È l’8 luglio quando vengono rese note le convocazioni ufficiali per le Olimpiadi di Parigi.
Palleggiatrici: Carlotta Cambi, Alessia Orro. Schiacciatrici: Alice Degradi, Caterina Bosetti, Myriam Sylla, Gaia Giovannini.
Centrali: Marina Lubian, Anna Danesi, Sarah Fahr.
Opposti: Paola Egonu, Ekaterina Antropova.
Libero: Monica De Gennaro.
Tredicesima giocatrice: Ilaria Spirito (libero).
Venti giorni dopo si comincia con il turno preliminare:
- Italia – Repubblica Dominicana 3-1
- Italia – Paesi Bassi 3-0
- Italia – Turchia 3-0
Poi i quarti di finale: Italia – Serbia 3-0
Poi le semifinali: Italia – Turchia 3-0
E la finale: Italia – Stati Uniti 3-0
Sei partite. 19 set giocati. 18 set vinti. Oro.
Questi i numeri. Poi ci sono le favole.
La nostra racconta di un uomo sobrio e dallo sguardo severo, che arriva da La Plata per rimettere insieme i pezzi di una squadra disfatta, senza guida, che fa i capricci. Un uomo che si è rivolto a noi con parole gentili, semplici, oneste.
E poi ci sono le storie personali delle atlete. I loro percorsi, le loro battaglie, perfino i loro amori. Ognuna di loro diventa esempio, motivazione. Rintracciamo eccezionalità, eroismo, speranza.
È una favola che ci regala gioia e orgoglio nazionale, che nei sorrisi delle giocatrici ci insegna a vivere le sfide con un pizzico di leggerezza, che nelle parole dell’allenatore ci invita a concentrarci sulle cose importanti, che nelle lacrime da podio ci commuove. È una favola che vuole essere azzurra, superando ogni altro genere di distinzione cromatica.
Tutti noi amiamo le favole. Poco importa se dicano o meno la verità, se gli insegnamenti siano applicabili nella vita di tutti i giorni, se la sconfitta continua poi a toglierci il sonno.
È ancora estate e ci piace tenerci ancora un po’ stretti questa favola.
Le ragazze del volley femminile hanno vinto l’oro alle Olimpiadi di Parigi 2024.
Le ragazze del volley femminile hanno vinto il “torneo della baguette” (come lo ha soprannominato per gioco la squadra).
E noi qui a casa, sui divani, con i televisori e i condizionatori accesi, abbiamo vinto un po’ anche noi.
V’era un’immensità della più ferma forza d’animo, una risoluta, inarrendevole caparbietà nella fissa e impavida dedizione al futuro di quello sguardo. (Herman Melville, Moby Dick)