Dopo aver esposto le argomentazioni retoriche a favore della guerra, l’autore della “Rhetorica ad Alexandrum”, elenca quelle da utilizzare da chi vuole che la guerra finisca e si giunga alla pace: “Così, riunendo questi e simili argomenti, e scegliendo quelli più adatti alle circostanze, non sarai a corto delle risorse necessarie per parlare al popolo sui temi della guerra e della pace”.
«Se invece tentiamo di impedire una guerra incombente, dobbiamo dimostrare prima di tutto che non c’è per essa nessuna vera giustificazione, o che i motivi di rancore sono insignificanti e trascurabili; poi dimostreremo che fare guerra non conviene, esponendo nel dettaglio i disastri che gli uomini subiscono a causa di essa. Inoltre, bisogna dimostrare che gli avversari hanno dalla loro parte quei fattori che in guerra favoriscono la vittoria: si tratta dei fattori appena enumerati.
Questi sono gli argomenti utili, quando si deve evitare una guerra incombente; se invece essa è già in atto, e tentiamo di farla finire, bisogna dire innanzitutto questo, nel caso che le persone cui ci rivolgiamo stiano vincendo: le persone sensate non devono aspettare di subire uno scacco, ma devono fare la pace, quando hanno la meglio. Poi si dirà che è nell’ordine delle cose il fatto che la guerra porti alla rovina anche molti di quelli che prevalgono, mentre la pace salva gli sconfitti, e fa sì che i vincitori godano dei beni per cui hanno combattuto. Bisogna anche parlare diffusamente dei numerosi e imprevedibili rivolgimenti che possono avvenire in guerra.
Con questi argomenti si deve dunque esortare chi ha la meglio in guerra a concludere la pace.
A coloro che hanno subìto degli scacchi militari, ci rivolgeremo invece invitandoli a considerare la situazione stessa; il fatto che non devono lasciarsi trascinare dall’ira nei confronti degli aggressori, indotti a ciò dalle loro disgrazie; i pericoli che sono derivati dal non aver stipulato la pace; e infine il fatto che è preferibile consegnare una parte dei loro beni a chi è potente, piuttosto che essere definitivamente vinti in guerra, e andare così in completa rovina insieme con i loro beni.
In breve, dobbiamo essere consapevoli di questo: solitamente tutti gli uomini pongono fine alle guerre che hanno intrapreso, quando capiscono che i loro nemici sono nel giusto, quando sono in disaccordo con gli alleati, o quando sono stanchi della guerra, o quando temono gli avversari, o hanno discordie interne.»
Retorica ad Alessandro, 1425a, 29-32. (Trad. Maria Fernanda Ferrini).