Ph. NYP
Orribile. Agghiacciante. Avvilente. Triste. Sono solo alcuni degli aggettivi emersi dopo il dibattito presidenziale di giovedì 27 giugno tra il Presidente Joe Biden e lo sfidante ed ex presidente Donald J. Trump. Un’ora e trenta minuti di dibattito corollato di menzogne trumpiane, tentennamenti e ritardi di memoria di Biden. Insomma una patetica commedia tra due sfidanti in cerca del consenso degli elettori indecisi. Regole di dibattito fissate: due minuti per ogni risposta, un minuto per la replica. Sfidanti senza ausili tecnologici per contatti con i loro staff. Da soli sul palco per affrontare le domande dei due giornalisti selezionati dalla CNN per condurre il dibattito.
E’ mancato il fact checking sulla disinformazione delle risposte dei candidati. Sarebbe stato utile. Ne sono state contate 40 da parte di Trump. Biden, invece, ha tentennato su alcune risposte. Trump non ha mai risposto direttamente alle domande dei giornalisti, insistendo incessantemente sull’invasione degli immigranti: delinquenti, malati di mente e stupratori. Alzando il loro numero a 18 milioni. Cifre falsa. Quando poi si è parlato di aborto, restrizione o cancellazione, Trump ha addirittura affermato che alcuni stati lo permettono al nono mese di gravidanza. Mai verificatosi.
Biden si concentrava sui fatti, sui risultati della sua amministrazione. Sulla grandezza della democrazia americana. Voce flebile, sguardo spesso smarrito, espressione straniata. Difficile e brutto momento per sigillare la seconda rielezione. I fatti ed i successi della amministrazione Biden sono evidenti, inflazione a parte, ma il protagonista di questi successi sembrava non avere la forza dialettica e il giusto tono di voce per una forte asserzione dei suoi risultati.
Non è stato un dibattito. E’ stato un duplice monotono scambio di accuse, falsità, dati ed insulti. Tutt’altro che un dibattito presidenziale. Ci sarà un secondo dibattito e mancano quattro mesi alle presidenziali di novembre. Tanti analisti politici invocano il ritiro di Biden, che difficilmente avverrà. Un secondo dibattito sulla stessa falsariga del primo non sarebbe opportuno si tenesse. Gli elettori americani non meritano questa commedia semi-funebre. Invocano risposte a problemi incalzanti: dall’economia al caro vita, alle assicurazioni mediche. Tutto scritto sui programmi democratici. Diversa l’agenda repubblicana, o meglio trumpiana: meno tasse, meno tasse, meno tasse. Revisione accordi con l’Ucraina e no answer. Posizione muta sul conflitto a Gaza. Programmi sulla carta. In attesa degli interpreti ed esecutori. In ogni caso una superpotenza militare ed economica con una leadership che ispira poco ottimismo in un campo e nell’altro.