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Sanremo si ama e si discute, soprattutto

by Francesca Pica
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Dopo anni e anni che ascoltavamo e ripetevamo che Sanremo è Sanremo quest’anno il motto è cambiato: Sanremo si ama! E quel che si ama (dicono) non si discute; invece, amiamo Sanremo proprio perché ne vogliamo discutere e tanto. Ogni anno, questa è una settimana di ipnosi piacevolmente consapevole, quasi tutti guardiamo il Festival, anche a sprazzi o registrato sui social, un frammento arriva a ciascuno. È uno dei pochi momenti di collettività sopravvissuto in un presente definitivamente votato all’individualismo.

I detrattori ogni anno provano a bollare Sanremo come il Festival dei boomer, dei nostalgici, ma il boom della kermesse di questi ultimi anni è anche dovuto al fatto che è stato capace di rinnovarsi e interessare anche la Generazione Z, portando sul palco cantanti giovanissimi e dallo stile canoro non proprio melodico. I dati parlano chiaro, alla quinta edizione consecutiva, Amadeus riesce non solo a battere sé stesso, ma anche a catturare un pubblico sempre più giovane, che guarda la tv anche su smartphone, tablet, pc.

È la musica è il contenuto della manifestazione, ma quel che il Festival offre come materiale narrativo di maggior pregio è tutto quello che gira intorno: l’allestimento, i conduttori, gli ospiti, i monologhi, gli outfit, i commenti avventati e…  le gaffe. Insomma, un insieme di spunti che fanno da scaletta a quell’incredibile incantamento collettivo che somiglia più alla voglia di avere qualcosa in comune di cui parlare e sempre meno all’argomento musica in sé.

Di cosa stiamo parlando quest’anno? La prima serata è stata tutta sua, Marco Mengoni si è preso la scena con stile, per nulla intimorito dal ruolo di co-conduttore che non gli appartiene. Un medley dei suoi successi che fa sognare e una festa per gli occhi i suoi cambi di look, con maglie a rete, paillettes e abiti in pelle, per finire, a notte fonda con giacca e bermuda coordinato alla giacca che sembra una gonna, facendo sgranare gli occhi ad Amadeus che commenta: “Stai benissimo”.  Vero! Per indossare un capo del genere ci vuole molta personalità e un temperamento da popstar che Mengoni, (e chi se lo aspettava?) possiede a pieno titolo.

Abbiamo versato lacrime per le parole della mamma di Giovan Battista Cutolo, il musicista napoletano ucciso dopo una lite. Commovente anche l’omaggio a Toto Cutugno con l’orchestra che suona “Gli amori”. Solo due minuti per ammirare la campionessa Federica Brignone sul palco: “Sciare è musica”.

La seconda serata ha oscillato tra due estremi: l’uno è stato il ritorno di Giovanni Allevi dopo due anni di malattia, il pianista esponente della nuova musica classica italiana fa commuovere tutti raccontando la sua esperienza, ha poi eseguito Tomorrow “Perché – ha spiegato il maestro – domani, ci sia sempre ad attenderci un giorno più bello”.

L’altro estremo, poco dopo le 23 quando sale sul palco John Travolta, qui il registro è agli antipodi offrendo il momento più basso visto finora. L’attore hollywoodiano apre ricordando il suo amore per La Strada di Federico Fellini e chiude ballando con Fiorello e Amadeus il ballo del qua qua, rendendo visibile il concetto di cringe, (imbarazzante) tanto caro alla Generazione Z.

Per fortuna c’era Giorgia come co-conduttrice che ha dato una lezione di stile e talento da far scomparire il resto. Prima con la sua “E Poi”, a trent’anni dall’uscita. Poi con il medley delle sue canzoni più intense “Gocce di memoria”, “Quando una stella muore”, “Di sole e d’azzurro” e “Come Saprei”. Indimenticabile.

Nella terza serata ci ha pensato Teresa Mannino a ridare il sorriso ad Amadeus dopo una valanga di polemiche legate a John Travolta. Ci scherza su, anche Fiorello, coinvolto nel qua qua dance: “Se avessimo scippato due anziani fuori dalla posta ci avrebbero insultato di meno”. E poi Gianni Morandi ed Eros Ramazzotti, Stefano Massini e Paolo Jannacci, con un monologo sulle morti bianche. Ritorna anche Sabrina Ferilli ad annunciarci la sua fiction in arrivo.

Al momento dell’altro superospite hollywoodiano le cose vanno meglio: Russel Crowe si presenta con la sua band The Gentlemen Barbers e va alla grande. Dopo il brano, si lancia in una gag sugli attori con origini italiane. Dopo nomi come Leonardo di Caprio, il nome citato è quello di John Travolta: Crowe ha mimato in maniera ironica il ballo del qua qua, lasciandosi poi scappare un “What the f…”, non sfuggito ai più attenti.

La quarta serata è stata la grande festa delle cover tra nostalgia e ricordi, quella in cui si mettono in pausa i brani in gara e si gioisce dei grandi successi della musica, co-conduttrice Lorella Cuccarini, che arriva con un salto nel tempo attraverso i suoi più successi. Padrona della situazione, impeccabile ed elegante.

Tanti i brani iconici per i trenta i concorrenti e altri 30 gli artisti ospiti abbinati per i duetti. “Tutti i cantanti stanno qui, se apri Spotify ci sta scritto chiuso”, ha riassunto Fiorello. Brividi per Roberto Vecchioni, Riccardo Cocciante, Skin e Gianna Nannini. Il primo posto va a Geolier con Guè, Luchè e Gigi D’Alessio e il pubblico in sala non approva. Seguono Angelina Mango e Annalisa.

Stasera ci aspetta il gran finale che seguiremo, magari a tratti, meglio se in compagnia, commentando sui social, ma lo guarderemo senz’altro, perché Sanremo è Sanremo.