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Dimaro 2024, diario del ritiro del Napoli

rapporto con i tifosi splendido, umore alle stelle

by Luigi Gravagnuolo
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Foto by SSC Napoli

 

Non c’è niente di più ingannevole del figurarsi un allenatore, specie se di grande esperienza, che scarta o prende per buoni i calciatori dopo dieci giorni di preparazione, più che altro atletica. L’annuale ritiro di Dimaro non è mai servito allo staff tecnico per valutare i giocatori a propria disposizione, tutt’al più per farsene un’idea di massima. E così è stato anche quest’anno. Figuriamoci se un mister del valore di Antonio Conte non conoscesse già ex ante tutti i calciatori convocati in Val di Sole; per averli visti e rivisti decine di volte attraverso i filmati degli scorsi campionati e qualche partita guardata di persona. Forse solo per qualche primavera, tipo D’Avino, Iaccarino, Russo, Popovic e qualcun altro avrà arricchito la sua valutazione. Per il resto il ritiro è servito a smaltire qualche chilo di troppo, acquisire fiato e resistenza, affermare la leadership e le regole di comportamento, testare i rapporti con il management della società e gli umori dei tifosi. Atteniamoci dunque a queste tematiche per dare a nostra volta un giudizio su Dimaro 2024.

Da subito è emersa una pecca organizzativa irritante. Forse la società non si aspettava l’afflusso di tifosi che c’è stato – comunque minore degli anni scorsi – ma l’accesso agli spalti è stato uno strazio. Il mister ha voluto per la quasi totalità degli allenamenti tenerli a porte chiuse nella fase iniziale, ma sui programmi quotidiani comunicati ai tifosi venivano riportati gli orari della squadra non quelli di apertura dei cancelli. Così, ad esempio, la mattina l’allenamento sarebbe iniziato alle 9:30 e molti supporter, per prendere i posti migliori, già alle 9:00 si portavano al Carciato. Lì però trovavano i cancelli chiusi e presidiati dalla sicurezza: file chilometriche ed un’ora e passa sotto il sole.

Peggio ancora la gestione delle amichevoli. Quella con i boscaioli dell’Anaune è andata liscia. Quella col Mantova no. Era in sold out già a due giorni dalla messa in vendita dei biglietti. Prima ancora dell’inizio del ritiro. Senonché a chi cercava il biglietto sul sito Livetcket.it, concessionario, veniva comunicato che la vendita era MOMENTANEAMENTE sospesa per esigenze organizzative della società, lasciando così intendere che dopo un po’ di attesa si sarebbero potuti acquistare. E invece no, erano già tutti venduti. Abbiamo sentito tifosi lamentarsi: se avessero saputo che non c’era la possibilità di vedere la partita dagli spalti, magari neanche sarebbero venuti a Dimaro.

Quanto ai rapporti tra squadra, team tecnico e società, le differenze dagli anni scorsi sono state evidenti. Non abbiamo notato la presenza di familiari dei calciatori, neanche delle mogli con figli, per lo meno sul campo. Soprattutto non c’è stato il via vai di agenti e procuratori che negli anni scorsi si aggiravano tra Hotel Rosatti e campo. E ai manager dello stesso Napoli non è stato concesso di condividere la mensa e il tempo libero con i calciatori. Conte e Oriali hanno messo subito le cose in chiaro, lo spogliatoio è inviolabile da chicchessia. Compreso ADL.

Il rapporto con i tifosi è splendido. Le scorie dello scorso campionato sono evaporate e gli umori sono alle stelle. Se ne deve dare merito al Presidente che ha azzeccato la scelta giusta: Antonio Conte.

Dicevamo che i giorni di Dimaro sono stati finalizzati, come sempre anche in passato, alla preparazione atletica. Possiamo indicarne le peculiarità in raffronto con quelle degli anni precedenti (seguiamo il Napoli a Dimaro dal primo anno di Sarri, 2016).

Sarri puntava in maniera maniacale, quasi ossessiva, sulla tattica, sulla tenuta delle linee, sulle distanze e sul gioco corto. Con lui, tra la curiosità generale, fecero il loro esordio i droni che sorvolavano il campo.

Causa Covid non avemmo modo di seguire gli allenamenti di Gattuso.

Con Ancelotti si cambiò radicalmente filosofia. Pochissima preparazione atletica, tanta tecnica individuale, pochi schemi, quasi inesistenti quelli difensivi.

E veniamo a Spalletti, il maestro. Con lui si tornò ad un’accurata preparazione atletica e, soprattutto, agli schemi, di attacco e di difesa.

Lo scorso anno con Garcia. Preparazione pressoché esclusivamente muscolare. Pesi, cyclette, equilibri e flessioni su cuscini ad aria. Poca attenzione agli schemi. Invece prove di impiego dei calciatori in ruoli per loro non abituali, ad esempio Ostigard metodista davanti alla difesa o Raspadori alla Griezmann. Con lui esordirono le split ball, utilizzate soprattutto per addestrare i portieri a liberarsi dalle pressioni.

Con Conte abbiamo rivisto i droni, ma rare volte, e le split ball, questa volta utilizzate per migliorare la gestione delle pressioni avversarie per tutti i calciatori, non solo i portieri. Sotto l’aspetto atletico mister Conte ha puntato sulla resistenza piuttosto che sulla potenza, giri di campo fino allo sfinimento, la squadra dovrà tenere per cento minuti a partita e fino a maggio. Infine grande attenzione alla tattica, specie della difesa, alle uscite dal basso. Soprattutto niente indecisioni tattiche, lo schema base sarà il 3-4-2-1.

In linea di massima, salvo gli imprevisti del calciomercato e le risultanze di Castel di Sangro, i titolari saranno: Meret (che Dio ci assista!); Buongiorno, Rahmani, Olivera; Di Lorenzo, Anguissa, Lobotka, Spinazzola; Raspadori, Kvaratskhelia; Osimhen (se resterà, cosa di cui dubitiamo ampiamente).

Agosto potrebbe portare in azzurro: Hermoso, difensore, Brescianini o altro centrocampista, Lukaku.

Già in azzurro e pronti a dare il cambio ai titolari, magari a scalzarli: Caprile, Mezzoni, Rafa Marin, Natan, Juan Jesus, Mazzocchi, Folorunsho, Politano, Ngonge, Cheddira, Zerbin.

In uscita: Ostigard, Mario Rui (ce ne spiace), Cajuste, Gaetano (come per Rui), Lindstrom, Simeone (come sopra). Ed ovviamente Osimhen (non ce ne spiace).

Segnaliamo in chiusura alcuni giovani che si sono messi bene in mostra: Iaccarino su tutti, a volte ricorda Lobotka; poi Russo, centrocampista alla Frattesi, e D’Avino, centrale difensivo.

Un mistero Popovic. Esiste davvero?