Il rapporto tra amore e odio, personale e politico, amicizia e inimicizia è indagato in un volume con un titolo provocatorio: “Odia il prossimo tuo. Il movente teologico dello scacchiere politico”, che raccoglie i saggi del germanista statunitense Eric Santner e del filosofo sloveno Slavoj Žižek.
«Dopo i massacri della Seconda guerra mondiale, della Shoah, dei gulag, dopo le razzie etniche e religiose, il fenomeno in ascesa degli slums di questi ultimi decenni, eccetera, eccetera, eccetera, il concetto di prossimo ha perso la sua innocenza. Consideriamo per esempio il caso estremo: in che senso il Muselmann, il morto vivente che si aggira per i campi di concentramento, rimane il nostro prossimo? L’interventismo militare a difesa dei diritti umani, che sono oggi la giustificazione ideologica predominante dell’uso della forza militare, è veramente sostenuto dall’amore verso il prossimo? E nella nostra società la nozione multiculturalista di tolleranza, che si risolve in sostanza nel diritto a non subire molestie, non è proprio la strategia perfetta per mantenere opportunamente a distanza questo prossimo invadente? Nel secondo capitolo di Gli atti dell’amore (“Tu devi amare”), Kierkegaard sviluppa l’idea che il prossimo ideale, il prossimo da amare, quello morto: l’unico buon prossimo è morto. Il suo ragionamento è semplice e lineare: diversamente dall’amore che anima poeti e innamorati, per i quali l’oggetto dell’amore si distingue per le sue qualità eccezionali, l’universale “ama il prossimo” implica uguaglianza. Cioè ti dice: “Rinuncia alle differenze sì da poter amare il prossimo tuo.”
Però, come ben sappiamo, soltanto la morte livella tutto: “La morte cancella tutte le differenze, mentre ogni preferenza è sempre legata a una qualche distinzione”.»
Slavoj Žižek e Eric L. Santner, Odia il prossimo tuo. Il movente teologico dello scacchiere politico (Introduzione).