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La Direzione Tecnica di Arpac, 5. Rifiuti e uso del suolo

by Flavio Cioffi
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Nuovo incontro con la Direzione Tecnica dell’Arpa Campania. Questa volta ci occupiamo di numerose tematiche connesse con i rifiuti e l’uso del suolo. Dalla Terra dei Fuochi, all’inceneritore di Acerra, dai reflui zootecnici alle Ecoballe, solo per darvi un’idea. Siamo con Claudio Marro – Direttore Tecnico, Rita Iorio – dirigente della U.O.C. sostenibilità ambientale e controlli nonché responsabile ad interim dell’Unità rifiuti e uso del suolo, Iolanda Autorino – titolare di incarico di funzione, Domenico Di Marzo, funzionario che si occupa della Terra dei Fuochi.

Marro. Oggi parliamo dell’Unità Operativa rifiuti e uso del suolo (RIUS), che fa parte della Unità Operativa Complessa sostenibilità ambientale e controlli della Direzione Tecnica. Questa struttura si occupa appunto di rifiuti, di uso del suolo e in particolar modo delle attività agricole connesse all’uso del suolo

Iorio. Il compito principale consiste nel coordinare le attività svolte dalle strutture periferiche sulle tematiche di competenza, nonché redazione delle procedure operative e delle linee guida al fine di uniformare e standardizzare l’esercizio delle attività. Noi raccogliamo le informazioni di campo e analitiche, elaboriamo i dati e li pubblichiamo, ricaviamo statistiche. Più nello specifico, e in estrema sintesi, ci occupiamo di Terra dei Fuochi, reflui zootecnici ed oleari, Ecoballe, frazione umida tritovagliata, termovalorizzatore di Acerra, terre e rocce da scavo, compostaggio.

Marro. Tutte le attività si articolano in programmazione, campionamento, analisi ed elaborazione dati. Noi seguiamo la programmazione e la elaborazione dati. Inoltre, per alcune tematiche siamo punto di riferimento a livello regionale e nazionale per la redazione delle linee guida e interfaccia con la Regione Campania e di raccordo con ISPRA. Proponiamo anche progetti specifici in modo sinergico e coordinato con i Dipartimenti provinciali

Cominciamo con il termovalorizzatore di Acerra.

Marro. La denominazione normativa corretta è inceneritore di rifiuti con recupero energetico. Noi abbiamo il compito di raccogliere tutte le informazioni ed i dati prodotti dalle strutture agenziali, anche se va sottolineato che la struttura più coinvolta nel controllo dell’impianto è la UOC Area Territoriale di Napoli (ATNA) che ha il compito di effettuare i controlli previsti dall’autorizzazione integrata ambientale. Poi ci sono altre strutture che si occupano del monitoraggio della qualità dell’aria, delle analisi di laboratorio, ecc. La RIUS, da oltre 10 anni, monitora la presenza di Diossine, PCB, IPA e Metalli nell’aria esterna all’impianto mediante deposimetri che appunto raccolgono le deposizioni umide complessive e quindi anche quelle prodotte dall’inceneritore.

Qual è la situazione?

Marro Le analisi effettuate dal gestore, i cosiddetti autocontrolli che vengono eseguiti tutti gli anni con una precisa periodicità, non hanno mai mostrato superamenti dei valori limite di concentrazione. E neanche i controlli effettuati dalla UOC ATNA. Ovviamente l’impianto ha comunque un suo impatto ambientale, perché brucia 700mila tonnellate di rifiuti all’anno, ma rispetta i valori di legge e le sue emissioni rappresenterebbero, in base al censimento delle emissioni atmosferiche effettuato dalla Regione Campania, solo il 6% delle polveri totali. Per le diossine, monitorate con i deposimetri, non abbiamo osservato un peggioramento in questi 10 anni anzi al contrario. La RIUS si occupa sin dall’attivazione dell’incenerimento di assicurare la pubblicazione sul sito web agenziale di tutti i dati a disposizione ed è di supporto anche all’Osservatorio regionale recentemente istituito, di cui il Direttore Generale di Arpac è Presidente.

