Aristotele pensa la democrazia come un sistema che mira alla libertà, e non solamente all’uguaglianza. E un aspetto della libertà della quale i democratici devono tener conto consiste nell’equa suddivisione del potere. Governo del popolo, ma con diritti aperti anche a chi del popolo non è parte. Da qui, un dibattito su pregi e difetti della democrazia.
«A questo punto abbiamo trattato di quasi tutti i temi che ci eravamo proposti. Gli argomenti successivi a quelli discussi sono i seguenti: da che cosa dipendono i cambiamenti delle costituzioni e quante e quali ne sono le cause; quali sono le ragioni della decadenza di ciascuna costituzione; da che cosa in che cosa si trasformano, e poi quali sono i fattori che ne assicurano la sopravvivenza, sia in generale sia nella specificità di ognuna; e da ultimo, quali strumenti in modo particolare assicurano il buon mantenimento di ciascuna costituzione. Prima di tutto bisogna assumere come punto di partenza che, se sono sorte molte costituzioni, lo si deve al fatto che, nonostante l’universale condivisione del principio del giusto e dell’uguaglianza proporzionale, questo non è stato rettamente applicato… Infatti la democrazia si è formata quando si è passati, dalla convinzione che tutti sono uguali per certi aspetti, all’idea che tutti sono uguali per tutti gli aspetti (siccome tutti sono parimenti liberi, tutti si credono assolutamente uguali); per contro, l’oligarchia ha tratto origine dal fatto che, dall’essere alcuni diversi per un certo aspetto, credono di esserlo per ogni aspetto (poiché certi sono disuguali nella ricchezza, sono convinti di esserlo in ogni senso). Ecco allora che gli uni, ritenendosi uguali, si arrogano il diritto di partecipare in ugual misura a tutti i beni; e invece gli altri, convinti della loro diversità, pretendono per sé sempre di più, essendo appunto quel “di più” il segno di questa diversità. Insomma, tutte le costituzioni hanno ragione su qualche particolare, ma in senso assoluto sono difettevoli. Per tale motivo, quando quelli dell’una e dell’altra parte condividono una costituzione che non è più conforme ai propri principi, ecco insorgere le sedizioni. (…) Ecco perché i cambiamenti prendono sempre due direzioni: talora contro la costituzione, per cambiare quella vigente in un’altra diversa (ad esempio, per passare dalla democrazia all’oligarchia o, viceversa, dall’oligarchia alla democrazia; oppure da queste due ad una forma di governo costituzionale o aristocratico; o da queste ultime a quelle); talaltra, non contro la costituzione in vigore, ma a favore del suo consolidamento, perché –sia essa un’oligarchia o una monarchia- vogliono che resti quella che è, purché sia in loro potere. Altre volte, però, il cambiamento può riguardare il più e il meno (così un’oligarchia può cercare di essere più esclusiva o meno, e una democrazia più democratica o meno, e lo stesso vale per le altre costituzioni, nel senso di una accentuazione o attenuazione dei propri poteri), oppure può volgersi al cambiamento di una qualche parte della costituzione, ad esempio istituendo una certa carica o abolendola. (…) Dappertutto il motivo di un’insurrezione è sempre la disuguaglianza, allorché ai disuguali non tocca in proporzione alle loro differenze perché, in genere, le sommosse sono suscitate da chi ricerca l’uguaglianza.»
Aristotele, La Politica, Libro V, 1301 a-b (trad. Roberto Radice e Tristano Gargiulo).