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Lo scenario strategico per i porti meridionali nel sistema Mediterraneo. 3

by Pietro Spirito
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Terza parte della relazione del prof. Pietro Spirito al convegno “Le infrastrutture di trasporto: inventare il futuro”, organizzato a Roma dalla Fondazione Astrid.

 

 

 

3. Gli assi di intervento prioritari per i porti meridionali

Alla base di un disegno strategico così lacunoso sul sistema portuale italiano esiste una carenza di visione geopolitica e geo-economica, unita alla divaricazione tra politica industriale e politica della logistica, che è stata una delle grandi debolezze che hanno caratterizzato gli interventi di industrializzazione del Mezzogiorno nel corso dei decenni successivi alla Seconda guerra mondiale.

Per l’intera Unione Europea la partita dei prossimi due decenni si giocherà nel Mediterraneo: un quarto dei traffici marittimi mondiali transitano nel Mare Nostrum, all’interno del quale la Cina ha posizionato le due pedine strategiche di posizionamento nel porto del Pireo e nei porti del Nord-Africa.

Dal punto di vista militare la Russia e la Turchia stanno progressivamente incrementando la propria sfera di influenza mediante il ricorso ad una presenza militare sempre più visibile, dalla Siria alla Libia. L’Unione Europea non potrà mai aspirare ad un ruolo nel confronto tra le grandi potenze se non sarà in grado di imporre il proprio punto di vista in casa sua, vale a dire nel sistema mediterraneo.

L’Italia potrebbe – e dovrebbe – svolgere questo ruolo, assieme a Francia, Spagna, Grecia. Il Next Generation EU prevedeva non soltanto azioni nazionali dei singoli Stati membri, ma anche interventi trasversali di diverse Nazioni sui temi strategici di interesse comune.

Che a nessuno sia venuto in mente di costruire un disegno di consolidamento e di sviluppo per il Southern Range mediterraneo è sintomo di una grave debolezza strategica del pensiero comunitario. Nulla si dice inoltre, nel PNRR, sulla necessità strategica di potenziare i collegamenti delle autostrade del mare tra la sponda nord e quella Sud del Mediterraneo, così come è stato fatto nel Nord Europa, dove questi collegamenti sono finanziati con risorse comunitarie. Sarebbe nell’interesse comunitario intessere una rete fitta di collegamenti marittimi nello spazio mediterraneo, per contrastare l’egemonia cinese.

Le connessioni, oltre alle infrastrutture, giocano un ruolo di assoluto primo piano nella politica commerciale internazionale, perché determinano opportunità di scambio che possono modificare anche la mappa delle relazioni internazionali dalla quale dipende il confronto concorrenziale tra i grandi blocchi economici.

Si rischia di perdere una grande occasione di coesione e sviluppo che riguarda non solo l’Italia, ma l’intera Europa. Nello spazio economico mediterraneo si gioca una delle partite decisive per il posizionamento geostrategica in un mondo che sarà caratterizzato da una globalizzazione sempre più di natura regionale.

La principale innovazione contenuta nella ultima versione del PNRR riguarda lo stretto legame che si costruisce tra piano degli investimenti e riforme per la modernizzazione. Sin dall’inizio questo principio costituiva un pilastro nelle linee guida del Next Generation EU.

Resta innanzitutto la necessità di allargare la vista, e di considerare il futuro della portualità italiana all’interno di un orizzonte più vasto, connettendola al rilancio industriale, alla logistica, al ridisegno delle relazioni internazionali. Non si tratta solo di costruire infrastrutture. È necessario costruire, ed implementare, una visione condivisa.

E non dobbiamo nemmeno dimenticare che l’economia nazionale continua ad essere caratterizzata da una componente di produzione sommersa ed illegale. I porti rispecchiano anche queste antiche distorsioni del nostro Paese, anche e soprattutto nel Mezzogiorno. Ed i porti italiani, anche quelli meridionali, si caratterizzano per tutta una serie di traffici illegali: dal traffico di armi a quello della droga, dalle esportazioni di rifiuti pericolosi alle importazioni di prodotti contraffatti.

Il combinato disposto di questi due mali conduce alla marginalizzazione dell’Italia e del suo Mezzogiorno. Le ingenti risorse che l’Unione Europea ha deciso di investire in Italia servono proprio a riscrivere i meccanismi di funzionamento del sistema. I prossimi passi sulle riforme saranno davvero decisivi.

Occorre un senso di urgenza e di discontinuità che non si riesce ancora ad affermare. Restiamo per buona parte ancora prigionieri delle visioni del passato, che hanno generato la lunga stagione del declino industriale, logistico ed economico del Mezzogiorno. Serve più coraggio e più innovazione. Ripercorrere i sentieri già tracciati può implicare solo la riscrittura di una telenovela che già abbiamo conosciuto. Comprendere la centralità della portualità meridionale per il rilancio dell’economia italiana costituisce una delle sfide alle quali è chiamato non solo il PNRR, ma il disegno strategico dell’economia italiana per il futuro.