Veniamo ai rifiuti e ai reflui.

Autorino. La frazione umida tritovagliata stabilizzata e raffinata è la frazione che deriva dall’indifferenziato che viene tritovagliato dagli Stir in funzione delle dimensioni. Da questo rifiuto residua una porzione di umido che deve essere sottoposta a una serie di trattamenti. Una volta stabilizzata e adeguatamene raffinata può essere utilizzata per la copertura, giornaliera o finale, delle discariche. Viene quindi sottratta alla gestione del rifiuto ed è importante. Abbiamo una convenzione con la Regione che prevede l’effettuazione di 28 contro campioni, cioè campioni di secondo livello, per verificare che la frazione umida sia adeguata all’uso in discarica come terra di copertura, in sostituzione del terreno, cosiddetto vegetale. Lo Stir effettua un campionamento e noi preleviamo un quantitativo identico dallo stesso lotto e lo analizziamo presso i nostri laboratori di Agnano e di Benevento. In particolare a Benevento analizziamo l’indice Respirometrico dinamico potenziale, per valutare la stabilità della Futs. Quindi, comparando le analisi di parte con le nostre, verifichiamo se il lotto può essere effettivamente utilizzato in discarica come surrogato del terreno e smaltito come tale.

Per quanto riguarda i reflui zootecnici e oleari, ci occupiamo dei relativi piani di monitoraggio e di utilizzazione agronomica. La norma prevede che tali reflui possano essere riutilizzati a beneficio dell’agricoltura, sottraendoli alla gestione di rifiuto, per attività di fertirrigazione; sostanzialmente tali reflui possono essere distribuiti sui terreni per le proprietà concimanti ed ammendati. Per conto della Regione Campania, ed in collaborazione con i tecnici agronomi dell’assessorato agricoltura ARPAC sta eseguendo un monitoraggio ambientale finalizzato e verificare eventuali modifiche peggiorative alle matrici ambientali. In sostanza vengono valutati alcuni parametri nei terreni prima e dopo lo spandimento, per verificare se abbiano avuto modificazioni negative nel tempo, e un controllo documentale per verificare il rispetto delle norme. Si tratta di un’attività recente, siamo al secondo anno per i frantoi oleari e al primo per le aziende zootecniche.

Marro. Però già svariati anni fa abbiamo effettuato un monitoraggio ambientale dimostrando in 5 corsi d’acqua su 13 monitorati la presenza di una contaminazione da reflui oleari e che i Comuni non erano in grado di eseguire i controlli di loro competenza sui reflui zootecnici. Oggi la competenza è passata all’assessorato regionale all’agricoltura che si occupa del controllo della documentazione, mentre noi curiamo i controlli analitici ambientali.

E’ vero che la Terra dei Fuochi non rappresenta più un’emergenza?

Di Marzo. Dai controlli sulle produzioni agroalimentari campionate su terreni di fatto inquinati, che hanno cioè superato le concentrazioni soglia di contaminazione, è emerso che quei prodotti potevano essere commercializzati. Infatti nessun prodotto agricolo è risultato contaminato. Questo ci consente di dire che rispettano sicuramente la normativa e possono essere consumati. Per cautela quei terreni “contaminati” vengono comunque interdetti alla coltivazione, però non sono tantissimi. L’emergenza c’era quando i fuochi che venivano accesi potevano produrre diossine, ma si sono ridotti notevolmente. Noi controlliamo tutti quei terreni che sono stati individuati nei vari decreti che si sono susseguiti dal 2014 ad oggi, con tutta una serie di indagini sia indirette che dirette e che non si esauriranno in pochi anni. Perché sono migliaia e migliaia le particelle di terreni che vanno indagati sulla base di procedure fissate da un gruppo d lavoro nazionale all’interno del quale, oltre ad ARPAC, c’è l’ISS, l’Ispra, CREA, Unina, Carabinieri, Agea, IZSM, INGV ed altri.

