“PNRR-Piano Nazionale per la Ripresa e Resilienza”: un nome decisamente enfatico e, in parte, anche incomprensibile.
Perché che vuol dire “resilienza”? E’ un termine ripreso dalla fisica meccanica, che sta ad indicare la capacità di un materiale di deformarsi sotto un’azione esterna e tornare nella posizione iniziale dopo che l’azione è stata rimossa. Pensiamo ad una palla da biliardo fatta cadere su un materasso: si deforma, ma tolta la palla torna nella condizione iniziale.
Che ha a che vedere questo fenomeno con un piano applicato all’intero nostro Paese? Probabilmente si è voluto dire che l’obiettivo è di farlo tornare nella condizione precedente al trauma della pandemia.
E in realtà il PNRR è l’applicazione all’Italia del “Next Generation Eu”, un fondo della portata di 750 miliardi di euro varato dal Consiglio Europeo nel luglio 2020 e a valere per gli anni 2021-2026, il cui obiettivo è di sostenere la ripresa degli Stati europei colpiti dalla pandemia.
Ma se è così che senso ha dire di voler ripristinare la situazione pre-esistente? Intanto perché è evidente che non si può mai tornare esattamente indietro, dato che alcune cose sono cambiate in modo definitivo: ad esempio nei comportamenti delle persone in termini di igiene, o nell’uso degli spazi pubblici, o nei sistemi educativi, per citarne alcuni.
E poi per quale motivo non porsi l’obiettivo di cambiare quello che c’era prima, il che in alcuni casi è addirittura un imperativo: ad esempio andava tutto bene nel sistema sanitario nazionale e, soprattutto, nella gestione regionale? Certamente no, quindi l’obiettivo non è ripristinare ma migliorare quello che c’era prima.
Dunque meglio sarebbe stato parlare di un “Piano Nazionale di Ripresa e Rilancio”.
Detto questo resta il fatto che il PNRR è il più grande programma visto in Italia dai tempi dell’European Recovery Program del 1947, noto come “Piano Marshall”. Infatti si tratta di un enorme dispiegamento di risorse finanziarie che nell’ultima stesura (febbraio 2024) assomma a 194,4 miliardi di euro suddivisi in 71,8 miliardi di sovvenzioni e 122,6 miliardi in forma di prestiti.
A questa ripartizione dobbiamo prestare particolare attenzione perché mentre la sovvenzione è a fondo perduto il prestito va restituito, il che significa che abbiamo contratto un debito che nei prossimi anni dovremo onorare. Dunque è quanto mai importante che il modo di spendere quei fondi sia particolarmente virtuoso: capace di far migliorare l’economia del Paese nel suo complesso ma anche di garantire l’equità sociale, la sostenibilità ambientale, la portanza delle infrastrutture, il livello della ricerca e dell’alta formazione e la transizione energetica, per citare alcuni dei principali caposaldi del Piano.
Ad una verifica in corso d’opera del perseguimento di questi obiettivi è finalizzato il convegno che il quotidiano “Gente e Territorio” – con la collaborazione del Consorzio CONPAT e dell’UCSI Unione Consorzi Stabili Italiani – ha organizzato per il prossimo 5 aprile nella splendida cornice della Reggia di Capodimonte a Napoli, dove si discuterà su quattro temi del PNRR di particolare rilievo: la Rigenerazione urbana, l’Ambiente, la Mobilità e la Cultura.
Vediamo, allora, come sono collocati questi temi emergenti all’interno delle sette “Misure” in cui è articolato il Piano (rispetto alle sei del piano originario si è aggiunta la misura “REPowerEU” interamente dedicata alla transizione energetica).
All’interno della Misura 1 volta a rilanciare la competitività e la produttività del Sistema Paese, troviamo il tema “Cultura” indicato come un settore chiave.
La Misura 2 è tutta incentrata sul tema “Ambiente”, con l’obiettivo di migliorarne la sostenibilità garantendo una transizione verde che sia equa e inclusiva.
Nella Misura 3 troviamo la “Mobilità”, le cui infrastrutture devono assicurare un sistema di trasporto moderno e sostenibile, esteso a tutte le aree del Paese.
Infine nella Misura 5 troviamo la “Rigenerazione urbana”, per la quale viene posto in particolare evidenza l’obiettivo di ridurre situazioni di emarginazione e di degrado sociale.
Su questi quattro temi si svolgeranno le relazioni di esperti di varia estrazione, con le conclusioni del Ministro della Cultura Sangiuliano, mentre alla discussione sulle aspettative nei confronti del PNRR sarà dedicata la tavola rotonda composta da eminenti personalità del mondo scientifico, istituzionale e imprenditoriale.
Un’occasione da non perdere, alla quale “Gente e Territorio” darà seguito con la pubblicazione di quanto emergerà dalle relazioni e dalla discussione.
N.d.R.: il convegno che, come detto, si svolgerà nel Museo e Real Bosco di Capodimonte e più precisamente nel magnifico Salone delle Feste, è a ingresso libero ma è gradita la prenotazione utilizzando questo modulo.