La giovane filosofa Lucrezia Ercoli si interroga sulla crudeltà quale espressione di una indefinibile umana bestialità. “Crudele e necessario è il percorso di una filosofia che, per essere interpretazione aperta ed inesauribile, deve rinunciare ad ogni illusoria consolazione”.
«La crudeltà ci sommerge. Siamo circondati da comportamenti crudeli, inorridiamo di fronte a immagini crudeli, stigmatizziamo personaggi bollandoli come crudeli.
La parola “crudeltà” è utilizzata con incredibile frequenza: dai titoli dei giornali alle relazioni interpersonali, dagli atti giudiziari ai litigi coniugali. Crudeli sono i tempi, i rapporti, le persone, perfino i libri. La realtà odierna esibisce una crudeltà insostenibile anche sotto forma di eventi simbolici che sgretolano – senza pietà – i luoghi sacri che custodiscono il cuore della contemporaneità: basti pensare alla demolizione dei Buddha di Bamyan, all’attentato delle Twin Towers o alle immagini della prigione di Abu Ghraib. La casistica di azioni e comportamenti ascrivibili al segno della crudeltà, insomma, si allarga in modo indiscriminato.
Questo moltiplicarsi di fotografie, riprese, suoni e notizie che caratterizzano la crudeltà contemporanea ha portato una sorta di narcosi del pensiero. L’eccesso di immagini determina l’incertezza e l’equivocità del significato di crudeltà. La reiterazione quasi ossessiva di questo termine, scritto e pronunciato quotidianamente, non corrisponde a una radicale messa in questione del suo senso. Rimane impensata, cioè, l’idea che corrisponde alla compiuta definizione di crudeltà che tutte queste azioni sottendono.
Dietro alla quotidiana e disordinata enumerazione di azioni crudeli c’è un nodo problematico intorno al quale la filosofia non ha ancora debitamente investigato: che cos’è la crudeltà?
(…) La crudeltà non è un istinto animale sopprimibile con la civiltà, ma – al contrario – si configura come “il destino della nostra specie”. Non scompare, ma si modifica: cambiano soltanto “le forme, i luoghi e i tempi, l’efficienza tecnica, la cornice istituzionale e lo scopo legittimante”.»
Lucrezia Ercoli, Filosofia della crudeltà.