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Le responsabilità bipartisan sull’autonomia differenziata

by Bruno Gravagnuolo
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Autonomia differenziata. È una grave minaccia della destra alla coesione nazionale, a cui dette una mano anche la sinistra, a partire dal titolo V della costituzione votato per referendum nel 2001. A governo finito e assieme alla destra, che alla fine però si sfilò dal voto concordato in Parlamento.

Un tema populista e anti politico, che da trent’anni fece il paio con l’abolizione del finanziamento dei partiti, vera vittoria populista prima di Tangentopoli, che ha peggiorato abusi di ogni tipo, lobby comprese e soldi alla politica, vedi Benetton con Renzi e in piena bagarre per il crollo del ponte Morandi! Finanziamento personale durante la polemica su esproprio e indennizzo. Nel 2019. Disinvoltura renziana certo, ma non soltanto.

Difatti i gruppi dirigenti della sinistra non solo allargarono le maglie del finanziamento privato sulle ceneri di quello pubblico con nuovi e più gravi abusi, non rendicontabili, ma assecondarono la demagogia maggioritaria, anti politica, la distruzione dei partiti – in primis il loro! – e contribuirono anche per questa via a porre le premesse per sfasciare lo Stato nazionale.

Fine dei partiti nazionali, salvo quelli finanziati e personali. E rischio della fine dell’Italia unita. Almeno fin qui virtualmente, con deleghe e devolution, nel famoso titolo V della Costituzione, da energia a scuola a sanità. Ricordate? Ecco: tra Regioni e Stato, ’competenze concorrenti e concomitanti. Con conflitti di attribuzione, burocrazia regionale, e oggi prove tecniche di secessione. Legate alla ‘autonomia differenziata’. Cavallo di battaglia della destra e pomo della concordia tra Melonl e Salvini sul premierato.

Ora si stabiliranno i Lep, Livelli essenziali delle prestazioni, con risorse ridotte già sulla sanità e i soldi già stanziati con il Pnrr e i fondi sociali ormai ritirati, di modo che le Regioni non potranno più programmare gli investimenti futuri per la sanità. Un comparto decisivo, che al Sud diverrà solo un pronto soccorso sgangherato.

Perché resterà al Nord il budget già più ricco: per contributi, IRPEF, posti lavoro, pensioni e bot, cioè risparmi con imposte relative. E sarà il Nord a usufruire di vantaggi e anche di rimborsi per chi lì potrà curarsi. Mentre il Sud sprofonderà nell’inefficienza, nelle cliniche private, nel degrado di una aspettativa di vita ridotta.

E tutto questo grazie a chi? Certo alla destra lo sappiamo. Che baratta cesarismo premierale del Kaiser Giorgia con gli spiriti animali corporativi della Lega Nordista in crisi. Che così si ravviva.

Ma tutto questo lo dobbiamo anche alla sinistra nuovista. Che nel 2000-2001 aprì la breccia di Porta Empia non Pia ai bersaglieri Nordisti secessionisti. Con una riforma concordata – che poi la destra non votò- la quale fu referendata con il 61 per cento, e oggi è diventata la base di una normale legge in Parlamento.

Certo Renzi tentò di abolire il titolo V. Ma per insipienza e arroganza la mise con le Provincie, nella stessa scheda della sua riforma: un referendum su di sé. In una con il rifiuto di mutare l’Italicum che la Corte Costituzionale poi bocciò. Fu la fine di un Narciso sconfitto e isolato, che aveva coalizzato tutti contro di sé. A partire da molti elettori del Pd.

E però, ripetiamo, non ci fu solo lui. Perché ancor prima vi fu tutta una genia di conformisti e demagoghi di sinistra. Che confuse Cattaneo con Bossi e Calderoli. Il primo voleva infatti Stato unitario repubblicano e federalismo di città. Ossia autonomismo comunale, fallita ormai l’idea di federazione di Stati dentro l’Austria imperiale e fallito il neo guelfismo cattolico dopo il 1848. I due leghisti invece, come a modo suo oggi Salvini, vollero secessione e macro regioni. Sulla scia del reazionario Gianfranco Miglio, guarda caso Presidenzista e federalista scissionista.

Nomi e cognomi a sinistra? Eccone un po’. D’Alema, Veltroni segretario Pd, Prodi che non disse una parola, Cesare Salvi, Amato, lo stesso Rutelli candidato. Più di recente anche Bonaccini. E ovviamente l’immancabile Cacciari federalista. Che passò dall’idea di una Lega dell’Ansa a quella del Lombardo Veneto! Roba da far rivoltare Daniele Manin.

Parafrasando: Il morbo federalista infuria, il pan ci manca, sul ponte sventola bandiera del Carroccio e Leone leghista di San Marco.

Grazie davvero a tutta questa gente dunque, e non solo alla destra per questa autonomia differenziata! Che rischia di far sprofondare ancor di più il Sud nel gap storico col Nord e nella famosa Questione meridionale, storicamente segnata da impoverimento relativo rispetto al Centro-Nord. Per via di tassazione, smantellamento di ogni germe di industrializzione, in un reame certo arretrato e illiberale, ma con un Pil pari nel 1860 a tutto quello del Centro-Nord.

Come assodato dalla più moderna storiografia. Vedi ad esempio Vittorio Daniele e Paolo Malanima, “Il divario Nord Sud, 1861-2011“(Rubettino, 2012). Fu allora che, come denunciarono Salvemini e Gramsci, si determinò ‘il patto scellerato’ tra agrari del Sud e industria del Nord. Con privilegiamento dell’export settentrionale, maggiori tasse al Sud per ripianare il debito del Nord e i grandi lavori pubblici post unitari.

Talché: impoverimento delle campagne con leva forzata, mancata riforma agraria e brigantaggio con feroci repressioni. E di lì in poi emigrazione di milioni di persone.

Oggi la sanità e la scuola – comparti chiave per la vita e per la scienza – rischiano di diventare un volano negativo per lo sviluppo e la coesione del Paese. Aggravando così squilibri e fughe di intelligenze, illegalismi e subalternità politica ed economica del Meridione al Nord.

Come denuncia il rapporto Eurispes del 2020: dal 2000 al 2017 sono stati erogati al Sud in termini di spesa pubblica 840 miliardi di euro in meno rispetto al Nord in rapporto alla sua popolazione!

Occorrerà dunque un forte moto di opinione civica incluso il referendum abrogativo della legge in gestazione, oltre che del premierato che azzera Parlamento e Quirinale, per scongiurare questa deriva corporativa e autoritaria ai danni del Mezzogiorno.