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LE CITAZIONI: Napolitano, Maurizio Pollini e l’impegno

by Ernesto Scelza
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Grande interprete del pianoforte, Maurizio Pollini non ha mai smesso di testimoniare il suo impegno politico e civile. Ha portato la sua musica tra il popolo – è stato detto – tra i lavoratori in lotta e nelle fabbriche occupate. È stato “divisivo”, hanno scritto sulla stampa di destra; “un poeta del pianoforte” l’ha definito il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Questa è la testimonianza di un altro Presidente, Giorgio Napolitano, nella sua autobiografia politica.

«… avendo fatto cenno alla guerra americana contro il Vietnam del Nord, voglio richiamare l’attenzione sul vastissimo impatto di opinione che ebbe quella vicenda, vissuta anche in Italia non dai soli comunisti con forte emozione e senso di solidarietà verso il popolo vietnamita. Parlo ora dell’impatto nel mondo della cultura. Ne fu investito perfino lo spazio, così lontano dalla politica, della vita musicale: valga, più di ogni altro, l’episodio che ebbe per protagonista il già celebre pianista Maurizio Pollini. Il 19 dicembre del 1972, egli era per un concerto alla molto tradizionale Società del quartetto di Milano, e prima di iniziare il suo recital tentò di leggere un breve documento di protesta contro i bombardamenti americani sul Vietnam; ne nacque un pandemonio, Pollini lasciò la sala senza eseguire il programma. In gennaio, si tenne al Teatro Comunale di Bologna un concerto di Pollini, nel segno della “denuncia degli orrori della guerra nel Vietnam”: e fu un trionfo, ero lì anch’io insieme con il sindaco Renato Zangheri. Nello stesso tempo molte decine di musicisti illustri, da Claudio Abbado a Vittorio Gui e Gianandrea Gavazzeni, da Goffredo Petrassi a Luciano Berio, da Roman Vlad a Luigi Nono sottoscrissero un documento sul “caso Pollini” per ribadire come “gli operatori musicali non intendessero rinunciare in nessun momento ai propri diritti civili e democratici”, tanto meno in “momenti straordinariamente gravi” come disse lo stesso Pollini.

In quegli anni seguivo, grazie alla collaborazione di Luigi Pestalozza, il moto di rinnovamento che si manifestava anche nel mondo musicale; seguivo in particolare le iniziative degli esponenti di quel mondo a noi più vicini, Luigi Nono, innanzitutto, e con lui Maurizio Pollini e Claudio Abbado, che erano strettamente legati all’attività della Scala allora guidata da Paolo Grassi (fino a poco prima straordinario animatore, insieme con Giorgio Strehler, del Piccolo Teatro di Milano). Era in discussione – nel clima del Sessantotto e del dopo-Sessantotto – anche la caratterizzazione di storiche istituzioni come i teatri d’opera, e il Pci si adoperava per una riforma che ne aprisse le porte a un pubblico più ampio, a una platea sociale nuova.»

Giorgio Napolitano, Dal Pci al socialismo europeo. Un’autobiografia politica.