L’Autore è Direttore Generale di ARPA Campania.
La stagione odierna, caratterizzata da tumultuose e complesse trasformazioni, è segnata dalla parola d’ordine del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza), accompagnato dal PNIEC (Piano nazionale integrato Energia e Clima) all’insegna della transizione ecologica e della decarbonizzazione. Cospicui finanziamenti disponibili per realizzare investimenti e progettualità, accompagnati da una serie di riforme di struttura.
Oggi siamo a poco più della metà del suo ciclo quinquennale, iniziato nel 2021 con termine nel 2026, e ci si concentra – soprattutto per gli interventi e le infrastrutture inerenti alla transizione ecologica – sulla delicata fase della messa a punto del “permetting”, laddove le Agenzie Ambientali ed il loro sistema nazionale (SNPA) giocano un ruolo cruciale ed insostituibile nell’attuazione del Piano.
Le stesse Agenzie ambientali sono state beneficiarie dei fondi complementari (PNC), tra esse ARPA Campania con alcuni milioni di euro impegnati e spesi per il rinnovo e potenziamento delle attrezzature e strumentazioni del parco tecnologico laboratoristico, ma necessitano di ulteriori investimenti e, soprattutto, di maggiori risorse ordinarie per integrare il personale tecnico con tutte le competenze professionali necessarie, sempre più variegate e specialistiche.
Nel settore ambientale, protagonista del PNRR con le Misure 2 (transizione ecologica) e 3 (Infrastrutture di mobilità sostenibile), le modifiche normative del 2021 e 2023 ineriscono fondamentalmente ad una incisiva accelerazione delle procedure di valutazione di impatto ambientale, all’istituzione di una speciale Commissione nazionale ad hoc, ad una serie di semplificazioni per l’installazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili e ad una disposizione specifica per le opere e gli interventi a farsi in aree di bonifica.
Quest’ultima norma assume particolare interesse attuativo per la Campania – dove è rilevante l’estensione dei siti contaminati – e ARPAC ha già reso finora otto pareri, di cui cinque nell’ambito di siti di interesse nazionale (SIN) e tre nell’ambito di siti locali.
Per l’attuazione del PNRR ci si è giustamente preoccupati di semplificare la normativa ambientale e soprattutto rafforzare la capacità amministrativa delle strutture dello Stato – anche con l’istituzione di organismi e commissioni straordinarie – preoccupandosi della rimozione dei cosiddetti “colli di bottiglia” procedurali. Ma l’attenzione andrebbe estesa, sotto il profilo del potenziamento delle risorse e del miglioramento della condizione organizzativa, anche a tutti quegli Enti, come le Agenzie del sistema ambientale, che concorrono rendendo pareri, valutazioni ed istruttorie tecniche; attività ispettive, di controllo e monitoraggio sistematico a garanzia della correttezza e compatibilità degli interventi progettuali, dalla fase autorizzatoria sino alle necessarie verifiche post operam.
Il coinvolgimento delle Agenzie ambientali nel processo di attuazione è infatti fondamentale per garantire che i progetti infrastrutturali all’insegna del PNRR siano in linea con i conclamati obiettivi di sostenibilità e protezione ambientale. La loro integrazione funzionale nelle procedure di valutazione e autorizzazione risulta essenziale per assicurare che le nuove infrastrutture siano compatibili con ecosistemi e biodiversità; per promuovere buone pratiche di economia circolare e gestione sostenibile delle risorse; per facilitare la laboriosa transizione italiana verso un’economia e produzioni a basse emissioni di carbonio.
In particolare, le Agenzie ambientali del territorio, unitamente ad ISPRA nelle azioni di interesse, formulano essenziali atti endoprocedimentali nelle procedure autorizzatorie di livello nazionale e regionale, oltre ad operare i necessari controlli in corso e post la realizzazione dei progetti approvati.
