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L’Europa verso Ursula 2?

by Pietro Spirito
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Ph. Governo.it

 

Ursula Gertrud Albrecht, coniugata von der Leyen, è diventata presidente della Commissione europea dal 1º dicembre 2019 e membro della CDU. Dopo essere stata ministra di vari dicasteri durante il cancellierato di Angela Merkel tra il 2005 e il 2019, essendo l’unica ad aver prestato servizio ininterrottamente da quando la Merkel è diventata cancelliera, il 2 luglio 2019 è stata designata dal Consiglio europeo alla carica di presidente della Commissione europea.

Il Parlamento europeo ha dato seguito a tale nomina il 16 luglio, eleggendola con 383 voti favorevoli, 327 contrari, 22 astensioni e una scheda nulla. Ursula von der Leyen è stata inclusa nelle 100 persone più influenti dal Time nel 2020 e di nuovo nel 2022, ed è stata nominata la donna più potente del mondo da Forbes nel 2022.

Presentando le priorità della sua Commissione, von der Leyen si è sotto diversi punti di vista differenziata dal predecessore Jean-Claude Juncker, spostando la centralità dell’interesse politico dalle questioni finanziarie e migratorie ai temi della transizione energetica, della tutela dell’ambiente, dell’innovazione tecnologica e della sovranità economica.

In relazione ai primi due punti, von der Leyen si è impegnata a guidare la realizzazione di un ampio piano denominato “Green New Deal”, e in un documento presentato a dicembre 2019 ha indicato le sue priorità nell’obiettivo di “rendere l’Europa il primo continente neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050, stimolando l’economia, migliorando la salute e la qualità della vita delle persone, prendendosi cura della natura e migliorando l’ambiente”.

Sul fronte tecnologico, invece, la Commissione von der Leyen, principalmente per mezzo del lavoro della Commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager e del collega deputato all’Industria Thierry Breton, si è impegnata ad aumentare il grado di autonomia dell’Europa nel mondo digitale e nel settore dell’intelligenza artificiale promuovendo investimenti e occupazione e a creare uno spazio europeo per la gestione dei dati sottraendo quest’ultimi all’egemonia dei colossi tecnologici statunitensi.

Durante il suo mandato l’Europa ha affrontato prima la pandemia e poi la guerra ucraina, due eventi di segno radicalmente differente ma di impatto egualmente devastante. In reazione a questi eventi, la Commissione Europea ha acquisito una serie notevole di poteri aggiuntivi rispetto alla storia della esperienza comunitaria. Prima i vaccini contro il Covid 19 sono stati acquistati unitariamente dalla Commissione, che ha negoziato con le multinazionali del settore farmaceutico.

Poi è stato deciso di varare il primo grande programma di investimento europeo con risorse a debito comunitario, il Next Generation EU per un valore di 750 miliardi di euro. Infine sono stati decisi una serie di programmi per la salvaguardia dell’ambiente per fronteggiare la crisi climatica: particolare rilievo riveste la decisione di bloccare la vendita di automobili con motore endotermico dal 2035.

In politica estera il rilievo del Presidente della Commissione Europea non aveva mai raggiunto lo standing con il quale si è mossa Ursula von der Leyen, sempre in prima fila al fianco della Ucraina invasa dalla Russia. Ha avuto meno ruolo il delegato comunitario alla politica estera mentre questo ruolo è stato interpretato direttamente dal Presidente della Commissione.

La legislatura europea si sta ormai concludendo e si sta avvicinando il momento del confronto elettorale, che si svolgerà agli inizi di giugno. Le famiglie politiche che si presentano al giudizio dei cittadini hanno effettuato le proprie scelte. Il raggruppamento di maggioranza relativa, che probabilmente vedrà confermato questo suo peso politico, vale a dire il Partito Popolare Europeo, ripropone alla carica di Presidente della Commissione Europea la von der Leyen. Il meccanismo per la selezione a questa carica è macchinoso: dopo il voto popolare, dovrà esprimersi il Consiglio Europeo, nel quale sono seduti i Capi di Stato e di Governo, e poi ci sarà il voto del nuovo Parlamento Europeo.

L’incognita sta inevitabilmente nell’esito del confronto elettorale. Secondo le previsioni attuali, a qualche mese dal voto, l’attuale maggioranza tra popolari, liberali e socialisti non sarà più autosufficiente. L’asse politico del Parlamento Europeo dovrebbe spostarsi più a destra, con una maggiore influenza dei Conservatori, il cui Presidente è Giorgia Meloni, e con un successo numerico in termini di incremento dei voti per la destra estrema, dove siede confusamente Matteo Salvini, che dovrebbe peraltro essere l’unico di quel raggruppamento a segnare un pesante ridimensionamento.

La scommessa che Giorgia Meloni ha operato consiste nel diventare decisiva, come raggruppamento politico, per la elezione del Presidente della Commissione Europea. In questo caso certamente la sua scelta ricadrebbe su Ursula von der Leyen, con la quale ha costruito un rapporto personale molto positivo. Ovviamente avvierebbe anche un negoziato in termini di componenti della Commissione e di materie da assegnare ai Conservatori.

Quanto alla von der Leyen, si è posizionata al centro del quadro politico, nella posizione capace di attrarre maggiore consenso. Dalla sua parte c’è soprattutto la nazionalità: appare difficile che la Germania intenda rinunciare alla carica politica maggiormente rilevante che uscirà dal nuovo quadro istituzionale delle elezioni europee di giugno. La carta d’identità in Europa conta almeno quanto la capacità politica, se non di più.