Ad aprire la lista della Lega, nel collegio Nord Ovest e dunque a Milano, non ci sarà il generale. Il quale, contrariamente a quanto riportato da parte della stampa, è eleggibile ovunque. Ma SARDONE Silvia Serafina detta NARDONE detta Silvia. Precorritrice del “chiamatemi col mio nome”, la giovane (perché in questo Paese fino almeno ai 90 anni si è tutti giovani) eurodeputata uscente l’ha spuntata sui rivali e sarà testa di serie. E nonostante quanto riportato dagli esperti o sedicenti tali intervistati, continuerà a poter essere validamente votata col suo nome. Se poi riceverà abbastanza voti per farcela non è facile a dirsi. La Lega non è più quella di cinque anni fa, come non lo è nemmeno più il mondo. Se la vedrà col generale, ultimo in lista, con Ciocca, l’uomo che usava le scarpe per far sapere il proprio dispiacere all’UE, e con Isabella Tovaglieri. I posti sono solo due. Tutto un altro mondo.
Allo specchio di questa Lega in caduta libera c’è una sinistra emergente, Alleanza Verdi Sinistra, che a Sardone/Vannacci contrappone Ilaria Salis. Mossa rischiosa, perché si fonda sul gambetto di Regina. Tattica che negli scacchi prevede il sacrificio di un pedone per un guadagno strategico in termini di posizioni. Solo che in questo caso il pedone è in un carcere ungherese e se il calcolo dovesse essere sbagliato pagherebbe un prezzo molto alto. Quella sinistra, che a Milano reca ancora l’impronta di Pisapia (europarlamentare indipendente, in quota PD, uscente e non rientrante), non ha oggi lo stesso fascino di un tempo. Chissà se faranno il 4%, chissà se salveranno la Regina.
Già che ci siamo, il PD schiera l’argenteria con una lista obiettivamente molto, molto forte. Milano è un bastione di preferenze e avrà al suo interno nomi di qualità. Da Fiano a Cecilia Strada, dall’assessore Milanese e aspirante Sindaco Maran agli uscenti Benifei e Tinagli. Una lista certamente competitiva e non di impronta Schlein. Una curiosità: correrà anche qui il deputato Zan, che però è padovano e, che mi risulti, a Padova vive e opera. Talvolta il brand è più importante del territorio.
I Cinque stelle correranno con persone certamente validissime. Di cui chi scrive e una stragrande maggioranza dell’elettorato non sanno nulla. Comunque certamente brava gente.
Qualche incertezza sul fronte di Fratelli d’Italia c’è stata, invece, quando il capogruppo del Comune di Milano, Riccardo Truppo, ha dovuto fare un passo indietro in nome di un ribilanciamento dei territori. Lui ha accettato con molto spirito di servizio, ma la cosa non è passata inosservata. Corrono per l’area milanese nomi importanti come l’uscente, e storico militante, Carlo Fidanza e l’ex assessore regionale Mario Mantovani. Accomunati da un paio di vicende giudiziarie imbarazzanti, dalle quali sono entrambi usciti. Non necessariamente indenni, ma comunque a uscirne ne sono usciti. Il dubbio è chi, tra la base di Fidanza e la fitta rete di rapporti di Mantovani, arriverà primo. In ogni caso il partito punta a triplicare gli eletti.
Chi dubbi non ne ha avuti è Forza Italia, che dopo aver ricevuto disinteressati consigli sull’inopportunità di candidare Formigoni (prontamente ascoltati), corre a ranghi serrati dietro il duo Tajani-Moratti. Contando che il Ministro degli Esteri rinunci al prestigioso incarico di eurodeputato, la battaglia è sul terzo posto e i due contendenti maggiori sono Paolo Damilano, torinese già candidato sindaco, e Massimiliano Salini, deputato europeo uscente. Una sfida che sulla carta dovrebbe agilmente vincere il secondo ma che, viste le divergenze in area Comunione e Liberazione da cui Salini proviene (un grosso pezzo è passato in FdI), potrebbe essere più aperta del previsto.
Chiudiamo la rassegna con i partiti centristi che schierano i tre leader: Calenda, Renzi e Bonino. E ricordiamo a scanso di querele che Renzi, a differenza di chiunque altro nella sua posizione e di tutti gli altri i suoi competitor diretti, in Europa lui ci andrà. Lo ha detto e già ha minacciato querela per chi mostrava dubbi, pertanto noi non ne mostreremo alcuno e siamo certi, dovesse prenderci un colpo secco, che lui se eletto a Bruxelles ci andrà. Una curiosità di colore: Calenda nella lista Siamo Europei-Azione candida Bruno Tarfusser, il procuratore che ha dato impulso alla riapertura del processo a Rosa e Olindo Bazzi condannati per la strage di Erba.
In generale, e mi si scuserà per il banale gioco di parole, l’elettorato milanese stavolta ha poco di cui lamentarsi: scelta ampia e di qualità sui candidati, sui programmi, sulle visioni politiche. C’è solo da augurarsi che si scelgano persone che, pur di qualità, a Bruxelles ci vadano davvero…