Nell’immenso patrimonio di conoscenze e di riflessioni che fanno dei “Saggi” di Montaigne un monumento del sapere umano, molte sono le parti che mettono a confronto il mondo delle esperienze animali e quello della società degli uomini.
«Quanto all’alleanza e alla confederazione che stringono fra loro per far lega insieme e portarsi aiuto a vicenda, vediamo nei buoi, nei porci e in altri animali che al grido di quello che voi colpite, tutto il gruppo accorre in suo aiuto e si unisce per difenderlo. Quando lo scaro ha inghiottito l’amo del pescatore, i suoi compagni gli si radunano attorno in massa e rosicchiano la lenza; e se per caso ce n’è uno che sia entrato nella nassa, gli altri gli porgono la coda dal di fuori e lui la stringe quanto può coi denti: così lo tirano fuori e lo liberano. I barbi, quando uno dei loro compagni è stato preso, si mettono la lenza contro il dorso, rizzando una spina che hanno, dentata come una sega, e con questa la segano e la tagliano. Quanto ai particolari servizi che ci rendiamo l’un l’altro nella vita pratica, se ne vedono parecchi esempi simili fra di esse. Si dice che la balena non avanzi mai senza avere davanti a sé un pesciolino simile al ghiozzo di mare, che per questo si chiama la guida: la balena lo segue, lasciandosi condurre e girare facilmente come il timone fa girare la nave; e in ricompensa, mentre ogni altra cosa, sia bestia o vascello, che entra nell’orribile caos della bocca di quel mostro è immediatamente perduta e inghiottita, questo pesciolino vi si ritira in piena sicurezza e vi dorme, e durante il suo sonno la balena non si muove; ma appena quello esce, si mette a seguirlo senza posa; e se per caso se ne discosta, va errando qua e là, e spesso urtando contro gli scogli, come un bastimento senza timone: e questo Plutarco assicura di aver visto nell’isola di Anticira.
C’è un’alleanza simile fra l’uccellino chiamato scricciolo e il coccodrillo: lo scricciolo serve di sentinella a quel grande animale; e se l’icneumone, suo nemico, si avvicina per assalirlo, quell’uccellino, per paura che lo sorprenda addormentato, col suo canto e a colpi di becco lo sveglia e lo avverte del pericolo; esso vive degli avanzi di quel mostro che lo accoglie familiarmente nella sua bocca e gli permette di beccare fra le mascelle e fra i denti, e di raccogliervi i pezzi di carne che vi sono rimasti; e se vuole chiudere la bocca, lo avverte prima perché ne esca, serrandola a poco a poco senza schiacciarlo e ferirlo. Quella conchiglia che si chiama madreperla vive anch’essa così con il pinnotere, che è un animaletto simile a un granchio, che le serve da usciere e da portiere, situato all’apertura di quella conchiglia che tiene continuamente socchiusa e aperta, finché vi veda entrare qualche pesciolino buono per la loro preda; allora entra nella madreperla e le pizzica la carne viva, costringendola a chiudere la conchiglia; poi tutti e due insieme mangiano la preda chiusa nella loro fortezza.
Nel modo di vivere dei tonni si nota una singolare conoscenza di tre parti della matematica. Quanto all’astrologia, essi l’insegnano all’uomo; infatti si fermano nel luogo dove li sorprende il solstizio d’inverno, e non se ne allontanano fino all’equinozio seguente: ecco perché Aristotele stesso riconosce loro volentieri questa scienza. Quanto alla geometria e all’aritmetica, essi dispongono sempre il loro banco a forma di cubo, quadrato per ogni verso, e ne fanno un corpo di battaglione compatto, chiuso e cinto tutt’intorno, con sei facce tutte uguali; poi nuotano in questa formazione quadrata, larga tanto dietro quanto davanti, sicché chi ne vede e ne conta una fila può facilmente contare tutta la frotta, poiché il numero è uguale tanto in profondità quanto in larghezza, e in larghezza come in lunghezza.»
Michel de Montaigne, Saggi. Trad. di Fausta Garavini.