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Le Olimpiadi al femminile di Parigi 2024

Ma il percorso è ancora lungo e passa attraverso la quotidianità

by Piera De Prosperis
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Foto by Paris 2024 – Manizha Talash

 

Finite le Olimpiadi con il botto per l’Italia, un oro tutto al femminile e più che meritato. E’ stato davvero un bello spettacolo, oltre il risultato sportivo, vedere l’arcobaleno rappresentato dalle atlete italiane con genitori di origine straniera. Allegre, felici, solari nella realizzazione del loro e del nostro sogno.

Sono state le donne in questo 2024 a conquistare il maggior numero di ori, ben 7 su 12 contro i tre maschili, anche se nel complesso gli uomini hanno racimolato più medaglie, 23 a 15. Il ct del volley azzurro, Velasco, ha paragonato il sorpasso delle atlete donne ad una rivoluzione silenziosa.

Ma dietro tanta retorica cosa c’è veramente? L’attività sportiva è ormai un’esigenza che le famiglie sentono indispensabile per i loro figli, a volte spingendoli anche in maniera eccessiva. Ci si sovraccarica di fatica, si restringono i tempi da dedicare magari allo studio perché i bambini facciano sport anche se forse i ragazzi preferirebbero un po’ di sana noia da dedicare ad altro. Da qui palestra, piscina, gare… Va tutto bene purché non si arrivi all’esasperazione della competizione, al primato sugli amichetti a tutti i costi. Dai dati statistici emersi dall’Olimpiade risulta che il maggior numero di atleti viene dalla Lombardia, dal Veneto, dal Piemonte e dalla Toscana. Migliori e più diffuse strutture, centri di formazione, palestre in ogni centro anche piccolo.  La differenza tra Nord e Sud del nostro paese sta anche in questo.

E’ un messaggio positivo il fatto che tante donne abbiano vinto ori? Non c’è dubbio. Ma in contemporanea abbiamo sentito ancora di femminicidi, di violenza domestica. L’atleta Manizha Talash di nazionalità afghana che gareggiava nel team dei rifugiati ha mostrato la scritta “Free Afghan women”, “Donne afghane libere”, e sappiamo quale repressione vivano in quel paese.

C’è ancora tanto da fare, non facciamo che queste vittorie siano fumo negli occhi, il percorso è ancora lungo e passa attraverso la quotidianità e non la straordinarietà delle Olimpiadi.