Il linguaggio del corpo è un linguaggio universale che parla a tutti, senza distinzione di età.
Al Teatro dei Piccoli nella Mostra d’Oltremare, la Compañía de Circo Eia, circo contemporaneo acrobatico e umano, ha presentato “InTarsi” in collaborazione col Teatro Le Nuvole e la band La Mescla.
Lo spettacolo inizia con l’intenzione di ricucire, da subito, la separazione tradizionale degli spazi scenici.
Un attore, che poi salirà sul palco, gioca con costruzioni di legno, appoggiandosi ad un tavolo in platea: quei mattoncini diventeranno, in un gioco di specchi, la scenografia dei quadri acrobatici presentati dagli artisti. Un legame visivo, concettuale ed ideale tra fuori e dentro, il quotidiano e lo spazio teatrale.
Quattro personaggi in scena, quattro atleti che attraverso un uso arlecchinesco di salti, piroette ed equilibrismi, propongono tematiche universali attraverso la gestualità.
Il riferimento alla maschera della Commedia dell’arte non è casuale. Sembra di stare in una piazza antica, in cui saltimbanchi d’eccezione raccontano la loro visione della vita ad un pubblico, composto anche da ospiti stranieri, che non ha bisogno di sovrastrutture, né di mediazioni linguistiche, ma legge, secondo i propri riferimenti culturali, quanto vede. I bambini ridono, i grandi vedono corpi abbracciarsi a significare l’amore e l’amicizia o lottare in duelli di alta tecnica circense. E’ la vita stessa che irrompe, mediata da una gestualità che come una danza eterna racconta di noi e dei nostri Intarsi.
Attiva dal 2009, la Compañía de Circo Eia (“si” in sardo, “élans imprevus accordés” in francese, “slanci imprevisti accordati” in italiano) nata da artisti del Cirque Vague, Circo de la Sombra, Le Grand Osim Orchestra e Celso y Frana, è oggi una delle compagnie circensi più interessanti d’ Europa, con riconoscimenti europei come il premio MAX 2017 (id. Premio Ubu) al miglior spettacolo rivelazione e premio speciale della giuria ai premi Zirkolika di Catalogna 2016
“Con questa creazione ci proponiamo di accompagnare lo spettatore ad immergersi in un mondo a lui familiare, un universo composto da porzioni di vita che tutti abbiamo avuto modo di conoscere, per condividere con noi un’esperienza umana.”
A conclusione, mi sembra necessario fare una riflessione sulla struttura che ha ospitato lo spettacolo. Il Teatro dei piccoli, spazio artistico e teatrale dedicato interamente alle nuove generazioni, giunto al terzo anno di vita grazie ad un progetto ideato e realizzato da alcune imprese culturali napoletane: Le Nuvole – Casa de Contemporaneo, I Teatrini e Progetto Sonora. La storia di questo spazio si interseca strettamente con la storia di Napoli: ideato nel 1939 in occasione della Mostra Triennale delle Terre d’Oltremare da Luigi Piccinato, il teatro non funzionò mai ed, anzi, andò distrutto a causa degli eventi bellici. Ricostruito ad opera di zietta Liù, su progetto degli architetti Delia Maione ed Elena Mendia, a partire dal 1952, venne utilizzato nel corso degli anni ’60. Agli inizi degli anni ’70 i locali furono consegnati in locazione, insieme ad altre strutture della Mostra, all’Università degli Studi di Napoli. In questi anni gli interventi manutentivi sono stati insufficienti ad evitare il deterioramento della struttura, aggravato da un rovinoso incendio sul finire degli anni ’70. E’ il 2008 a segnare l’autentica svolta nel percorso istituzionale volto al recupero del Teatro dei Piccoli in quanto struttura architettonica ma, ancor più, come sede di una programmazione permanente rivolta a bambini, ragazzi e giovani.
Accogliente, ampio e di forte impatto visivo nell’organizzazione degli spazi teatrali, è situato in una zona cara a molti napoletani: accanto allo Zoo e ad Edenlandia.
Ripercorrere quella via, passare davanti al bowling, riporta ad anni lontani, pieni di speranze di vita e di futuro che sembravano del tutto crollate con la rovina dei luoghi.
Il vedere quell’area ristrutturata, in fermento e proiettata, come una volta, verso le nuove generazioni, fa bene al cuore.
di Piera De Prosperis