrepublik in quanto tale! Isteria? Manipolazione di Mosca? Di Trump? Spiriti animali di zone di antica cultura autoritaria? Può darsi. Ma noi continuiamo a pensare che per capire occorra sempre andare alla struttura: il modo in cui in una società determinata si produce e riproduce il mondo reale. Inclusa la sfera del simbolico, dell’immateriale. Da qui, dalla struttura produttiva e riproduttiva nascono le forme di coscienza, generate dall’economia in senso lato. Non il contrario. E anche l’immenso potere dell’immaginario connettivo non fa che confermare nel mondo globale il primato in ultima istanza dell’economia reale e dei suoi rapporti quotidiani di dominio. Tra soggetti, fin dentro il loro psichico. Generando e moltiplicando a dismisura, come nell’Est tedesco oggi, aspettative frustrate e risentimento populista in cerca di giustizieri salvifici e mitologemi autoritari.