James Hillman invita a smascherare la finzione delle guerre “giuste”, “necessarie” (e magari anche “preventive”): benché scandalizzi il nostro senso morale e ferisca il nostro idealismo, l’affermazione “la guerra è normale” ci sta di fronte in tutta la solidità di una dichiarazione di fatto.
«La parola “guerra” diventa ogni giorno più normale. Guerra commerciale, guerra dei sessi, guerra telematica, guerra dell’informazione. Poi ci sono la guerra contro il cancro, la guerra contro il crimine, contro la droga, la povertà e altri mali della società: queste non hanno niente a che vedere con la realtà della guerra. Sono guerre civili, condotte all’interno della società civile, che mobilitano risorse in nome della vittoria eroica su nemici insidiosi. Sono guerre nobili, i buoni contro i cattivi, e non fanno vittime. Ecco: questa normalizzazione della guerra ha candeggiato la parola e ci ha lavato il cervello, sicché dimentichiamo le sue immagini terribili. E quando l’eventualità di una guerra vera si avvicina, con la sua realtà di violenza e di morte, ormai l’idea di guerra è stata normalizzata e assimilata all’istituzione del poliziotto di quartiere, al potenziamento dei laboratori di ricerca o all’introduzione di incentivi fiscali per il risanamento delle zone urbane degradate.
Parlo di “normalità della guerra” sulla base di due fattori che già abbiamo visto: la sua “costanza” nel corso della storia e la sua “ubiquità” sul pianeta. Questi ne presuppongono un altro, a monte: l'”accettabilità”. Le guerre non si combatterebbero se non esistesse chi è disposto a contribuire alla loro realizzazione. Reclute, schiavi, militari di carriera: checché ne dicano i renitenti alla leva, ci sono sempre masse pronte a rispondere alla chiamata alle armi, ad arruolarsi, a combattere.
Ci sono sempre capi politici più che desiderosi di buttarsi all’avventura. Ogni nazione ha i suoi falchi. Oltretutto, gli oppositori, i dissidenti, i pacifisti, gli obiettori di coscienza e i disertori raramente riescono a fermare le guerre. La famosa battuta: “Immagina che fanno la guerra e nessuno ci va” rimane un auspicio, per quanto fervido. La guerra scaccia tutto il resto dalle prime pagine.
Se la guerra è normale, lo è perché è radicata nella natura umana o perché è essenziale per le società? È fondamentalmente espressione dell’aggressività e dell’istinto di autoconservazione degli esseri umani o è un prolungamento del comportamento del branco – dai cacciatori ai razziatori su su fino alle coalizioni di milioni di uomini in paesi lontani?»
James Hillman, Un terribile amore per la guerra.