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Oscar 2024, trionfi e sconfitte

by Francesca Pica
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Non si è concluso con un Oscar, ma il viaggio del film “Io Capitano” di Matteo Garrone resta straordinario per aver portato sul grande schermo la storia di chi attraversa il mare e il deserto in cerca di una vita migliore. Il film italiano è stato battuto da “La zona d’interesse”, del regista britannico Jonathan Glazer, che si è aggiudicato il premio Oscar per il miglior film internazionale 2024. “La zona d’interesse” racconta la vita del direttore del campo di concentramento di Auschwitz, Rudolf Hoess, e della sua famiglia in una tenuta fuori città, tra gioie e problemi quotidiani, con il dettaglio, fondamentale, di essere separati tramite un solo muro, dal campo di concentramento.

Si sono sentite in televisione delle maldicenze del tipo “Tanto vincono gli ebrei” o “Se dovesse vincere La zona d’interesse non sarebbe certo perché è un film migliore di Io capitano”. Il punto, probabilmente, è che il tema della migrazione nel Mediterraneo di barconi colmi di profughi provenienti da guerre, come racconta bene il film di Garrone, non è un tema così sentito e presente tra i giurati dell’Academy. Mentre nella percezione di chi lavora e investe nel cinema statunitense ciò che lega, anche personalmente, qualcuno con la Shoah sia profondo e antico è un dato di fatto. Non stupisce quindi, che l’attenzione nel valutare e premiare un autore che torna su quel nervo scoperto è più alta e sensibile.

Trionfo per “Oppenheimer” il film del britannico Christopher Nolan, già campione d’incassi, che racconta la storia del padre della bomba atomica. Vince premi importantissimi: miglior film, miglior regia, miglior attore per Cillian Murphy (l’indimenticabile Thomas Shelby nella serie tv Peaky Blinders), miglior attore non protagonista, miglior colonna sonora e miglior montaggio.

Quattro statuette su undici nomination per il surrealismo politico e femminista di “Povere creature” del regista Yorgos Lanthimos: trucco, production designer, costumi e a Emma Stone come miglior attrice che fa il bis di statuette dopo quello per “La La Land” nel 2019.

Tra i grandi sconfitti, oltre al nostro Garrone, c’è “Killers of flower moon”, il film di Martin Scorsese che arrivato con dieci nomination ne ha portato a casa solo una. Anche “Barbie”, l’osannato film di Greta Gerwig sulla bambola Mattel trasformata in Margot Robbie, conquista solo un Oscar per il miglior brano musicale “What was I made for?” cantato da Billie Eilish e suonato assieme a Finneas O’Connell.

Quest’anno per la prima volta dopo molti anni la notte degli Oscar è andata in onda su Rai1 con la conduzione di Alberto Matano e tanti ospiti in studio. Molti volti noti del settore cinematografico: da Stefania Sandrelli ad Ambra Angiolini, da Claudio Santamaria a Gabriele Muccino, passando per Antonio Monda, giornalista nonché direttore artistico della Festa del Cinema di Roma fino al 2021, hanno parlato dei film e dei candidati in un’atmosfera a tratti concitata in cui capitava che ci si parlasse uno sopra l’altro. Lodevoli gli sforzi dell’inviato del Tg1 Paolo Sommaruga, non sempre andati a buon fine, di strappare una dichiarazione a caldo per l’Italia sul red carpet.

Insomma, la sensazione da casa è stata che in studio i commenti sul cinema fossero potenzialmente interessanti ma la scarsa organizzazione ha penalizzato il risultato. Quello di cui si è sentita la mancanza è un esperto di cinema, che avrebbe aggiunto qualcosa di più tecnico e profondo alla trasmissione: e una voce esperta di costume che avrebbe spiegato qualche retroscena e inserito “colore” della serata, commentando gli abiti e i look delle stars che sono parte integrante del rutilante mondo di Hollywood.