Marc Bloch è il fondatore, con Lucien Febvre, di un indirizzo storiografico che ha rivoluzionato gli studi storici nel Novecento. In “Apologia della storia”, più che una filosofia della storia, ci consegna gli “attrezzi di lavoro” e le considerazioni che devoro accompagnare il mestiere dello storico.
«Certamente, oggi non giudichiamo più, come scriveva Machiavelli e come pensavano Hume o Bonald, che nel tempo ci sia “almeno qualcosa di immutabile: l’uomo”. Abbiamo imparato che anche l’uomo è molto mutato; nello spirito e, non v’è dubbio, persino negli organi più delicati del suo corpo. Come potrebbe essere altrimenti?
La sua atmosfera mentale è profondamente mutata; la sua igiene e la sua alimentazione, anche. Eppure è necessario che nella natura umana e nelle umane società ci sia un sostrato immutabile; altrimenti, i nomi stessi di uomo e di società non significherebbero nulla. Pensiamo forse di poterli conoscere, gli uomini, studiandone soltanto le reazioni di fronte alle circostanze peculiari a un dato momento? L’esperienza si dimostrerà insufficiente a cogliere quel che essi sono anche in quel dato momento.
Molte virtualità temporaneamente poco visibili, ma a ogni istante capaci di ridestarsi, molti moventi, più o meno incoscienti, degli atteggiamenti individuali e collettivi rimarranno in ombra. Un’esperienza unica è sempre impotente a discriminare i propri fattori e, quindi, a fornire la sua propria interpretazione. Molte virtualità temporaneamente poco visibili, ma a ogni istante capaci di ridestarsi, molti moventi, più o meno incoscienti, degli atteggiamenti individuali e collettivi rimarranno in ombra. Un’esperienza unica è sempre impotente a discriminare i propri fattori e, quindi, a fornire la sua propria interpretazione.
L’incomprensione del presente nasce fatalmente dall’ignoranza del passato.»
Marc Bloch, Apologia della storia o Mestiere di storico.