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Il Campo d’Aviazione di Pompei

Una enclave militare nel ventre umido della Pompei nuova

by Federico L.I. FEDERICO
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L’immagine di testa di quest’articolo la abbiamo, volutamente, tratta per stralcio da una locandina di una diecina d’anni fa, stampata nel 2014 per la presentazione del libro dal titolo: “L’Aeroscalo ‘Pompei’ di Scafati nella Grande Guerra e dopo – una storia mai narrata”.

Il nostro è un atto doveroso di riconoscimento a un attento storico e ricercatore, lo Scafatese Angelo Pesce. Egli è stato un geologo giramondo, oggi ultranovantenne, che definire “storico locale” sarebbe una “diminutio” assolutamente ingiusta. Pesce – che ha avuto forse soltanto il limite di prediligere la “stampa in proprio” delle opere edite – è stato anche l’autore scrupoloso del più dotto e completo Saggio Storico dedicato all’edificio monumentale, con l’annesso Parco verde dei Platani, oggetto di sue vaste e accurate ricerche: Il Polverificio Borbonico di Scafati e la rettifica del basso corso del Sarno”.

Lo storico dedica infatti grande spazio alla campagna scafatese e pompeiana prima della Rettifica del Sarno voluta da Re Ferdinando II di Borbone, quando essa era attraversata dal fiume che – ancora serpeggiante – si meritava l’appellativo medievale di Dragone. Il suo corso si snodava attraverso ben dodici chilometri di anse e meandri fluviali, dirigendosi da Scafati verso il lido torrese stabiese di Rovigliano.

Il risultato della rettifica – fatta per motivi strategici di navigazione rapida dal mare al Polverificio – fu un alveo fluviale che riga e taglia quella campagna ferace e grassa come la lama dritta di una spada, costeggiando la Via Ripuaria, la quale fin dal nome denuncia la sua origine di ripa fluviale antropizzata e artificiale. Una ripa che costeggia il corso del fiume attraversando il ventre umido della campagna oggi pompeiana, una volta scafatese, a Sud-Ovest del centro urbano della Pompei nuova, non lontano dal Parco dell’ex Polverificio dei Borbone, “disarmato” e poi dismesso dai Savoia in nome del sopravvenuto Regno d’Italia, quindi destinato a produzioni agrarie e, infine, a Istituto Sperimentale dei Tabacchi.

Oggi l’ex Polverificio segna il limite tra la Provincia di Napoli e quella di Salerno – cioè tra il territorio comunale di Pompei e quello di Scafati – e il suo Parco è rimasto incistato nel territorio divenuto pompeiano nel 1928, meno di cent’anni fa.

 

 

Qualche attento lettore delle colonne di Gente e Territorio ha però chiesto che, dalla tragedia mai prima indagata dei due fanciulli morti nel 1954 per lo scoppio di un ordigno bellico inesploso, nei pressi del sito dell’ex Polverificio, in origine sito militare, spostassimo l’attenzione su un altro sito militare ubicato a pochissima distanza, noto come Campo d’Aviazione.

E noi, dunque, fatto il doveroso incipit dedicato allo storico Angelo Pesce, torniamo subito al sito dell’Aeroscalo “Pompei” di Scafati, che i pompeiani chiamano semplicemente Campo d’Aviazione di Pompei.

Sono però pochi quelli che ne conoscono la storia, sulla quale fece meticolosa luce, ancora una volta, lo stesso storico Angelo Pesce, il quale la pubblicò in un agile volumetto stimolando anche l’attenzione di Associazioni di combattenti e reduci.

Già Il titolo, intanto, lascia perplesso certamente il lettore che non conosca la storia della Pompei nuova, quella contemporanea. Anche perché non è storia diffusa nel Sud dell’Italia quella, sanguinosa e gloriosa, della Prima Guerra Mondiale che si svolse sul fronte italo-austriaco lontano e distante delle Alpi Orientali.

Quindi, procediamo con ordine, chiarendo prima di tutto che un Aeroscalo era quello che poi si chiamò Campo di Aviazione e, ancora dopo, Aeroporto.

Correva l’anno 1917, terzo della prima Grande Guerra mondiale, quando la allora Regia Aeronautica Militare procedette a individuare, lungo la costa del Tirreno, alcune località da adibire ad aeroscalo per dirigibili esploratori. Le località individuate furono quattro: Ciampino a Roma, Valle di Pompei a Scafati, Policastro nell’omonimo Golfo e Sambiase a Lametia Terme. Essi risultavano avere giusti requisiti di carattere strategico a giudizio del Comando dell’Arma, allora giovane, dell’Aviazione

 

 

Nella campagna Pompeiana, là dove oggi sorge il grande centro commerciale “LA CARTIERA”, si costruirono le strutture di un Aeroporto militare, allora definito Aeroscalo, in un’area abbastanza vasta per contenerle. Occorre però subito precisare che quell’Aeroscalo, denominato “Pompei”, perché ubicato in località Valle di Pompei del Comune di Scafati, non aveva bisogno di lunghe piste, in quanto era destinato all’atterraggio, all’ormeggio e al volo di Dirigibili, o simili. Cioè velivoli più leggeri dell’aria, tant’è che nell’Aeroscalo era prevista una struttura destinata al Generatore di idrogeno, gas più leggero dell’aria e oggi molto ricercato e già utilizzato anche in motori termici, in quanto brucia senza generare residui inquinanti. (continua)