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Lo stato di attuazione del PNRR nella relazione del Governo

by Pietro Spirito
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La quarta Relazione al Parlamento sullo stato di attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), presentata il 22 febbraio 2024, illustra il lavoro svolto dal Governo, nel corso del secondo semestre del 2023, per raggiungere tutti gli obiettivi programmati e per completare, in collaborazione con la Commissione europea, il processo di revisione del Piano.

All’interno del PNRR è stato introdotto il nuovo Capitolo REPowerEU, con l’implementazione delle riforme e con la rimodulazione di numerose misure strategiche per la crescita economica strutturale dell’Italia, puntando maggiormente sulla digitalizzazione, sulla sostenibilità ambientale e sulla resilienza.

La revisione del PNRR ha risposto secondo il governo italiano a tre esigenze tra loro complementari, indispensabili affinché il Piano possa apportare un contributo significativo alla crescita economica, alla sostenibilità ambientale e finanziaria, alla coesione sociale e territoriale del Paese e alla sicurezza energetica.

Anzitutto, vi è l’esigenza di assicurare che le misure del Piano siano effettivamente realizzabili alle condizionalità e nelle tempistiche previste dal regolamento (UE) 2021/241: qualora non fossero soddisfatti tali requisiti, le risorse europee previste non potrebbero essere conseguite. La seconda esigenza consiste nel rafforzare le linee di azione e introdurre nuove misure per perseguire gli obiettivi di politica energetica del piano REPowerEU. Infine, vi è l’esigenza di garantire il percorso più efficace per conseguire gli obiettivi finali, in alcuni casi modificando o integrando gli strumenti utilizzati.

Il nuovo Piano dispone di una dotazione finanziaria complessivamente pari a 194,4 miliardi di euro, a fronte dei 191,6 miliardi del PNRR originario. Le sovvenzioni ammontano a 71,8 miliardi di euro, in aumento rispetto al dato relativo al Piano, per effetto della destinazione all’Italia di un contributo a fondo perduto aggiuntivo pari a 2,8 miliardi ai sensi del regolamento REPowerEU. I prestiti sono rimasti invariati e risultano pari a 122,6 miliardi di euro. A seguito della revisione, il Piano include sette Missioni, poiché alla sei originarie si è aggiunto il capitolo REPowerEU (Missione 7).

La nuova Missione “REPowerEU” riguarda il rafforzamento delle reti di trasmissione e distribuzione di energia, comprese quelle relative al gas; l’accelerazione della produzione di energia rinnovabile; la riduzione della domanda di energia, incluso attraverso l’aumento dell’efficienza energetica; la creazione di competenze per la transizione verde nel mercato del lavoro e nella pubblica amministrazione; la promozione delle catene del valore delle energie rinnovabili e dell’idrogeno attraverso misure che facilitino l’accesso al credito e crediti d’imposta.

Con la revisione del Piano, alle 59 riforme previste originariamente sono state aggiunte 7 nuove riforme, di cui cinque collegate a REPowerEU, per un totale di 66 provvedimenti. Per le 59 riforme già previste nel Piano, in accordo con la Commissione europea, è stata preservata l’ambizione degli obiettivi finali, ma in alcuni casi il percorso di attuazione è stato parzialmente modificato e integrato con ulteriori azioni di accompagnamento volte a rafforzare e migliorare l’efficacia nel perseguimento degli obiettivi.

Le nuove riforme hanno l’obiettivo di accelerare in modo significativo la transizione verde dell’Italia. La prima riforma, infatti, consiste nell’adozione e nell’entrata in vigore di un Testo unico che semplificherà le procedure autorizzative per la diffusione delle energie rinnovabili. Il Testo Unico raccoglierà e consoliderà tutte le disposizioni in materia e promuoverà una maggiore armonizzazione e semplificazione delle procedure a livello locale.

Una seconda riforma è volta a ridurre i sussidi ambientalmente dannosi (SAD) riportati nel catalogo annuale pubblicato dal Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica; il processo prevede un’ampia consultazione degli stakeholders con un primo obiettivo volto a ridurre i SAD nel 2026 e a definire un percorso di ulteriore graduale riduzione fino al 2030.

Le rimanenti tre riforme sono finalizzate ad aumentare le ambizioni verdi dell’Italia, prevedendo la riduzione dei costi di connessione alla rete del gas per gli impianti di produzione di biometano, la mitigazione del rischio finanziario associato agli accordi di acquisto di energie rinnovabili (Power Purchase Agreements) e a rafforzare le competenze necessarie per la transizione verde nel mercato del lavoro.

Il nuovo PNRR è maggiormente orientato verso grandi progetti di investimento pubblici, anche nell’ottica di supportare la transizione ordinata verso un modello di sviluppo sostenibile e dare un maggiore impulso all’attività economica del nostro Paese.

Continuano a svolgere un ruolo importante nel Piano, anche mediante le nuove misure di investimento quali Transizione e Sostegno al sistema produttivo per la transizione ecologica: tecnologie net-zero e competitività e resilienza delle catene produttive strategiche.

Viene tracciato nel documento del governo anche un risultato intermedio sugli incassi e sugli impieghi finanziari sinora conseguiti derivanti dal PNRR. Il nostro Paese, al 31 dicembre 2023, ha ottenuto 101,93 miliardi di euro, corrispondenti a circa il 52% del totale del PNRR, comprensivi del prefinanziamento iniziale.

Alla data del 31 dicembre 2023, in base ai dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze – che assicura il monitoraggio e il controllo finanziario – le spese sostenute risultano pari a circa 45,6 miliardi di euro: la spesa effettiva, come percentuale rispetto agli incassi finora ottenuti dalla Unione, è stata pari al 44,7%, con un valore che segnala una certa difficoltà a mettere in moto i cantieri e a farli proseguire con passo accelerato in termini di stati di avanzamento.

La spesa effettuata nel 2023 è stata pari a 21,1 miliardi di euro, valore di poco inferiore a quanto registrato cumulativamente nel biennio 2021-2022. Il dato si riferisce alla spesa effettuata dai soggetti attuatori come riscontrabile dal sistema di monitoraggio ReGiS e potrebbe, quindi, in alcuni casi risultare incompleto qualora le amministrazioni non abbiano provveduto a registrare le singole operazioni.

Stiamo ormai per scavallare il colle di metà del percorso del PNRR, e sta per cominciare la seconda parte della attuazione. Ormai si tratta di gestire in efficienza e con tempestività le decisioni che sono state assunte. Dall’andamento esecutivo sui cantieri del PNRR dipenderà molto la competitività italiana almeno nel prossimo decennio.