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La biodiversità e i suoi molteplici aspetti

by Antonella Loreto
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Dott.ssa Antonella Loreto, U.O. SO.AM. Direzione Tecnica Arpa Campania.

 

“Quando penso al concetto di biodiversità mi sorgono davanti agli occhi immagini idilliache di montagne incontaminate, di prati con una moltitudine di colori, di vegetali commestibili immersi nel verde e di stagni con mille piccoli mondi vitali costituiti da girini, anatre, piante acquatiche.” Così la scrittrice psicoterapeuta, Claudia Crivelli Barella, racconta la biodiversità e la sua bellezza, conferendole così un carattere ed una percezione principalmente estetica. Ma biodiversità significa anche altro…

Dobbiamo andare indietro nel tempo per risalire all’origine del termine biodiversità, coniato dall’entomologo americano Edward O. Wilson nel 1988, che ne ha sintetizzato e formalizzato proprio il concetto definendola come:

La varietà degli organismi a tutti i livelli, da quello delle varianti genetiche appartenenti alla stessa specie fino alla gamma delle varie specie, dei generi, delle famiglie e ai livelli tassonomici più alti; comprende anche la varietà degli ecosistemi, ossia la varietà delle comunità degli organismi presenti in un determinato habitat, e delle condizioni fisiche in presenza delle quali essi vivono”.

La biodiversità, quindi, sottintende la complessità delle interazioni degli organismi viventi nei sistemi terrestri e marini. Ad esempio, se in un bosco ci sono molte specie di alberi c’è una buona diversità forestale. Ma se in quel bosco ci sono diverse specie di alberi, arbusti, mammiferi, rettili, uccelli, insetti, funghi, muschi etc., e questi organismi interagiscono tra individui della propria specie e con le altre specie, l’insieme di tutti questi elementi ed interazioni costituisce la biodiversità di quel luogo.

L’importanza della biodiversità era in realtà già nota nel Medioevo, infatti San Tommaso D’Aquino scriveva: “Meglio avere una molteplicità di specie che una molteplicità di individui della stessa specie” riassumendo così il senso ed il valore immenso della biodiversità.  All’epoca del Medioevo risalgono anche i primi orti dei semplici, piccoli orti botanici in cui si coltivavano erbe medicinali per la preparazione dei “semplici”, cioè di quelle che erano definite le droghe grezze utilizzate a scopi farmaceutici. Uno dei più famosi ordini semplici è quello di Padova, ma anche a Napoli ne esisteva uno ed era organizzato nel cortile di Largo San Marcellino.

Circa 300 anni dopo la nascita degli orti dei semplici, George Evelyn Hutchinson in un brillante articolo intitolato “Omaggio a Santa Rosalia” fornisce la chiave di lettura per apprezzare perché esistono tante specie, affermando che le comunità molto diversificate hanno una maggiore capacità di persistere nel tempo rispetto a quelle comunità invece costituite da un minor numero di organismi. Quindi la diversità della comunità biologica condiziona la sua capacità di persistenza, ma non solo; infatti, una maggiore diversità di specie conferisce alle comunità maggiori capacità di adattarsi a nuovi contesti.

Finalmente nel 1992 il termine biodiversità è stato divulgato a livello mondiale, per la prima volta, nell’ambito del Vertice sulla Terra tenutosi a Rio de Janeiro in cui è stata adottata la Convenzione sulla Diversità Biologica dove si definisce la biodiversità così come noi la intendiamo oggi, ovvero la varietà e variabilità degli organismi viventi e dei sistemi ecologici in cui essi vivono, evidenziando che essa include la diversità a livello genetico, specifico ed ecosistemico. Questa varietà non si riferisce solo alla forma e alla struttura degli esseri viventi, ma include anche la diversità in termini di abbondanza, distribuzione e interazioni tra le diverse componenti del sistema. A seconda dei livelli a cui si riferisce infatti, si possono identificare tipologie differenti di biodiversità. Le principali sono tre: la diversità genetica, cioè la varietà dei geni all’interno di una determinata specie; la diversità di specie, misurabile in termini di numero delle stesse specie presenti in una determinata zona, e in base alla loro rarità o abbondanza in un territorio o in un certo habitat; la diversità di ecosistema, che definisce il numero e l’abbondanza degli habitat, delle comunità viventi e degli ecosistemi all’interno dei quali i diversi organismi vivono e si evolvono. Queste diverse tipologie di biodiversità sono strettamente interconnesse e si influenzano reciprocamente. La perdita o il deterioramento di una di esse può avere effetti negativi sulle altre tipologie e sulla salute complessiva degli ecosistemi. La biodiversità, oltre che per il suo valore intrinseco è importante anche in quanto fonte di beni, risorse e servizi, i cosiddetti servizi ecosistemici, che fornisce all’uomo e a tutte le comunità animali e vegetali.

Purtroppo, la biodiversità è in pericolo a causa di numerosi fattori, molti dei quali connessi ad attività antropiche, come ad esempio: la deforestazione, l’inquinamento, il riscaldamento climatico, la distruzione degli habitat e lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali. Questi fenomeni, se non controllati, possono portare alla perdita di interi ecosistemi con la varietà di organismi di cui sono composti. La conservazione della biodiversità è quindi diventata una priorità per garantire la sostenibilità ambientale e il futuro del nostro pianeta. Tra le azioni di conservazione sviluppate negli ultimi decenni per arrestare la perdita di biodiversità possiamo citare. la creazione di nuove aree protette e la conservazione di quelle esistenti; il contrasto alla deforestazione e all’impoverimento degli habitat; la lotta all’inquinamento dell’atmosfera, delle acque e del suolo. la promozione di pratiche agricole sostenibili e rispettose dell’ambiente. Molto spesso però tutte queste azioni vengono percepite dalla collettività come propagandistiche, generando spesso conflitti e malcontenti perché interpretate come inutili imposizioni. Niente di più sbagliato! A dimostrarlo un recente studio internazionale pubblicato sulla prestigiosa rivista Science, in cui attraverso un’analisi comparativa di 186 articoli scientifici, relativi a 665 interventi di conservazione, emerge chiaramente che conservare la natura funziona! In assoluto l’eradicazione e la gestione delle specie aliene invasive è risultata l’intervento di conservazione più efficace.

In conclusione, la biodiversità è vita, è la “soluzione” come enunciato nel recente Forum Nazionale della Biodiversità 2024 tenutosi a Palermo, per sua natura è multidisciplinare, è una ricchezza di tutti, chi non si riconosce nella biodiversità?  A noi il compito di preservarla così come specificato nella recente modifica dell’articolo 9 della nostra Costituzione, che ci invita ad un agire responsabile e consapevole anche nell’interesse delle generazioni future.