Non era un pesce d’aprile. Lo smart working di diritto per i lavoratori fragili e i genitori con figli fino a 14 anni nel settore privato è terminato, come previsto, il 31 marzo 2024, senza proroghe. E’ accaduto sotto traccia, senza che se ne sia parlato in modo diffuso. Dal primo aprile si torna alle regole ordinarie per il lavoro agile, con le specifiche regole per i dipendenti privati e con le linee guida nella pubblica amministrazione per quelli pubblici.
I datori di lavoro pubblici e privati, a fronte delle richieste di smart working, valuteranno la concessione in base alle esigenze organizzative e, nel caso, daranno priorità ai genitori con figli fino a 12 anni o disabili, ai dipendenti con disabilità grave e ai caregiver. Se un’azienda privata non applica il lavoro agile, tuttavia, non avrà alcun obbligo di riconoscerlo neppure alle categorie prioritarie.
Per i dipendenti pubblici saranno applicate le raccomandazioni della Direttiva Zangrillo sul Lavoro Agile dello scorso dicembre 2023. Tuttavia, non è più prevista alcuna forma di lavoro agile garantito per legge. Va comunque osservato che questa forma di imposizione pandemica non ha trovato fiere opposizioni come l’obbligo vaccinale. Non è stata considerata una modalità di conculcare la libertà individuale di recarsi sul luogo di lavoro.
Lo smart working esce dunque definitivamente dal regime emergenziale. A determinare questo importante cambio di passo nel lavoro agile è stata la bocciatura dell’emendamento dal Decreto Milleproroghe, che avrebbe dovuto, almeno teoricamente, estendere la possibilità di usufruire dello smart working nel settore privato per i lavoratori con figli minori di 14 anni. E per i lavoratori fragili, per i quali deve esserci anche la certificazione medica.
Nel privato dal 1° aprile la disciplina del lavoro agile è affidata ai contratti aziendali. Verrà meno qualsiasi criterio di priorità nell’accesso al lavoro agile, il cui svolgimento potrà essere negato o concesso dal datore di lavoro in funzione delle proprie esigenze.
Torna a essere centrale, insomma, l’accordo tra datore di lavoro e dipendente. Ma il lavoro agile è considerato sempre più un fattore di attrazione per un’impresa, intenzionata ad attrarre e mantenere talenti. E sono molte le realtà produttive in cui la disciplina del lavoro agile è stata demandata ad accordi collettivi aziendali che definiscono i giorni in cui i dipendenti lavorano in presenza e quelli in cui lavorano da remoto.
Per poter continuare a utilizzare lo smart working è necessario che venga sottoscritto un accordo individuale tra il datore di lavoro e il dipendente, così come è previsto dall’articolo 19 della Legge n. 81/2017. Nessuna categoria di lavoratori potrà accedere al regime semplificato: in altre parole, non sono previste vie brevi e non è possibile passare al lavoro agile senza un accordo.
Questo cambio di passo non comporta la perdita delle tutele per i lavoratori fragili. Volendo sintetizzare al massimo, si può affermare che vengono semplicemente uniformate le regole. Devono essere effettuate, quindi, tutte le comunicazioni di attivazione: l’operazione deve essere effettuata in via telematica, utilizzando il canale ordinario. In caso contrario scattano delle sanzioni.
Secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, nel 2023 sono stati oltre 3,5 milioni i lavoratori da remoto in Italia, in leggera crescita rispetto al 2022 e in aumento del 541% rispetto al pre-Covid. L’incremento riguarda soprattutto le grandi aziende, dove quasi un lavoratore su due ormai lavora in modalità agile almeno un giorno alla settimana. Per molti settori la pandemia da Covid-19 ha inaugurato di fatto una nuova era, con il lavoro agile che è stato disciplinato nei contratti collettivi stipulati a livello nazionale.
Vedremo come si assesterà questo dato a valle della fase emergenziale legata alla pandemia. Pare ormai ragionevole sostenere che si è rotto un tabù e che il lavoro non è più esclusivamente legato alla presenza sul luogo fisico dell’azienda. Andrà capito anche come evolverà questo tema tra lavoro privato e lavoro nelle pubbliche amministrazioni.