I dati sono allarmanti: 26 gli episodi di aggressione contro gli insegnanti in tutta Italia dall’inizio del 2018; l’ultimo video di minacce ad un insegnante con frasi del tipo Ti sciolgo nell’acido.
Cose da rabbrividire, che non ti aspetti neanche nel più truculento episodio di Gomorra. Ma non è una fiction: è la realtà della scuola italiana oggi. Sulla quale hanno riflettuto in maniera sistematica, soprattutto ogni volta che l’opinione pubblica è stata messa di fronte alla questione scuola, pedagogisti, sociologi, addetti ai lavori. Tutti pronti ad una lamentazione funebre sull’istituzione culturale in Italia, sulla fine del ruolo educativo degli insegnanti, sulla protervia dei genitori.
Non c’è dubbio che il sistema scolastico abbia bisogno di attenta riflessione, senza riforme epocali che ne stravolgano ancora una volta la struttura. Non c’è dubbio che il carisma dell’insegnante, la sua capacità di incidere sulle coscienze, sia in netto declino. Non c’è dubbio che i genitori difendano le loro creature, spesso ormai figli unici, in un’Italia in inarrestabile calo demografico, con le unghie e con i denti (in senso letterale!).
Tuttavia, bisognerebbe fare qualche considerazione in più sui video che sono rimbalzati in maniera rapidissima sui telegiornali e le testate on-line.
Manca innanzitutto il contesto: di che classe stiamo parlando, di quale istituto, cosa sta facendo il professore? Le risate di fondo sembrano avallare l’ipotesi che si tratti di un teatrino, uno sketch ad uso e consumo della rete.
Esistono siti, come ScuolaZoo, in cui si pubblicano video il cui filo conduttore è la presa in giro dei docenti. “E tu magari ti sei fatto il c. e ti mette insufficiente” è la frase che compare sulla pagina twitter del sito. Avere il proprio minuto di notorietà, contare quanti like si ricevono, essere sulla rete, essere… Questa è la molla che ha, probabilmente, spinto i ragazzi di Lucca e quelli degli altri famigerati 26 episodi di aggressione.
Probabilmente alla luce della risonanza mediatica che l’episodio ha avuto ce ne saranno tanti di più, cannibalizzati dai media che sono più che mai alla ricerca di una notizia straordinaria, specie ora che la politica langue.
E’ colpa del web se tali episodi, sempre esistiti e che dovrebbero essere valutati nell’ordine e nel silenzio di una gestione autorevole (e perché no?) autoritaria dei dirigenti scolastici, vengono alla luce e si rifrangono in mille piccoli specchi. Ci troviamo nella stessa situazione emotiva del periodo in cui Jihadisti postavano i loro atroci video di teste mozzate. Fu il periodo di maggiore fulgore dell’Isis e anche in quel caso il web amplificò in maniera esponenziale fatti di guerra che è di per sé atroce, senza bisogno di effetti speciali.
L’informazione non dovrebbe ricercare lo scoop ma svolgere quel ruolo deontologicamente corretto che le compete: verificare le fonti, porsi il problema etico della diffusione, quindi procedere. Altrimenti il bullismo contro i professori, che sicuramente esiste, ma che, in varie forme, è sempre esistito, diventerà una piaga sociale davvero difficile da sanare.
di Piera De Prosperis