fbpx
Home Ambiente Commissione d’inchiesta sui rifiuti. I risultati

Commissione d’inchiesta sui rifiuti. I risultati

by Lucia Severino
0 comments

Forse non tutti sanno, crediamo solo gli addetti ai lavori, che la “Commissione Parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati” ha approvato lo scorso 28 febbraio la sua “Relazione conclusiva”. Anzi, pensiamo che non molti conoscessero addirittura l’esistenza di questa Commissione, istituita con una legge del gennaio 2014., spesso definita commissione ecomafie.

Ciò non toglie che l’argomento trattato sia dolorosamente sentito in tutta Italia e soprattutto nella nostra regione e che sia, purtroppo, di strettissima attualità. Per questo motivo riteniamo utile, e per un giornale come il nostro quasi doveroso, informare analiticamente e criticamente sui risultati raggiunti dalla Commissione, in un’ottica divulgativa, confrontandoci e facendo intervenire esperti a vario titolo del settore.

Non sarà un lavoro facile. La sola relazione conclusiva conta 219 pagine, quella sulla regione Campania 691. Le altre relazioni territoriali e le relazioni tematiche, migliaia. Le pagine di documentazione acquisita dalla Commissione sono oltre 560.000.

Bisogna quindi fare delle scelte e selezionare il materiale da studiare. La Commissione ha ripartito l’inchiesta tra approfondimenti a carattere tematico e territoriale, preceduti da un “quadro generale”.

Noi tratteremo:

  • alcuni aspetti del quadro generale;
  • alcune relazioni tematiche e precisamente: rifiuti radioattivi – “conclusioni”; verifica dell’attuazione della L. 68/2015 in materia di delitti contro l’ambiente – “estratto conclusioni”; bilancio sociale – “estratto presentazione/premessa”; incendi negli impianti di trattamento rifiuti – “valutazioni della Commissione”; mercato del riciclo – “conclusioni”; tassa sui rifiuti – “conclusioni”;
  • la sola relazione territoriale sulla regione Campania, nel testo integrale e nelle “considerazioni finali”.

Anche così è una quantità di roba e procederemo a puntate, a più firme, in un percorso informativo di lungo periodo, per quanto possibile snello e agile.

Ma vediamo subito cos’è questa commissione parlamentare d’inchiesta. L’articolo 82 della Costituzione dice che ciascuna Camera può disporre inchieste su materie di pubblico interesse e aggiunge che la Commissione d’inchiesta procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria. Nel nostro caso è una commissione bicamerale, deputati e senatori insieme, istituita per la durata della XVII legislatura, secondo una prassi ormai consolidata per la quale da almeno 5 legislature esiste una commissione analoga.

La legge istitutiva parla di indagini per far luce su tutta una serie di attività illecite variamente connesse con i rifiuti, con esplicito riferimento alle associazioni mafiose, specificando che la Commissione non può adottare provvedimenti attinenti alla libertà personale, fatto salvo l’accompagnamento coattivo. Parliamo dunque di indagini penali vere e proprie, non di un’inchiesta scientifica, di uno studio, di una raccolta di dati.

Non conosciamo i risultati, per così dire, “giudiziari” di queste indagini e, in definitiva, non rappresentano ai nostri fini una priorità, però è singolare che da trent’anni esista una sorta di magistrato aggiunto che non sembra aver mai inciso in maniera determinante, almeno sul piano repressivo.

Evidentemente l’impostazione è più politica. Acquisire elementi di conoscenza e valutazione per orientare l’attività legislativa, offrendo un giudizio anche complessivo sullo stato dell’arte e sull’operato delle amministrazioni a vario titolo coinvolte.

Anche sotto questo profilo, però, pur scontando il fatto che il Parlamento non è vincolato agli atti della sua Commissione, l’attuale quadro normativo di riferimento, come vedremo, non offre le risposte di impostazione e programmatiche necessarie.

Detto questo, resta il valore di un approfondimento importante che va raccontato alla gente perché si faccia un’opinione più precisa della realtà nella quale vive.