Marro. La RIUS, in materia di Terra dei Fuochi, coordina le attività, fissa il calendario, si interfaccia con i vari soggetti competenti e in particolare con i Carabinieri Forestali, elabora tutti i dati, controlla i verbali prodotti, partecipa al gruppo di lavoro nazionale.

Quindi possiamo stare relativamente tranquilli?

Di Marzo. Sicuramente non ci dobbiamo estremamente preoccupare, ma non dobbiamo abbassare la guardia. Infatti, proprio negli ultimi giorni si stanno eseguendo una serie di controlli su terreni che sono stati individuati attraverso le analisi delle ortofoto. Se, per esempio, su un terreno agricolo ci sono stati dei movimenti di terra e poi è tornato all’uso agricolo, si potrebbe presupporre che lì ci sia qualcosa. Questo parallelamente ai controlli in termini di analisi dirette con scavi per capire se ci sono dei rifiuti sotterrati. A tal fine predisponiamo una pianificazione semestrale insieme ai Carabinieri Forestali e poi, insieme ai Dipartimenti Provinciali e all’Arpac Multiservizi, analizziamo tutti i rapporti di prova per verificare se ci sono sforamenti che, nel caso, vengono immediatamente comunicati ai Carabinieri. E ovviamente pubblichiamo tutto.

Iorio. I terreni sono classificati A: idonei alle coltivazioni; B: interdizione al pascolo, per la presenza di diossina, IPA, PCB, ecc.; C: terreni da destinare solo a produzioni no food, che non abbiamo mai trovato; D: interdetti, quelli più attenzionati, che sono circa il 12% su quelli analizzati. Quando nel 2014 fu istituito il gruppo nazionale venne fatta una mappatura dei terreni, da un rischio più alto (5) a uno più basso (1). I terreni a rischio presunto più elevato (5, 4 e 3) sono stati analizzati e ora stiamo analizzando quelli a rischio 2, più basso. Quindi i più rischiosi, circa il 20% dell’estensione totale, sono stati analizzati, al netto dei siti classificati come 2b. Quello che resta è il meno rischioso.

Marro. Questo significa che i terreni che presentavano evidenze di contaminazione pregresse sono stati indagati e restano quelli che solo potenzialmente potrebbero mostrare la presenza di contaminanti.

Ecoballe.

Marro. Raccogliamo i dati, li elaboriamo, li pubblichiamo e ci interfacciamo con la Regione. Il 95% dei controlli ha dato esito di conformità. Parliamo di oltre 250 campioni di rifiuti prelevati, su circa 1000 indagati dalle ditte assegnatarie. I nostri sono controlli a sorpresa, finalizzati a verificare per esempio l’esatta classificazione dei rifiuti da parte delle ditte assegnatarie.

Terre e rocce di scavo.

Marro. Abbiamo partecipato a suo tempo al gruppo di lavoro nazionale, di cui non hanno fatto parte tutte le Arpa, che ha redatto le linee guida nazionali applicate da tutte le Agenzie per il riutilizzo di questo materiale come sottoprodotto, nel rispetto di norme tecniche relative alla qualità, quantità e al sito di destinazione finale.

Compostaggio.

Marro. La Regione, per favorire il recupero dei rifiuti, ha finanziato i Comuni per l’acquisto di compostiere. Quindi ci ha chiesto di esprimere pareri sulla localizzazione di questi impianti. Anche in questo caso abbiamo redatto delle linee guida, che vengono oggi utilizzate da tutti i Comuni.

La Unità Operativa RIUS comunque funge anche da struttura di riferimento per problematiche contingenti riguardanti varie tipologie di rifiuti. Al suo interno opera un settore specifico denominato “Catasto” che gestisce la sezione regionale del Catasto dei rifiuti, di cui parleremo più dettagliatamente in un prossimo incontro.

 

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