Ha un sottotitolo, questo studio del giurista, politologo e storico Sabino Cassese: “Storia dello Stato”, che, delle difficoltà di governare l’Italia e gli italiani, svela le ragioni.
«Dovrebbe essere ora chiaro che quello della storia dello Stato italiano è uno dei maggiori problemi storiografici della vicenda unitaria nazionale.
La ragione è quantitativa e qualitativa. Lo Stato italiano ha avuto sempre dimensioni notevoli: “Il settore pubblico era e rimane la più grande “holding” del nostro Paese che controlla direttamente più di 9 mila centri di produzione ed erogazione di servizi pubblici. Sessant’anni fa valeva circa il 20 per cento del PIL italiano, ma vale oggi più del 50 per cento” (in L’industria, ottobre-dicembre 2011).
A questo motivo se ne aggiunge un altro, quello delle contraddizioni della costruzione statale italiana. Essa non è paragonabile a quella delle società étatistes, come la Francia e la Germania, dove lo Stato ha giocato un ruolo dominante. Ma non è paragonabile neppure a quella delle società che si sono sviluppate sulla base del self government (inteso nel senso ampio, originario, non nel senso che ha assunto nel corso della storia italiana, limitato all’autonomia locale), come Regno Unito e Stati Uniti.
In Italia, lo Stato è nato circondato dei privilegi propri dell’autorità e sorretto da una possente architettura giuridica che ha ingigantito la specialità e il carattere derogatorio delle regole che da esso promanano. Nello stesso tempo, è stato prigioniero di interessi privati e si è rivelato incapace di imporre le sue regole su tutto il territorio, oltre ad aver tollerato la divisione della società e dell’economia in due parti, Nord e Sud. Di qui le molte contraddizioni che caratterizzano la costruzione statale italiana.»
Sabino Cassese, Governare gli italiani.