L’ultimo secolo ha visto cambiamenti epocali: la trasformazione della società di classe in società di massa, l’accentuarsi del legame fra scienza e tecnologia, le Guerre Mondiali, i sistemi totalitari, l’accelerazione digitale. La filosofa ungherese, allieva di György Lukács, ne analizza una delle conseguenze riattualizzando il concetto di verità nella sfera politica.
«Ho fatto riferimento a menzogna e disinformazione che possono entrambe impedire ai soggetti di formarsi un’opinione politica corretta. Cos’è la menzogna e cosa la disinformazione? Chi può mentire e chi disinformare?
Per rispondere in generale a queste domande, si deve dire che chiunque partecipi al dibattito politico può mentire e diffondere disinformazione. Se ci chiediamo quali bugie e informazioni scorrette abbiano il maggior peso in politica, la risposta normalmente è: quelle dei politici, dei giornalisti, degli esponenti del clero. Le ragioni sono almeno due.
In primo luogo si presuppone che tutte queste categorie posseggano la più grande autorità in materia di verità e falsità. Le persone possono fare affidamento sulla loro opinione e il loro giudizio più che su quelli di altre categorie. In secondo luogo, che è legato al primo, siccome hanno accesso alle fonti di informazione, esse conoscono meglio ciò che accade, hanno anche una certa competenza di questioni pratiche e una certa esperienza politica.
Le aspettative del pubblico di solito non sono errate. È per questo che le responsabilità di politici, giornalisti, membri del clero sono più pesanti di quelle di chiunque altro. Al tempo stesso, il pubblico può essere indotto completamente in errore se le categorie sopra menzionate vengono meno alle loro responsabilità, diffondendo menzogne e disinformazione.
Ma cos’è, ancora una volta, una menzogna e cosa la disinformazione? Di solito parliamo di menzogna nel caso in cui qualcuno conosce la verità in merito a un determinato argomento, ma poiché è nel suo interesse non dichiararla, decide di dire il contrario. Questa concezione (dire deliberatamente il falso per il proprio piacere, interesse o per autodifesa) è tipica della vita quotidiana ed è anche una di quelle che dominano nella sfera del diritto. È presente anche in politica, ma in maniera molto più complicata.
Nella sfera del diritto viene chiesto di dire tutta la verità e nient’altro che la verità. In quella della politica non è permesso dire il contrario della verità, ma è comunque possibile non dirla tutta. Se una persona o un’istituzione che detiene autorità dica il vero oppure ometta qualcosa è questione di giudizio, che dipende anche da circostanze, funzioni, prospettive o altro. Lo stesso può in effetti accadere nella vita ordinaria… Ma cosa accade se qualcuno afferma sinceramente di dire la verità? Bisogna sempre accoglierla come verità? Ciò che ci è familiare nella vita ordinaria è tipico anche della sfera politica. Uomini politici, giornalisti, membri del clero ecc. possono fuorviare le persone senza mentire, senza dire pubblicamente il contrario di ciò che ritengono sia vero. Possono anche fuorviare gli altri affermando con sincerità ciò che ritengono vero. Anche la gente comune può mentire a sé stessa, ma in ogni caso non induce altri in errore. I soggetti che, meritatamente o meno, detengono il potere, possono, mentendo a sé stessi, fuorviare gli altri e quindi ingannarli, mentre questi credono che loro siano in buona fede.»
Ágnes Heller, La verità in politica.