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Minacce per la biodiversità, le specie aliene invasive

by Antonella Loreto
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Dott.ssa Antonella Loreto, U.O. SO.AM. Direzione Tecnica Arpa Campania.

 

La natura sta declinando globalmente con una accelerazione mai vista prima nella storia dell’umanità, e così pure il tasso di estinzione delle specie animali e vegetali è in rapido aumento, provocando un impatto molto importante sui popoli del mondo”.

Così si afferma già nel primo rapporto dell’Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES) sullo stato globale della biodiversità, la cui sintesi è stata approvata nel 2019 a Parigi. Sviluppato con il contributo di una moltitudine di esperti provenienti da più di 50 paesi, tra cui l’Italia, il Rapporto traccia un quadro piuttosto allarmante sulla perdita di biodiversità ed i relativi servizi ecosistemici ed offre una panoramica completa delle relazioni tra azioni di sviluppo economico e il loro impatto sulla natura. Il documento inoltre identifica, tra i 5 principali fattori di perdita di biodiversità, la distruzione degli habitat, lo sfruttamento diretto degli organismi, i cambiamenti climatici, l’inquinamento e le specie esotiche invasive. Le invasioni biologiche infatti risultano essere, dopo la distruzione degli habitat, la seconda causa di perdita di biodiversità, avendo un ruolo chiave nel 60% delle estinzioni globali di piante e animali, che si amplifica sempre più a causa dei cambiamenti climatici e della globalizzazione. Sulla base di questi elementi, i governi avevano incaricato l’IPBES di approfondire la tematica e fornire le strategie e le scelte politiche più opportune per affrontare la sfida delle invasioni biologiche, che sono state per l’appunto oggetto del nuovo Rapporto pubblicato nel 2023 a Bonn. I risultati inseriti nel Rapporto, basato non solo su migliaia di articoli scientifici ma anche sul contributo di comunità indigene, hanno confermato che le specie invasive sono un fenomeno diffuso e pericoloso, una grave minaccia per la biodiversità e possono causare danni irreversibili alla natura, tra cui estinzioni di specie a livello locale e globale, oltre minacciare la salute e il benessere umano. Ma quali sono le specie aliene? Sono specie introdotte, trasportate o immesse dall’uomo, accidentalmente o intenzionalmente, al di fuori del loro areale naturale. Gran parte di esse non provoca impatti negativi: su circa 37.000 specie censite finora a livello mondiale solo 3.500, un po’ meno del 10%, provoca impatti ed è per questo che vengono definite “invasive”. In particolare, tra gli alieni risultano invasivi circa il 6% delle piante, il 22% degli invertebrati, il 14% dei vertebrati e l’11% dei microbi. Oltre a granchio blu, zanzara tigre, formica rossa, giacinto d’acqua, punteruolo rosso, già molto noti perché spesso alla ribalta delle cronache anche recenti, si annovera come alieno, secondo l’IUCN (International Union for the Conservation of Nature), l’insospettabile gatto (Felix catus), (amara scoperta per tutti i gattofili, me compresa!). Addomesticato dagli Egizi per cacciare i topi, è stato introdotto dall’uomo in quasi tutto il mondo, diventando poi il conosciuto e spietato predatore di fauna selvatica, in particolare di uccelli e mammiferi.

Nel già citato Rapporto dell’IPBES emerge inoltre che le specie aliene invasive, oltre a rappresentare una grave minaccia per la natura, la sicurezza alimentare e la salute umana, hanno per l’economia globale un costo di 423 miliardi di dollari all’anno, che quadruplica ogni decennio dal 1970. La bella notizia però è che in molti casi il fenomeno si può controllare, soprattutto con la prevenzione, attraverso una gestione efficace e degli approcci più integrati, mediante misure come ad es. la biosicurezza alle frontiere e i controlli rigorosi sulle importazioni. L’invito, dunque, rivolto ai governi è quello di investire nella gestione preventiva delle invasioni biologiche e di riservare maggiore attenzione agli allarmi degli esperti che mediante un’analisi del rischio, la cosiddetta “horizon scanning”, riescono ad individuare le specie ad alto rischio e naturalizzazione, come potenzialmente invasive, così da poter intervenire in tempo. Bisogna inoltre migliorare l’informazione mettendo a disposizione sistemi informativi aperti e interoperabili e rafforzare il coinvolgimento della popolazione, attraverso le campagne di citizen science. La regolamentazione è certamente importante, ma non può essere efficace se non è affiancata da una maggiore consapevolezza da parte dei cittadini: per questo motivo, è essenziale offrire un’informazione il più chiara ed esaustiva possibile, che evidenzi la gravità del problema.

Ciascuno di noi può contribuire infatti con il proprio agire consapevole a proteggere e tutelare la natura che ci circonda, in termini di sostenibilità e di difesa attiva, acquistando, ad esempio per le nostre aree verdi o come animali di compagnia, specie che non sono a rischio di causare impatti per la biodiversità.

Un esempio virtuoso di cittadinanza attiva è il “Progetto Procida” sviluppato nell’isola partenopea, diventata un laboratorio a cielo aperto, in cui mettere a punto strategie innovative per combattere la temuta zanzara tigre, specie aliena competente anche per la trasmissione del virus Dengue. La sperimentazione si basa sull’utilizzo di maschi sterili e prevede il coinvolgimento della popolazione che ha imparato a riconoscere le larve di zanzara e ad evitare ristagni idrici.

Nel nostro Paese, che vanta il più alto tasso di biodiversità in Europa, la biodiversità fa ancora fatica ad entrare nell’agenda dei decisori politici come azione prioritaria. È di pochi giorni fa la notizia dal Parlamento Europeo dell’approvazione della Nature Restoration Law, la legge che impone di stabilire e attuare misure per ripristinare almeno il 20% di ecosistemi da quelli terrestri a quelli marini, d’acqua dolce ed urbani ecc. entro il 2030. Un importante passo in avanti per la salvaguardia della biodiversità che si festeggia con un po’ di amaro in bocca per il voto contrario di alcuni paesi, tra cui l’Italia.

Per ulteriori approfondimenti alcune risorse sul tema:

https://www.specieinvasive.isprambiente.it

https://www.ipbes.net

https://www.ipbes.net/global-assessment

https://www.iucngisd.org/gisd/speciesname/Felis+catus