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Fuani Marino all’Arci Movie di Ponticelli

by Piera De Prosperis
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Per il ciclo Incontri con gli autori – nell’ambito della rassegna Per leggere insieme – il 14 marzo presso il Centro di Cultura ed Animazione Arci Movie Giorgio Mancini a Ponticelli si è svolto l’incontro con Fuani Marino, autrice di Svegliami a mezzanotte e Vecchiaccia. In dialogo con la Marino, Imma Colonna, Roberto D’Avascio, Sara Maiorana ed Evelina Dipineto. Letture a cura di Maria Teresa Panariello e Sara Cortini. Si conclude con questo colloquio la serie di riflessioni sulla condizione delle donne, iniziato con la proiezione del film della Cortellesi al cinema Pierrot.

I libri della Marino su cui si è incentrata l’analisi attenta e meditata di Imma Colonna sono Svegliami a mezzanotte, del 2019, e Vecchiaccia, del 2023, pubblicati entrambi per Einaudi. Giornalista del Corriere del Mezzogiorno, scrittrice, psicologa, la Marino ha vissuto nella sua esistenza un episodio spartiacque che si può considerare un anno zero di rinascita. Nata nel 1980 a Napoli, dove attualmente vive, la Marino nel 2012 quattro mesi dopo aver avuto la figlia Greta, si getta dal quarto piano, mettendo in atto un suicidio, non riuscito. Come si risorge da questa esperienza così devastante sul piano fisico e psicologico? Attraverso un processo di autoanalisi che ovviamente non può essere esaustivo delle problematiche alla base del gesto, ma può essere strumento di comprensione per sé e soprattutto per gli altri. Dopo un percorso di terapia, diventa inarrestabile l’esigenza di scrivere e di capire. La scrittura come terapia che non si sostituisce ma si affianca alla cura. Un malessere che parte da lontano ma che poi va ad innestarsi su una depressione post partum che aggrava i sintomi e crea una percezione alterata di sé e del mondo esterno, creando un profondo divario rispetto ai propri affetti, isolando chi soffre di questo male e costringendola alla solitudine. A dare forza alla scrittura che fa della propria esperienza un possibile strumento per interpretare il presente, vi sono forti elementi letterari, riferimenti a personaggi noti come Anna Karenina e Madame Bovary e ad altri meno noti. Si può quindi definire questa scrittura politica, nel senso che porta alla luce un evento di solito nascosto od omesso, eppure così diffuso anche tra le giovani generazioni: la depressione.

Una riflessione sulla struttura narrativa del testo viene proposta da Roberto D’Avascio. Che relazione c’è tra autrice, narratrice e personaggio? Per capire il nesso tra questi elementi fondanti della narratologia ci si può richiamare al conosci te stesso, il motto apollineo sul santuario di Delfi, fatto proprio da Socrate. Conoscere il sé attraverso lo strumento dell’ironia intesa come pars destruens del metodo maieutico, il cui scopo è risollevare l’uomo dall’ignoranza. Conoscere il sé attraverso un linguaggio cinico, fortemente legato alla realtà e alla moralità. Una scrittura diretta che risulta crudele, violenta, densa, molto provocatoria ma anche molto efficace, in quanto prova a trasformare in letteratura il vissuto. Dalla razionalità socratica che si rivela inefficace a comprendere i meandri dell’inconscio da cui nasce il male della depressione, ci si sposta verso il dionisiaco, un profondo oscuro da cui non riusciamo ad uscire. Vita e morte, luce e notte. Del resto già nel titolo Svegliami a mezzanotte si evidenzia come l’autrice prediliga le ore notturne, momenti di concentrazione in cui la mezzanotte è ora di confine. Da Svegliami a mezzanotte è tratto l’omonimo film diretto da Francesco Patierno che trasforma in immagini una vicenda così dolorosamente privata per renderla universale, con tutte le difficoltà che questo comporta. «Ancora oggi mi chiedo come convivere con me stessa».

Complementare a Svegliami a mezzanotte è l’altro testo Vecchiaccia che nasce da un tweet dell’autrice durante il lockdown. “Stiamo sacrificando cose imprescindibili come il diritto all’istruzione, la socialità, infine l’economia di un paese in nome degli over 75”. Il paradosso di oggi è che i giovani a differenza degli anziani non hanno speranza. Il mondo è dei vecchi, di coloro che hanno vissuto il boom economico degli anni 50/60 e si sono giovati di tutti i vantaggi dell’epoca. La riflessione sugli anziani consente all’autrice di tornare ancora una volta al suo vissuto ma a tornare ancora una volta al presente: in un mondo che aspira all’immortalità non è consentito a chi soffre di scegliere di morire. Da qui la riflessione sul libero arbitrio e sul fine vita. La Vecchiaccia in realtà, dice l’autrice, è lei stessa, disincantata e provata.

Libri duri, da leggere e rileggere. L’incontro si è chiuso con la lettura di una pagina di profonda commozione, la lettera alla figlia Greta con cui si conclude Svegliami a mezzanotte: la speranza è che anche la verità più drammatica, raccontandola, possa essere la strada giusta per sé e per gli altri. Ti diranno che tua madre è pazza, un’egoista, tu stessa avrai una moltitudine di cose di cui accusarmi, e a ragione.