E’ caos. La decisione del Presidente Biden, fermo nella sua convinzione di essere l’unico in grado di battere Donald J. Trump alle presidenziali di novembre, lascia i democratici e gli analisti politici perplessi e amareggiati. Mentre i donors, quelli che finanziano la campagna presidenziale o negano il proprio supporto economico al Presidente Biden, tacciono.
Proviamo a fare il punto della situazione. Dopo la terribile performance di Biden nel dibattito televisivo con Donald Trump. Pessima performance cognitiva: balbuzie, dimenticanze, nomi alterati. Ma in certi momenti vera, a proposito dei successi della sua presidenza, a fronte di tante bugie dette dallo sfidante Trump. La performance di Biden ha quindi allarmato i media, i politici democratici, ma soprattutto gli elettori. Ha iniziato il New York Times con un Editorial Board nel quale si chiedeva a Biden di fare un passo indietro, seguito dai donors Democratici, dai politici Dem eletti e dai sondaggi che condannano la performance di Biden. Oltre il 70% degli intervistati ha espresso parere contrario ad una sua ricandidatura.
Non ha aiutato l’intervista one to one del Presidente Biden con il giornalista George Stefanopoulos. Anche se la performance di Biden è stata accettabile, pochi i momenti di smarrimento. E’ stato lo stesso Stefanopoulos ad esprimere perplessità sulla tenuta mentale e fisica di Biden per i prossimi quattro anni. Intanto i media, esprimono sempre maggiori perplessità sulle capacità mentali e fisiche dei due contendenti, Trump ha 79 anni. Soprattutto si interrogano sulla capacità dei contendenti di comprendere l’attuale complessità geopolitica e individuare soluzioni per scongiurare il declino globale americano. Questo è un tema più caro a Biden che a Trump. L‘isolazionismo di Trump è garantito, con danni per l’Europa e giubilo di Cina e Russia. E Ucraina lasciata la suo destino.
Cosa potrebbe far desistere Biden? Al momento nessun segnale o notizia trapela circa un passo indietro di Biden. I sondaggi in alcuni stati chiave ove sicura è la vittoria Dem iniziano a segnalare un sorpasso dei Repubblicani o una corsa testa a testa. Questo potrebbe essere un segnale davvero preoccupante per il Presidente Biden che continua a ripete: sono l’unico in grado di battere Trump. Altro fatto di non poco rilievo, in caso di un passo indietro di Biden, è la scarsa popolarità del Vice Presidente Kamala Harris, la prima in linea di comando a sostituirlo. Ma una sua esclusione comporterebbe la perdita dei voti degli afroamericani e dell’elettorato femminile. Una soluzione durante la Convention Democratica di Chicago prevista dal 19 al 22 di agosto, potrebbe dar adito ad un fortissimo scontro tra i delegati. Sono ben 4600. Un numero enorme e variegato. Se la scelta per il candidato alla Presidenza dovesse avvenire alla Convention Dem di Chicago, attendiamoci una conferenza fuoco e fiamme.
Intanto i sondaggisti continuano a lavorare. Qui potrebbe annidarsi la decisione di Biden di continuare e sperare nella rimonta, essendo indietro nei sondaggi rispetto a Trump. Ma la prima preoccupazione dei delegati per la decisione di Biden di ricandidarsi sta nella conquista repubblicana di Camera e Senato. Sarebbe una debacle totale per i Democratici. Poi sul futuro dell’uomo che ha tirato l’America fuori dalla crisi Covid, ha riassestato l’economia. Biden è stato il Presidente che ha creato più posti di lavoro, ha rinvigorito i sindacati. Ha sostenuto la difesa Ucraina dal primo giorno e ha sempre creduto nella utilità della NATO. Ha fallito, per poi riaggiustare il tiro, sugli immigrati, soprattutto al confine con il Messico. E ha ridotto solo parzialmente il debito contratto dagli studenti per i prestiti universitari. Una buona presidenza che rischia di offuscarsi e nel peggiore dei casi consegnare l’America a Trump. Che non ha lesinato a presentare il suo tratto autoritario se non antidemocratico in caso di vittoria.