Caro Direttore,
ho avuto modo e piacere di leggere il tuo pezzo su come scegliere a chi dare il proprio voto l’8 e 9 giugno. Mi è parso un approccio molto razionale. Mi sono soffermato in particolare su questa frase: “Uno che ci conosce, insomma, e che poi ci renda conto.”
Ovviamente è una buona idea. Io, però, mi metto nei panni di chi, magari qui a Milano dove siamo tutti, chi più, chi meno, emigranti, non abbia nessuno in politica cui dare del tu. Ma veda solo volti su schermo e si trovi magari qualcuno nella buca delle lettere a ridosso del giorno del voto. Come decidere chi sia degno del proprio voto? Dopo più di dieci anni di lavoro nelle segreterie di tre onorevoli europei e svariati aspiranti tali, ho redatto una mia personale metodologia. La vorrei condividere con i vostri stimati lettori. Anche Napoli è una grande città con molti che non hanno amici a Bruxelles, dopotutto.
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Cercate chi in Europa ci andrà per davvero. Lo dici anche tu, è inutile votare i leader solo perché li conosciamo, se poi a Bruxelles ci andrà il primo dei non eletti. Votare un capopartito significa avere la certezza di aver buttato il voto. Meglio votare qualcuno che ci convince e magari non vincere, che votare Meloni o Schlein e avere la certezza di non vederle mai in Europa.
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Ascoltate bene: di che parlano? Se stessimo votando per il nostro paese o la nostra città, voteremmo mai un candidato Consigliere Comunale che parla dei problemi nazionali? Io direi di no: cercheremmo chi parla di marciapiedi e parchi, di raccolta di rifiuti e sicurezza dei nostri borghi. Per qualche strana ragione con l’Europa si fa il contrario: ci si annoia quando ci parlano di commercio tra stati, tariffe, confini e altre materie dell’Unione. E scegliamo chi parla di salari, farina di insetti e fine vita. Tutte materie degnissime, ma non di competenza europea. E questo punto si lega profondamente al successivo.
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Per carità, scegliete qualcuno competente. Il Parlamento Europeo è un posto dove, se sei competente, vai avanti. Se non lo sei vieni gentilmente messo in un angolo. Non ci si aspetta che un parlamentare sia competente in tutto. Ma se si candida vantando competenze, per esempio, nel mercato del lavoro allora dovete pretendere che la materia la sappia a menadito. Perché dovrà competere con le migliori menti del suo partito di tutto il continente. Competere per cosa? In Europa si assegna, per ogni partito, un dossier per ogni provvedimento. E poi il relatore più bravo, di maggioranza, porterà quel dossier al voto. Nell’opposizione funziona circa nello stesso modo. Se volete puntare su chi farà la differenza domandatevi: “Se eletto, il mio candidato del cuore vincerà mai una di queste gare?” Se la risposta è sì, la scelta è corretta.
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Avete più preferenze, usatele. Potete votare tre candidati, purché non tutti dello stesso genere. Non limitatevi a uno o una. Non ha senso. Per una volta che ci fanno scegliere…
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In ultimo: scegliete la presenza. Grandi imprenditori, grandi sportivi, gente che non ha mai fatto politica condivide uno stesso limite: non sapete se davvero a Bruxelles ci andrà. Magari andrà solo a Strasburgo, in plenaria. Ma in plenaria i giochi sono ormai fatti. Se volete contare, scegliete qualcuno che vada in commissione. Perché è là che la vostra vita viene influenzata.
In ogni caso, condivido con te, caro Direttore, l’invito: solo chi vota conta. Poco quanto si vuole, non discuto. Ma poco è sempre meglio di niente, no?