Uno scontro così era da un po’ che non si vedeva nella politica italiana: qualcosa di più di un semplice botta e risposta quello tra il governatore della Campania Vincenzo De Luca e la premier Giorgia Meloni. La causa dello scontro è l’autonomia differenziata ma, oltre il tema, lo scambio di “complimenti” sembra aver preso i tratti di una questione personale.
Quando De Luca è sceso in piazza a Roma con i sindaci per manifestare contro il provvedimento del governo, la presidente del Consiglio l’ha attaccato senza mezze misure: “De Luca lavori invece di manifestare. È l’unico governatore che non collabora”. Ovvio che gli animi si sono accesi e De Luca ha replicato: “È miserabile questo atteggiamento”, ci sono centinaia di sindaci che sono qui senza soldi per l’ordinaria amministrazione e lei dice lavora” e poi il tocco di stile “Ma lavora tu… (omissis)”.
Parole forti, certo, quelle del presidente De Luca nei confronti di Giorgia Meloni, ma forse non dette solo per suscitare scalpore e polemiche. Le ragioni della tensione tra De Luca e il Governo sono fondamentalmente due: la distribuzione dei fondi di sviluppo e coesione e l’autonomia differenziata, riforma voluta dall’esecutivo e che secondo il presidente della Campania penalizza le regioni del Sud.
Giorgia Meloni, dal canto suo, non ha perso l’occasione per lanciare un nuovo velenoso attacco all’indirizzo del governatore De Luca. Ospite negli studi di Porta a Porta la premier è tornata su quanto accaduto a Roma ed ha accusato De Luca di finanziare, con i fondi che reclama, sagre di paese ed eventi come la “festa del fagiolo e della patata”, la “rassegna della zampogna”, la “festa del caciocavallo podolico” e la “sagra dello scazzatiello”, ironizzando e ponendo dubbi sulla gestione e sulle finalità messe in atto dal governo regionale.
E qui volano stracci, nel vero senso della parola, con De Luca che ribatte: «Non possiamo dare spazio a chi adotta uno stile da stracciarola, fatto di volgarità e approssimazione».
Potrebbe finire qui, eccome se potrebbe, invece dall’altro giorno a Napoli, Caserta e Salerno è comparsa una campagna di comunicazione con 4 mila manifesti, 200 panel alle fermate dei bus, 100 della grandezza 6 per 3, e un’installazione luminosa di fronte al Maschio Angioino. I manifesti hanno il logo ufficiale della regione Campania e accusano il governo di aver tradito il Sud. In particolare, si denuncia il blocco da un anno e mezzo dei fondi per il Mezzogiorno (in Campania 6 miliardi), dei fondi per la cultura, dei fondi per le strade e i Campi Flegrei. E si evidenzia la situazione dei Comuni che, a causa della mancanza di risorse, sono avviati verso il dissesto.
Immediata è arrivata la reazione dei gruppi del centrodestra in Consiglio regionale della Campania che hanno presentato una interrogazione urgente sull’utilizzo distorto dei fondi della comunicazione da parte del presidente De Luca, che con il simbolo della Regione ha utilizzato la comunicazione istituzionale per finalità di lotta politica. Interrogazione giudicata irricevibile dal Consiglio. “Facciano ricorso anche alle Nazioni Unite…” ha rilanciato con sfrontatezza De Luca.
Sarà il nervosismo per il nodo sul terzo mandato che sta spingendo il governatore della Campania ad un eloquio ancora più sopra le righe di quanto non eravamo abituati? Staremo a vedere.