Docente di economia politica, Valeria Termini fu nominata, nel 2000 nella Commissione per la definizione dei “Millennium Development Goals”: gli obiettivi del millennio – dallo sradicamento della povertà, all’educazione primaria universale – che si sarebbero dovuti raggiungere entro il 2015.
«Per la terza volta nella storia, una rivoluzione energetica cambia il mondo. Incide radicalmente sulla traiettoria della crescita, modifica l’organizzazione dell’industria e la vita quotidiana degli abitanti del pianeta, altera gli equilibri geopolitici: apre così una nuova fase nel capitalismo del XXI secolo.
La prima grande trasformazione energetica, è noto, risale al carbone, che avviò la rivoluzione industriale in Inghilterra; poi fu la volta del petrolio, grazie al quale si annullarono le distanze geografiche con la rivoluzione nei trasporti, mentre i prodotti della nuova industria petrolchimica entravano nelle case e nell’industria, introducendo la plastica, fertilizzanti agricoli, nuovi medicinali e persino nuovi alimenti.
Ogni volta che il nucleo centrale dei paesi del sistema capitalistico ha dovuto affrontare una vulnerabilità dalle fonti energetiche ritenuta troppo destabilizzante, si è avuta una trasformazione energetica inarrestabile, più o meno governata dalle potenze egemoni del periodo. L’era del carbone si esaurì all’inizio del Novecento con l’innovazione tecnologica che permise di superare la conflittualità e gli scioperi dei minatori e dei portuali; nel nuovo millennio si è avviata la fine dell’era del petrolio con l’inasprirsi della forza negoziale dei paesi produttori.
Oggi sono le nuove fonti rinnovabili, inesauribili e disponibili localmente – sole, vento, maree, geotermia, biomasse -, a cambiare il quadro: insieme alle innovazioni tecnologiche nel dominio digitale e all’uso di nuovi materiali generano una discontinuità con il passato. Promettono un mondo migliore, più democratico e pulito: prospettano un freno al riscaldamento del pianeta, intossicato dai combustibili fossili dopo la rivoluzione industriale e oggi dallo sviluppo industriale dei paesi emergenti; disegnano scenari più democratici, grazie alla produzione autonoma di elettricità “pulita” che rende partecipi e responsabili i cittadini dei paesi avanzati, produttori diretti dell’elettricità che consumano con pannelli solari e pale eoliche; fanno intravedere nuovi servizi grazie alla tecnologia digitale, che consente di costruire reti elettriche intelligenti e di fornire piattaforme pubbliche in “eco-città”, a beneficio dei cittadini e dell’ambiente. (…) Le nuove fonti prefigurano anche un cambiamento profondo negli equilibri geopolitici, dopo il secolo del petrolio e i disastri provocati alle popolazioni locali per il controllo delle risorse da un Occidente dipendente dal petrolio per la crescita, spesso colluso e altre volte in conflitto con gli autocrati degli Stati produttori di petrolio.
Da ultimo, la trasformazione energetica entra nella grande competizione del XXI secolo tra Stati Uniti e Cina per conservare gli uni e conquistare l’altra una posizione di egemonia negli equilibri globali. La tesi avanzata nel libro è che la trasformazione energetica rafforza la Cina, che ha acquisito una posizione preminente nell’intera filiera delle fonti rinnovabili, dal controllo delle risorse naturali – le cosiddette “terre rare” – alla frontiera tecnologica per la produzione delle componenti industriali di energia solare ed eolica… Dalla grande trasformazione, infatti, derivano luci e ombre, non solo le promesse di un mondo migliore. Le dinamiche che si attivano investono tutti i campi dell’economia, della politica, dell’ambiente, della scienza, dell’immaginario collettivo, di comunità che iniziano a percepire l’urgenza del cambiamento e sono impreparate a governarlo.»
Valeria Termini, Energia. La grande trasformazione.