ARPA Campania formula i pareri di competenza in seno alle conferenze dei servizi di VIA ed AIA regionali, confluite nella disciplina razionalizzata del Provvedimento autorizzatorio unico regionale (PAUR), secondo la legge della Campania del 2017. Le ARPA sono così coinvolte in modo determinante nei molteplici processi di VAS e VIA, essenziali per valutare l’impatto ambientale dei progetti infrastrutturali, che servono a identificare, prevenire e compensare/mitigare gli effetti negativi degli interventi sull’ambiente. Ancora, Arpac formula i pareri preventivi ed opera i controlli post-operam dei procedimenti di “riutilizzo delle terre e rocce da scavo”, oltre che per i procedimenti regionali relativi ai progetti PNRR e PNIEC anche nelle procedure di VIA nazionali. Infatti le Arpa esercitano attività di monitoraggio e controllo sull’implementazione dei progetti – per assicurarne la conformità ambientale – con riferimento all’incidenza sulle matrici dell’aria, delle acque e del suolo prima, durante e dopo la realizzazione delle opere. Le ARPA forniscono inoltre consulenze tecnico–scientifiche agli enti territoriali di riferimento e collaborano con le pubbliche amministrazioni per individuare le migliori pratiche e soluzioni tecnologiche per minimizzare l’impatto ambientale, supportando attivamente la pianificazione e progettazione sostenibile nelle sue varie fasi.
In Campania tra le opere più significative oggetto di richiesta di verifica di ottemperanza si segnalano la diga di Campolattaro (BN), impianti eolici, metanodotto, opere portuali di Castellammare, Napoli e Salerno.
ARPAC oggi concorre in forma diretta ai procedimenti di VIA nazionale rilasciati dal Ministero dell’Ambiente mediante la VIA statale – dei progetti compresi nel PNRR o finanziati dal fondo complementare e dei progetti attuativi del PNIEC – attraverso l’apposita Commissione tecnica nazionale, operativa dal gennaio 2022 presso il MASE e presieduta dal Consigliere Massimiliano Atelli, contribuendo in modo significativo con proprio personale al suo efficace funzionamento. Infatti vi partecipa, nell’ambito della variegata composizione di estrazione soprattutto statale, con tre unità – un dirigente geologo e due funzionari tecnici ingegneri – progressivamente “cooptate” dal Ministero.
Se, da un lato, la selezione in ambito ministeriale di ben tre qualificate risorse (per questo numero unica Arpa in Italia) ha determinato un grave, se pur temporaneo, depauperamento di figure professionali per un’Agenzia già strutturalmente sottodimensionata, dall’altro questo straordinario contributo dà la misura della qualità della partecipazione di Arpa Campania al laborioso processo di attuazione del PNRR-PNIEC in ambito nazionale, resa in spirito di collaborazione tra strutture statali e territoriali.
Si pone, infine, la necessità di dare corretta e rapida attuazione all’importante art 28 del Codice dell’ambiente, che prevede l’obbligo delle verifiche di ottemperanza – circa le condizioni e prescrizioni ambientali delle autorizzazioni – in capo alle Autorità competenti. Che possono a tal fine avvalersi (e di fatto si avvalgono) dell’ISPRA e del SNPA attraverso l’operatività sul territorio delle sue Agenzie ambientali. E’ un meccanismo di avvalimento e supporto essenziale per il Ministero dell’Ambiente, da definire e regolamentare al più presto nelle sue modalità operative, che non deve rimanere incompiuto, al fine di consentire agli organi tecnici territorialmente preposti di operare con chiarezza di compiti e responsabilità ma anche con la giusta e necessaria certezza di risorse ed attribuzioni.
In definitiva il sistema delle ARPA, ed ARPA Campania nello specifico, sta affrontando queste sfide con il massimo impegno, finalizzato a velocizzare le istruttorie tecniche, i controlli ed i monitoraggi di competenza; a semplificare i passaggi procedurali e l’emanazione dei pareri senza però minimamente ridurre il rigore, l’imparzialità e la completezza dei necessari approfondimenti a garanzia dei più elevati livelli di tutela ambientale.
Speriamo che questa sfida impegnativa produca i risultati programmati ed attesi per il nostro Paese in termini di innovazione e sviluppo ambientalmente sostenibile.