“Una storia del presente” è il sottotitolo di questo studio del saggista indiano Pankaj Mishra pubblicato nel 2016, che appare non solo attuale ma addirittura superato dagli eventi recenti. I “ritardatari della modernità”, gli esclusi dai benefici del progresso (promessi a tutti, ma riservati a una minoranza), hanno sempre reagito in modi simili: odio intenso verso nemici inesistenti, tentativi di ricreare un’epoca d’oro immaginaria e di affermazione di sé attraverso violenze spettacolari.
«Incitare all’odio verso gli immigrati, le minoranze e svariati “altri” è ormai normale, persino in Germania, la cui politica e cultura postnaziste furono fondate sul principio del “mai più”. Vedere politici che schiumano disprezzo e rancore – come i leader repubblicani candidati alle primarie presidenziali americane, che definivano gli immigrati messicani “stupratori” e paragonavano i rifugiati siriani a “cani rabbiosi” – è diventata una consuetudine, nei vecchi e nuovi media. Al centro della spirale sempre più lunga di eccidi e rivolte etniche e subetniche, esistono anacronismi e novità bizzarre come i guerriglieri maoisti in India, i monaci che si immolano in Tibet e la pulizia etnica buddhista in Sri Lanka e in Birmania.
In questa età della rabbia siamo continuamente colpiti da immagini e suoni spaventosi. La soglia dell’atrocità si è stabilmente abbassata da quando fu trasmessa in tv la prima decapitazione in Iraq di un ostaggio occidentale vestito con la divisa di Guantánamo (nel 2004, proprio mentre la banda larga cominciava a entrare nelle case della classe media). Ma il razzismo e la misoginia ormai tipici dei social media e la demagogia nei discorsi politici rivelano oggi quello che Nietzsche, parlando degli “uomini del ressentiment”, definiva “un terrestre reame tremante di vendetta sotterranea, inesauribile, insaziabile nei suoi sfoghi violenti”.
C’è un panico pervasivo, diverso dalla paura generalizzata che deriva da un potere dispotico. È piuttosto il sentimento, generato dagli organi di informazione e amplificato dai social media, che possa succedere qualsiasi cosa ovunque, a chiunque e in qualunque momento. La sensazione che il mondo sia fuori controllo è aggravata dalla realtà del cambiamento climatico, che fa apparire il pianeta stesso sotto assedio a opera nostra.»
Pankaj Mishra, L’età della rabbia.