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IL GLIFOSATE: impatto ambientale di un inquinante “emergente”

by Redazione
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Oggi parliamo della problematica relativa al Glifosate, argomento molto attuale negli ultimi tempi per il suo impatto ambientale e per gli effetti sulla salute. Ne parliamo con Claudio Marro – Direttore Tecnico ARPAC

Innanzitutto, che cos’è il glifosate?

Il glifosate (o glifosato) è un diserbante o erbicida che agisce senza operare alcuna selezione. Proprio per questo è denominato “disseccante totale o secca tutto”. Trova ampia applicazione non solo in agricoltura ma in tutti i casi in cui le malerbe possono creare problemi, ad esempio per la circolazione di auto o strade, aerei, etc. In Italia, comunque, il Ministero della Salute, dal 2016, ha imposto limitazioni di uso (es. divieto di uso in acque vulnerabili, nelle aree di rispetto, nei giardini, aree ricreative e campi sportivi, parchi, etc.). Diciamo che il suo lavoro lo fa e lo fa molto bene ed è certamente uno dei diserbanti più efficaci e per questo il più utilizzato.

Perché tanta preoccupazione per il glifosate e non per altri diserbanti?

La preoccupazione cresce perché si sospetta che residui del fitofarmaco possano essere presenti in alcuni prodotti agricoli e/o alimentari. Per esempio, in Germania, in varie marche di birra, qualche anno fa, la concentrazione del diserbante ha superato il limite consentito dalla legge per l’acqua potabile. In verità, in Italia, secondo quanto riportato in un documento ufficiale del 2020, solo in un caso sono state ritrovate concentrazioni dell’erbicida superiori al livello massimo di residuo (LMR).

Quali sono gli effetti sulla salute?

Riferisco quanto dichiarato da autorevoli enti sanitari.

La IARC nel 2015 ha classificato il glifosate nel Gruppo 2°, ossia “Probabilmente cancerogeno per l’uomo”. Alcuni studi riferiscono che ci sono prove sufficienti per affermare che il glifosate provochi il cancro negli animali, mentre ci sono forti prove di genotossicità e forte correlazione tra aumento dei casi linfoma non-Hodgkin e l’esposizione al diserbante.

Invece EFSA nel 2022 ha definito “improbabile” il pericolo di cancerogenicità per l’uomo da parte del diserbante.

Infine l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA), nel 2022, pur confermando la classificazione dell’erbicida come sostanza pericolosa poiché causa gravi danni agli occhi ed è tossica per gli organismi acquatici, asserisce attraverso il comitato per la valutazione dei rischi (RAC) che, sulla base delle evidenze scientifiche disponibili, “la classificazione del glifosato come sostanza cancerogena, mutagena o reprotossica non è giustificata”.

In ogni caso l’EFSA ha stabilito una dose acuta di riferimento (DAR) per il glifosate pari a 0,5 milligrammi per chilo di peso corporeo. Inoltre, per ogni prodotto alimentare è previsto un livello massimo di residuo (LMR) di glifosate da intendere come tenore massimo di residuo di fitofarmaco che per legge può contenere un alimento o mangime al suo interno o sulla sua superficie. Per esempio, si va dai 20 mg/kg per l’orzo ai 10 mg/Kg per il frumento e a 1 mg/Kg per il mais.

Per le acque destinate al consumo umano il limite normativo per ciascun fitofarmaco (o pesticida), quindi anche per il glifosate ed i suoi metaboliti (AMPA e Glufosinato), è di 0,1 microgrammi/litro.

ARPAC fa dei controlli relativi al glifosate?

Certamente. I controlli riguardano i prodotti alimentari e le acque ad uso potabile, mentre su alcune matrici ambientali viene effettuata una sistematica attività di monitoraggio ambientale. ARPAC possiede un proprio laboratorio denominato Laboratorio Regionale Fitofarmaci e Micotossine che opera presso il Dipartimento ARPAC di Napoli, specializzato proprio per la ricerca di fitofarmaci, non solo negli alimenti ma anche nelle acque potabili e in diverse matrici ambientali quali le acque superficiali e le acque sotterranee. Dal 2024, tale laboratorio è dotato di una moderna e performante strumentazione capace di misurare il glifosate e il suo prodotto di degradazione (AMPA Glufosinato) a concentrazioni bassissime.

In ogni caso, il monitoraggio dei fitofarmaci nelle acque sotterranee e superficiali sul territorio della regione Campania è attivo dal 2002 con attualmente 103 punti di prelievo per le acque superficiali e 159 stazioni per le acque sotterranee. Per le acque ad uso potabile ARPAC effettua le analisi sui campioni prelevati dalle ASL ricercando i parametri previsti nei relativi piani sanitari.

Relativamente agli alimenti, l’Agenzia, secondo quanto previsto nel DPAR, effettua la ricerca del glifosate negli alimenti di origine vegetale e nei cosiddetti baby food prelevati dai tecnici sanitari delle ASL o a supporto degli Uffici di Sanità Marittima. Nell’arco del quinquennio 2019-2023 il glifosate è sempre stato ritrovato in concentrazioni inferiori al limite di determinazione.

Può sintetizzare i monitoraggi ambientali?

Sintetizzare non è facile ma ci provo. Mediamente, per le diverse matrici, ARPAC analizza annualmente quasi 300 campioni prelevati in proprio o consegnati da altri soggetti. Il Rapporto nazionale pesticidi nelle acque pubblicato da ISPRA nel 2022 riferisce a livello nazionale che, per quanto riguarda le acque superficiali, in 561 punti di monitoraggio (30,5% del totale) sono state riscontrate concentrazioni superiori ai limiti ambientali per i fitofarmaci in generale, la maggior parte dei quali ascrivibili al glifosate ed al suo metabolita AMPA. Nelle acque sotterranee, invece, 139 punti (il 5,4% del totale) hanno mostrato concentrazioni di fitofarmaci superiori ai limiti, imputabili soprattutto ad altri fitofarmaci (es. atrazina e suoi metaboliti) e in misura molto minore a glifosate e AMPA.

In regione Campania, nelle acque sotterranee i campioni con glifosate sopra soglia sono stati 2 negli ultimi tre anni su un totale di 251 campioni analizzati. Per le acque superficiali, invece, nel 78% (305/392) dei campioni analizzati viene superato il valore di SQA previsto per la soglia elevato, il che comporta un declassamento del relativo stato ecologico del corpo idrico, da elevato a buono.

Cosa si può fare per dare maggiore tranquillità ai cittadini?

Pur senza creare allarmismi, è sempre utile migliorare ed intensificare i controlli e i monitoraggi su questo fitofarmaco così come su altri inquinanti emergenti. Utile, però, potrebbe essere avviare un progetto pilota di sorveglianza sanitaria o di screening su un campione di popolazione, quale ad esempio gli agricoltori che fanno molto uso di fitofarmaci in generale (e di glifosate in particolare) così come potenziare le indagini ambientali sulle matrici più esposte (acque superficiali per esempio) e nei comprensori dove si registrano maggiori consumi del diserbante. Chiaramente tutto questo richiede risorse umane, strumentali ed economiche supplementari e la giusta determinazione per tutelare la salute e l’ambiente, senza alimentare preoccupazioni o creare inutile panico, ma indagando in maniera rigorosa, sia tecnicamente che scientificamente.

 

Per approfondimenti si rimanda all’articolo pubblicato sul magazine di ARPAC anno XX, n. 5 maggio 2024.