L’altro giorno sono stati stabiliti alcuni divieti di balneazione lungo il litorale del golfo di Napoli all’esito dei controlli effettuati dall’Arpac. Risultati analitici in controtendenza rispetto a quelli di tutto il 2024. Come mai? Lo abbiamo chiesto al direttore generale dell’Arpac, Stefano Sorvino.
Direttore, cosa è successo?
Nell’ultima tornata di controlli di questa settimana si sono registrate una serie di difformità, sia pur lievi, dei parametri microbiologici (enterococchi ed escherichia coli) indicatori di contaminazione fecale in vari punti di balneazione dei comuni di Napoli, Torre Annunziata, Torre del Greco, Ercolano, Pozzuoli e anche Capaccio in provincia di Salerno.
L’Arpac ha immediatamente trasmesso i dati alle Autorità competenti e, in collaborazione con i Comuni ed i Sindaci obbligati ad adottare le ordinanze di interdizione dei litorali interessati, ha attivato in meno di 24 ore una campagna straordinaria di controlli ed analisi suppletive che in tempi rapidi, compatibilmente con i tempi di processamento in laboratorio, offriranno nuovi risultati aggiornati. Presumibilmente di superamento, almeno parziale, delle difformità riscontrate.
Ma qual è la causa della contaminazione?
E’ assolutamente probabile che gli sforamenti rilevati, come già più volte accaduto, siano in stretta correlazione con i significativi eventi meteorici dei primi giorni della settimana. Per effetto del cosiddetto “troppo pieno” e di by-pass nei sistemi di collettamento fognario si verifica uno sversamento a mare di acque reflue non depurate. O, più genericamente, di elementi inquinanti dilavati e trascinati a mare dalle brusche piogge di queste serate.
Oggi, strutturalmente migliorata la gestione della depurazione comprensoriale, resta il problema in capo agli Enti territoriali ed ai soggetti gestori di adeguamento strutturale, ove necessario, delle reti di collettamento fognario e dei relativi impianti idraulici per evitare il verificarsi di questi inconvenienti. Anche nell’ambito della più generale strategia di prevenzione, adattamento e mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici, che costituiscono una evidenza empirica indiscutibile.
Alcuni, forse ingenuamente, si chiedono perché l’Arpac faccia i controlli anche dopo i temporali, quando è presumibile che il mare si sia temporaneamente sporcato.
Ci sono tre motivi, in ordine crescente, circa la obbligatoria periodicità dei controlli. Uno, organizzativo. La costa campana si estende per 500 km, con 350 punti di balneazione da monitorare periodicamente, e bisogna necessariamente procedere per le attività routinarie secondo un programma fisso per garantire i controlli stessi nella quantità obbligatoriamente prevista. Due, formale-normativo. I calendari dei controlli routinari di base sono previsti secondo cadenza periodica obbligatoria, ai sensi della normativa tecnica europea e nazionale e cristallizzati negli atti regionali, per cui l’Agenzia non può discrezionalmente derogarvi. Tre, più importante e sostanziale. La sicurezza sanitaria della balneazione deve essere garantita permanentemente in qualunque condizione meteo, anche se occasionale o contingente come nella fattispecie
Eppure la stagione balneare era partita alla grande.
In effetti quest’anno la stagione balneare, dal punto di vista dei controlli/monitoraggio della qualità delle acque ad opera di Arpa Campania, attivati sin da fine aprile/inizio maggio, è iniziata in modo ottimale in quasi tutto il litorale della regione, grazie all’elevato livello di qualità conseguito dalla stragrande maggioranza delle acque di balneazione. Peraltro consolidando il trend di graduale e progressivo miglioramento in atto da alcuni anni per effetto, soprattutto, dei processi di rifunzionalizzazione della depurazione sia nel Golfo di Napoli che in tutta la Campania.
Lo documentano non solo i dati e le rilevazioni dell’Arpac, che sono alla base della delibera regionale di classificazione annuale, ma anche il significativo numero di “bandiere blu” riconosciute, confermate ed accresciute. Con particolare riferimento al litorale casertano e Domitio-Flegreo che in passato presentava serie problematiche di inquinamento ed oggi si pone invece ad ottimi livelli di qualità. Tuttavia più elevato è il livello di qualità progressivamente conseguito dalle acque di balneazione, tanto più sono impegnativi gli obiettivi di mantenimento ed alto il rischio del verificarsi di problematiche fastidiose, ancorché’ determinate da eventi solo episodici ed occasionali, costituiti dalle violente piogge estive collegate al fenomeno dei cambiamenti climatici in atto.
Come avvengono i controlli dell’Arpac?
Si tratta di controlli costanti e sistematici, che L’Arpac svolge secondo un programma organico con l’impegno della propria nutrita flottiglia di mezzi nautici gestiti in house per circa 350 punti di balneazione, routinari e di studio, dislocati su tutta la costa campana dal Garigliano a Sapri. Si garantisce così la qualità e sicurezza sanitaria ed ambientale con la relativa informazione accessibile in tempo reale per cittadini ed utenti.